Goldman Sachs pensa che il prezzo del petrolio Brent, il contratto di riferimento internazionale, arriverà a 90 dollari al barile entro la fine dell’anno.
PREVISIONI RIVISTE AL RIALZO
La banca d’affari americana ha rivisto al rialzo le sue stime – inizialmente parlava di una crescita fino a 80 dollari – per due motivi: la domanda di combustibile si è ripresa più rapidamente del previsto dalla variante Delta del coronavirus; dall’altro lato, l’offerta di greggio e raffinati è stata ridotta dall’impatto dell’uragano Ida sulla costa del Golfo degli Stati Uniti, un importante polo petrolchimico mondiale.
IL PREZZO DEL PETROLIO
La settimana scorsa i contratti del petrolio Brent hanno quasi toccato il livello massimo da tre anni. C’entra il fatto che, a causa degli intoppi alla produzione causati dalla pandemia, le società energetiche debbano attingere in maniera massiccia alle proprie riserve di greggio.
Stamattina il petrolio Brent si scambiava a un prezzo di 79,19 dollari al barile; il West Texas Intermediate invece – il riferimento per il mercato statunitense – a 75,08 dollari al barile.
COSA HA DETTO GOLDMAN SACHS
In una nota pubblicata domenica 26 settembre, Goldman Sachs afferma che “l’attuale deficit globale tra offerta e domanda è più grande di quanto ci aspettavamo” per via della rapidità della ripresa dall’impatto della variante Delta e i ritardi nell’aumento dell’offerta.
L’IMPATTO DELL’URAGANO IDA
In particolare, l’impatto dell’uragano Ida sulla costa del Golfo ha di fatto annullato l’aumento della produzione petrolifera deciso dai membri dell’organizzazione OPEC+. L’uragano ha danneggiato impianti di raffinazione, oleodotti e piattaforme petrolifere, comprimendo di molto – e per diverse settimane – i livelli dell’output offshore nella regione.
Goldman Sachs ha detto anche che la produzione di petrolio proveniente dai paesi esterni all’OPEC+, ad eccezione dei produttori statunitensi di shale, non è stata sufficiente.
COSA C’ENTRANO I PREZZI DEL GAS
La banca prevede che la domanda petrolifera crescerà mano a mano che si avvicinerà l’inverno, perché gli alti prezzi del gas naturale porteranno probabilmente a un aumento della generazione energetica dal petrolio.
I CONTRACCOLPI
Goldman Sachs individua due fattori che potrebbero far nuovamente calare i prezzi del petrolio: la diffusione di una nuova variante del coronavirus, e quindi l’imposizione di nuove politiche restrittive; ma anche un aumento troppo aggressivo dei livelli produttivi dell’OPEC+ che potrebbe “inondare” i mercati di barili in eccesso.
LE PREVISIONI PER IL 2022
Per il 2022, invece, Goldman Sachs ha abbassato le sue previsioni sul prezzo del petrolio per il secondo e il quarto trimestre dell’anno: 80 dollari al barile, invece di 85.
A incidere sul costo del greggio, secondo la banca, potrebbe essere il raggiungimento di un accordo tra gli Stati Uniti e l’Iran sul nucleare, che potrebbe prevedere la rimozione delle sanzioni sull’industria petrolifera iraniana e quindi una maggiore disponibilità di barili sui mercati internazionali.