Nonostante la cessazione delle attività nel paese, dall’analisi dei dati doganali risulta che la Russia abbia comunque importato macchinari realizzati da Halliburton – una delle più importanti aziende statunitensi di servizi per l’industria petrolifera – per un valore complessivo di oltre 7 milioni di dollari.
LA SCOPERTA DEL GUARDIAN
L’8 settembre 2022 Halliburton aveva fatto sapere di aver completato la chiusura delle sue operazioni in Russia, che il 24 febbraio di quell’anno aveva invaso l’Ucraina. Analizzando i registri doganali russi, però, il Guardian ha scoperto che nelle sei settimane successive alla vendita del business alcune sussidiarie di Halliburton hanno esportato nel paese strumentazioni per un valore di 5,7 milioni di dollari. I prodotti venivano spediti principalmente dagli Stati Uniti e da Singapore, ma provenivano anche dal Regno Unito, dalla Francia e dal Belgio.
HALLIBURTON RIFORNISCE GAZPROM?
La maggor parte delle esportazioni da parte delle sussidiarie di Halliburton sono terminate il 6 ottobre. Una consegna riconducibile a una di queste aziende, la Halliburton MFG, era però datata 24 ottobre, aveva un valore di 2,9 milioni di dollari, proveniva dalla Malaysia ed era indirizzata a Sakhalin Energy, un consorzio impegnato nello sviluppo del progetto oil & gas Sakhalin-2 di cui Gazprom – la società gasifera statale russa – è azionista. Al progetto partecipava anche la compagnia petrolifera britannica Shell, che però lo ha abbandonato dopo l’invasione dell’Ucraina.
Dopo una pausa, le importazioni russe di macchinari di Halliburton – come pompe e chiavi per le trivellazioni – sono riprese nel dicembre 2022; i prodotti sono stati importati dalla Turchia. In generale, l’interscambio è proseguito fino alla fine dello scorso giugno.
La quasi totalità – il 98 per cento – delle esportazioni di Halliburton in Russia sono state consegnate a BurService, erede delle operazioni russe della società americana. Tra i clienti di BurService ci sono Gazprom e le compagnie petrolifere russe Rosneft e Lukoil.
L’ACCUSA DEL SENATO AMERICANO
Qualche settimana fa il presidente della commissione Relazioni estere del Senato degli Stati Uniti, Bob Menendez, ha scritto una lettera ad Halliburton e ad altre due aziende americane di servizi petroliferi (Baker Hughes e SLB) a seguito della pubblicazione di inchieste giornalistiche sui loro rapporti commerciali con la Russia. Il senatore ha accusato queste società di essere più interessate al profitto che alla solidarietà con l’Ucraina aggredita.
L’industria petrolifera è fondamentale per le casse statali della Russia e, indirettamente, per il finanziamento dell’esercito e dell’aggressione all’Ucraina.
I PROFITTI DI HALLIBURTON
A proposito di profitto, Halliburton – in passato guidata dall’ex-vicepresidente statunitense Dick Cheney – ha registrato un profitto lordo di 4 miliardi di dollari nell’annualità terminata lo scorso 30 giugno: un aumento del 63,1 per cento su base annua nonostante l’ammortamento di 300 milioni per la vendita del business russo.
Baker Hughes ha venduto la sua unità russa di servizi petroliferi nove mesi dopo l’inizio dell’invasione in Ucraina. SLB ha annunciato solo lo scorso luglio che avrebbe interrotto le esportazioni di tecnologia in Russia. Non ci sono elementi per dire che queste aziende abbiano violato le sanzioni statunitensi o europee.