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Idrogeno Germania

Perché l’idrogeno verde avrà bisogno di ancora più sussidi

Senza ulteriore supporto finanziario e regolatorio, in Europa l'idrogeno verde rischia di avere prezzi molto più alti del previsto. Cosa dice il rapporto di Boston Consulting Group.

Nel 2030 il prezzo dell’idrogeno verde (ottenuto da fonti di energia rinnovabile) in Europa sarà probabilmente più alto di quanto previsto, complicando i piani di transizione ecologica e di conversione dei processi industriali a un combustibile che non rilascia gas serra.

QUANTO COSTERÀ DAVVERO L’IDROGENO VERDE IN EUROPA

Come si legge in un nuovo paper della società di consulenza Boston Consulting Group, intitolato Turning the European Green Hydrogen Dream into Reality: A Call to Action, “solo pochi anni fa, l’opinione comune prevedeva costi di produzione dell’idrogeno verde inferiori a 3 euro al chilo” nel 2030. E invece “il deterioramento del contesto macroeconomico, l’aumento dei prezzi di mercato dell’energia e le sfide strutturali nelle filiere dell’energia eolica e degli elettrolizzatori rendono questi costi irrealistici, almeno per il prossimo decennio. Di conseguenza, in Europa centrale l’idrogeno verde avrà più probabilmente un costo di 5-8 euro al chilo.

Secondo Boston Consulting, se l’idrogeno verde dovesse attestarsi al valore più basso della forbice di prezzo (cioè 5 euro al chilo) “non [sarà, ndr] competitivo con le tecnologie di decarbonizzazione alternative per la maggior parte dei potenziali clienti”. Se invece si attesterà sugli 8 euro al chilo, “i produttori di idrogeno verde faticheranno a trovare acquirenti”.

IL PREZZO DELL’ELETTRICITÀ RINNOVABILE

Il fattore che più di tutti incide sul prezzo finale dell’idrogeno verde è quello dell’elettricità da fonti rinnovabili: un prezzo che in questo momento sta crescendo, anziché diminuire, per via dell’aumento dei tassi di interesse e dei problemi alle catene di approvvigionamenti (problematiche avvertite in particolare dai costruttori di turbine e dagli sviluppatori di parchi eolici).

Il rapporto evidenzia inoltre come le regole europee stabiliscono che l’idrogeno verde può ricevere sussidi pubblici solo se prodotto con dell’energia rinnovabile aggiuntiva rispetto a quella che viene fornita alla rete elettrica. La norma serve a garantire che l’idrogeno verde sussidiato sia davvero “pulito”, perché l’elettricità immessa nella rete non viene generata esclusivamente da fonti rinnovabili: il gas naturale, ad esempio, è un combustibile fossile che ha e avrà un ruolo importante nel mix.

IL COSTO DEGLI ELETTROLIZZATORI

Oltre al prezzo dell’energia rinnovabile, a gravare sui costi di produzione dell’idrogeno verde è anche il costo del processo di elettrolisi, che permette di ottenere idrogeno a partire dall’elettricità rinnovabile attraverso macchinari chiamati elettrolizzatori.

LE CONSEGUENZE SULL’INDUSTRIA

Considerati i prezzi dell’idrogeno più alti del previsto e l’incertezza che ruota attorno a questo settore ancora nascente, i potenziali acquirenti del combustibile non sembrano disposti a firmare contratti di fornitura a lungo termine. D’altra parte, senza questi contratti, che garantiscono la certezza delle entrate per gli anni a venire, i produttori di idrogeno sono restii a investire nell’efficientamento dei processi o in nuovi progetti. “Questo stallo”, si legge nel rapporto, “perpetua un problema dell’uovo e della gallina”. In altre parole: viene prima l’offerta o la domanda di idrogeno? Perché senza un’offerta dai prezzi convenienti, non ci sarà domanda; ma senza una domanda sufficientemente ampia, non ci saranno investimenti in capacità che faranno scendere i prezzi.

I grandi acquirenti europei di idrogeno, secondo Boston Consulting, sono le aziende dei settori della chimica, dei fertilizzanti e dell’acciaio. Considerato che la nuova direttiva europea sull’energia rinnovabile prevede che l’idrogeno verde rappresenti il 42 per cento dei consumi comunitari di questo combustibile entro il 2030, e il 60 per cento entro il 2035, un idrogeno troppo costoso potrebbe minare la competitività di queste industrie rispetto alla concorrenza internazionale.

Nel 2022 il comparto europeo dell’ammoniaca, un gas utilizzato principalmente nella produzione di fertilizzanti, “ha già perso una significativa quota di mercato” per via della crisi dei prezzi del gas naturale, che funge da materia prima per il composto. Dunque, se l’idrogeno verde dovesse costare più di 4-5 euro al chilo, i produttori europei di ammoniaca – ma anche di acciaio, o di metanolo – probabilmente non riusciranno a competere con le importazioni dai paesi in cui i prezzi dell’energia rinnovabile sono più bassi.

COSA FARE

Secondo il rapporto, le autorità politiche europeo possono stimolare l’abbassamento dei costi dell’idrogeno verde attraverso iniziative mirate. Ad esempio, la Banca europea dell’idrogeno può venire dotata di nuove risorse finanziarie con le quali sostenere grossi progetti comunitari. Oppure, si potrebbero definire nuove regole che consentano ai produttori di idrogeno di attingere all’elettricità rinnovabile a prezzi garantiti dallo stato.

“Il mercato europeo dell’idrogeno ha fatto grandi progressi negli ultimi anni”, conclude il report, “ma senza ulteriori finanziamenti e un quadro normativo, l’idrogeno rischia di rimanere il combustibile del futuro”.

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