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Giordania

Tutte le guerre del gas dietro al conflitto Israele-Hamas

La guerra tra Israele e Hamas non è un conflitto isolato, ma una tessera di un puzzle più grande che riguarda gli equilibri energetici del Mediterraneo. L'articolo di Giuseppe Gagliano.

Come sappiamo Israele si sta posizionando come un attore chiave nel settore energetico del Mediterraneo orientale, grazie alla scoperta e allo sfruttamento di importanti giacimenti di gas naturale come Leviathan e Tamar. Questi giacimenti hanno trasformato la nazione da un importatore di gas a un esportatore emergente, con significative implicazioni economiche e politiche.

IL RUOLO DEI GIACIMENTI LEVIATHAN E TAMAR

Fino al 2008, Israele dipendeva fortemente dalle importazioni di gas dall’Egitto, ma la situazione è cambiata con il ritrovamento dei suddetti giacimenti. In particolare, Leviathan, con riserve stimate in circa 450 miliardi di metri cubi di gas, ha iniziato la produzione alla fine del 2019. Tamar, che è più piccolo ma comunque significativo, è operativo da alcuni anni prima. Questi giacimenti non solo promettono di soddisfare il fabbisogno interno israeliano ma hanno anche il potenziale di esportazione, cambiando la dinamica energetica nella regione.

LA SFIDA ENERGETICA TRA ISRAELE E LIBANO

La transizione energetica di Israele ha trovato una sfida nel suo rapporto con il Libano, a causa di una disputa marittima per i diritti di sfruttamento delle risorse naturali. Il Libano ha delineato la propria zona economica esclusiva, suddividendola in blocchi e assegnando le licenze per l’esplorazione di idrocarburi. Tuttavia, il blocco numero 9 è oggetto di contesa con Israele. Tel Aviv ha rivendicato una porzione di questo blocco basandosi su un accordo marittimo con Cipro, mentre Beirut ha seguito le proprie demarcazioni, dando origine a una questione aperta di diritti di esplorazione.

Le tensioni tra i due paesi sono state una costante, con il Libano che ha accusato Israele di compiere azioni unilaterali e di espansionismo. Tuttavia, sotto l’amministrazione di Biden, è stato raggiunto un accordo nel 2021 che potrebbe mitigare queste tensioni. L’accordo prevede un mediamento che offre a Israele una sicurezza economica tramite la possibilità di sfruttare il giacimento di Leviathan, mentre al Libano è concesso di esplorare e sviluppare il controverso blocco 9, in cambio di una compensazione per il gas estratto all’interno della propria area marittima.

Nonostante questo passo avanti, la questione della “linea blu”, il confine terrestre temporaneamente tracciato dalle Nazioni Unite, resta un punto aperto. Questo mostra come le dispute territoriali e le risorse naturali continuino ad essere fattori critici nelle relazioni internazionali nel Mediterraneo orientale. La situazione rimane fluida, con il potenziale economico del gas che potrebbe sia fungere da catalizzatore per la cooperazione regionale sia accentuare le tensioni esistenti tra i paesi confinanti.

COME LA GUERRA ISRAELE-HAMAS CAMBIERÀ L’ENERGIA NEL MEDITERRANEO ORIENTALE

Ora, il conflitto in corso tra Israele e Palestina ha il potenziale di alterare significativamente l’equilibrio geopolitico in Medio Oriente, con particolare riferimento alle dinamiche energetiche che coinvolgono Israele e il Libano. La contesa degli idrocarburi nel Mediterraneo orientale, soprattutto per il giacimento gasifero conosciuto come Leviathan e le dispute sui diritti esplorativi del blocco 9, potrebbe essere influenzata in diversi modi dal protrarsi delle ostilità israelo-palestinesi.

In primo luogo, l’instabilità crescente potrebbe minare la sicurezza delle infrastrutture energetiche in Israele, ponendo un rischio per la produzione e l’esportazione di gas naturale. Ciò potrebbe portare a una riduzione della fiducia degli investitori e a un conseguente impatto economico per Israele, il che potrebbe indebolire la sua posizione negoziale con il Libano.

D’altra parte, l’intensificarsi del conflitto israelo-palestinese potrebbe portare a un consolidamento delle alleanze regionali. Il Libano, affrontando le proprie sfide interne, potrebbe essere incentivato a cercare una rapida risoluzione della disputa energetica con Israele, soprattutto se ciò comportasse benefici economici immediati per alleviare le sue tensioni finanziarie.

Tuttavia, un’escalation potrebbe anche avere l’effetto opposto, intensificando il nazionalismo e la retorica anti-israeliana, che complicherebbe ulteriormente i colloqui. Le fazioni contrarie a Israele all’interno del Libano potrebbero utilizzare la guerra come pretesto per interrompere i negoziati o per fare pressioni affinché vengano prese posizioni più dure.

È anche plausibile che la guerra israelo-palestinese distolga l’attenzione internazionale dalla disputa energetica tra Israele e Libano, ritardando una risoluzione mentre le potenze mondiali si concentrano sul conflitto più immediato e sulle sue ramificazioni.

Infine, una maggiore instabilità potrebbe portare a un intervento internazionale più deciso, con attori globali come gli Stati Uniti che potrebbero assumere un ruolo più attivo per stabilizzare la regione attraverso accordi energetici che promuovono la cooperazione economica, che potrebbero essere visti come un antidoto alle tensioni crescenti.

UNA QUESTIONE PIÙ AMPIA

In conclusione, la guerra israelo-palestinese non è un isolato conflitto ma un tassello di una tessera molto più ampia che comprende la sicurezza energetica, la diplomazia e la stabilità regionale in Medio Oriente. Le sue onde d’urto si fanno sentire oltre i confini nazionali, e la disputa sul gas tra Israele e Libano è solo una delle molte questioni che potrebbero essere plasmate dall’esito di questo conflitto.

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