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Israele

Perché Libano e Cipro sgasano i sogni di Israele

Le dispute con Libano e Cipro stanno impedendo a Israele di estrarre gas. L'articolo di Marco Orioles.

Israele vorrebbe andare a tutto gas nello sfruttamento die suoi giacimenti marittimi per immettere nel mercato europeo quell’energia tanto ambita dai governi di tutto il Vecchio continente. Ma tra i desideri di Gerusalemme e la realtà si frappongono alcuni ostacoli, rappresentati nella fattispecie da due dispute internazionali con il Libano e con Cipro che hanno impedito finora di estrarre la preziosa risorsa dai giacimenti contesi.

La disputa con il Libano

Come ricorda l’articolo di Al Monitor che fa il punto sulla situazione, il problema con Beirut è annoso nonché aggravato dalle relazioni ostili fra i due Paesi e riguarda la mancata demarcazione delle rispettive acque territoriali.

Ma su questo fronte negli ultimi tempi si sono registrati progressi che aprono uno spiraglio alla stipula di un accordo fra le parti. L’inviato speciale degli Usa, Amos Hochstein, incaricato di mediare tra i due Paesi, è in procinto di presentare ai due governi una promettente bozza di intesa che potrebbe essere firmata a breve. Molto importanti a tal proposito, segnala Al Monitor, sono stati i contatti avvenuti a margine della recente Assemblea generale dell’Onu.

Il giacimento Aphrodite-Yishai

Non meno spinosa è il contenzioso che oppone Israele a Cipro per il giacimento di gas che sorge a cavallo delle rispettive acque territoriali la cui porzione cipriota è nota come Aphrodite mentre quella israeliana si chiama Yishai.

Scoperto nel 2010, e dotato di riserve di gas naturale pari a 130 miliardi di metri cubi, sorge in larga parte nelle acque territoriali di Cipro, che ne ha affidato lo sfruttamento a Chevron, Shell e ad alcuni partner israeliani. La restante parte del giacimento, tra il 7 e il 9% del totale, sorge in acque israeliane ed è gestita da una partnership di tre compagnie di Gerusalemme: Israel Opportunity Company, Eden Energy e Nanmax.

I negoziati tra Cipro e Israele sono andati avanti infruttuosamente dal 2012 al 2019, fatalmente compromessi dall’impossibilità di trovare una sintesi tra il desiderio di Cipro di acquisire i diritti delle compagnie israeliane e quello di Israele di rimanere un partner dell’impresa sebbene minoritario.

Irritata per l’inconcludenza del negoziato, la Ministra per l’energia di Israele, Karine Elharar, ha lanciato un ultimatum nel febbraio 2022 informando tanto i concessionari israeliani quanto quelli ciprioti che avevano un mese di tempo per risolvere i contrasti. Israele, fece capire Elharar, era disposta a rinunciare a tutti i suoi diritti e asset in cambio di una compensazione finanziaria.

Nel frattempo il concessionario cipriota New Med Energy annunciava i propri piani per cominciare lo sfruttamento del giacimento entro l’inizio del 2023 specificando persino l’ammontare dell’investimento.

L’incontro tra le due ministre per l’energia

La discussione è rimasta sotto traccia per mesi finché, lo scorso 16 settembre, le due ministre per l’energia, l’israeliana Elharar e la cipriota Natasha Pilides si sono incontrate a Cipro proprio per imprimere un’accelerazione alla trattativa.

Al termine dell’incontro i due esponenti politici annunciavano di aver raggiunto un accordo sulle questioni principali. Una fonte diplomatica israeliana ha rivelato ad Al Monitor i contorni essenziali dell’intesa, che comprenderebbe la cessione di tutti i diritti sullo sfruttamento del giacimento da parte di Israele in cambio di una compensazione il cui ammontare è ancora da quantificare e sarà stabilito da un esperto internazionale nominato dai due governi.

Per Al Monitor risulta tuttavia possibile un’altra soluzione, ossia che Israele incasserà royalties e tasse non appena la produzione avrà inizio.

Le aspettative dell’Unione europea

Risale allo scorso giugno la firma dell’accordo tra Ue, Israele ed Egitto per promuovere l’esportazione di gas dal Mediterraneo orientale all’Europa. Il documento fu siglato alla presenza dei ministri per l’energia di Israele ed Egitto e della Presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen.

L’intesa palesò l’interesse europeo ad approvvigionarsi dai bacini del Mediterraneo orientale ma anche quello di Israele di essere parte della partita.

Gerusalemme già esporta 10 miliardi di metri cubi di gas annui dai suoi giacimenti di Leviathan, Tamar e Karish-Tamin, ma punta decisamente allo sviluppo di ulteriori opportunità per incrementare il proprio export e il flusso di royalties e tasse.

Indipendentemente da come andrà a finire l’accordo sullo sfruttamento di Aphrodite-Yishai, Israele e Cipro si accingono a mettere a disposizione dell’Europa, secondo la stima dell’esperta di gas Gina Cohen, qualcosa come 15 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

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