L’OPEC+, l’alleanza che riunisce alcuni dei principali paesi esportatori di petrolio, ha raggiunto ieri un accordo per proseguire con la propria politica di aumento graduale della produzione di greggio, dopo i tagli concordati l’anno scorso in risposta alla crisi del coronavirus e alla paralisi delle attività economiche.
Il gruppo – guidato dall’Arabia Saudita e dalla Russia – ha inoltre rivisto al rialzo le sue previsioni sulla domanda petrolifera per il 2022.
COSA FARÀ L’OPEC+
Durante la riunione di ieri l’OPEC+ ha deciso di immettere sul mercato ulteriori 400mila barili complessivi di petrolio al giorno nel mese di ottobre, replicando sostanzialmente quanto fatto per settembre.
La prossima riunione, che servirà a decidere le mosse per il futuro, è prevista per il 4 ottobre.
In un comunicato l’OPEC+ ha detto che, sebbene la pandemia continui a causare una certa incertezza – soprattutto per via della diffusione della variante Delta e del relativo aumento dei contagi -, “i fondamentali del mercato si sono rafforzati” e l’accelerazione della ripresa economica sta facendo sì che le scorte di barili accumulate dai paesi dell’OCSE continuino a diminuire.
LE PREVISIONI
L’OPEC+ prevede che nel 2022 la domanda petrolifera arriverà a 4,2 milioni di barili al giorno; in precedenza l’aveva stimata a 3,2 milioni di barili giornalieri. È possibile, quindi, che l’organizzazione possa a breve decidere di aumentare i propri livelli produttivi per rispondere all’aumento della richiesta.
TROPPO OTTIMISMO?
Le previsioni per il 2022, tuttavia, potrebbero anche rivelarsi troppo ottimiste. Amrita Sen, co-fondatrice del think tank sull’energia Energy Aspects, ha detto per esempio a Reuters che la domanda petrolifera del 2021 ha deluso le alte aspettative dei produttori, e che la situazione in Asia non è priva di criticità. In Giappone, un mercato importante, i contagi sono su numeri preoccupanti.
L’Energy Aspects prevede che la richiesta di greggio non tornerà ai livelli del 2019, ovvero precedenti alla pandemia, prima della seconda metà del 2022.
Anche la società di consulenza Rystad Energy invita alla cautela: le previsioni sulla domanda petrolifera devono tenere in considerazione il rischio di nuovi lockdown nel mondo, vista la diffusione della variante Delta e l’avvicinarsi dell’autunno.
LE PRESSIONI DEGLI STATI UNITI
A fare pressioni sull’OPEC+ perché aumenti la disponibilità di barili sul mercato sono gli Stati Uniti. Il benchmark petrolifero internazionale Brent si scambia a circa 70 dollari al barile, un valore piuttosto alto; l’amministrazione di Joe Biden vuole evitare un’impennata dei prezzi del greggio e della benzina (e di conseguenza della logistica e dei prodotti finiti) perché potrebbero danneggiare la ripresa dell’economia americana.