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Economia Tedesca

Cosa c’è nella nuova legge sulla sicurezza energetica della Germania

Tutte le conseguenze su forniture di gas e raffinerie della nuova legge tedesca sulla sicurezza energetica. L'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino.

 

Una nuova legge sulla sicurezza energetica (Energiesicherungsgesetzes) che permetterà al governo tedesco di espropriare aziende energetiche in caso di grave emergenza. Nato come disegno di legge dell’esecutivo, il progetto ha già ottenuto il via libera del Bundestag, con un voto di maggioranza andato oltre il perimetro dei partiti di governo, Spd, Grünen e liberali. A coprire ulteriormente le spalle a Scholz, questa volta, non sono stati i conservatori ma la sinistra della Linke. Per la cronaca, la Cdu si è astenuta, la destra nazionalista di Afd ha votato contro.

La legge entrerà in vigore a giugno, prima della pausa estiva del parlamento, perché è necessario il voto favorevole della Camera dei Länder, il Bundesrat, dal momento che una serie di competenze interessano anche le regioni. Secondo fonti governative, il Bundesrat potrebbe dare luce verde già nella prossima settimana.

Da giugno, dunque, sarà possibile per il governo intervenire sulla proprietà delle aziende energetiche quando la loro inattività mette a rischio la sicurezza energetica del paese. Di fatto il governo ha reso più esplicita una norma già esistente, risalente al 1975 e varata per reagire alla crisi petrolifera di quegli anni. Essa permetteva, in caso di crisi, la messa sotto amministrazione fiduciaria delle società che gestiscono infrastrutture energetiche critiche. In casi estremi era già possibile l’espropriazione. Tanto è vero che il ministro dell’Economia e del Clima Robert Habeck (Verdi) vi aveva fatto ricorso un mese fa per nominare l’Agenzia federale per le reti (Bnetza) fiduciaria della filiale tedesca della società statale russa Gazprom. Ma aveva giustificato la mossa con l’individuazione di rapporti legali poco chiari e con una violazione delle norme di rendicontazione. Adesso la nuova legge creerà una nuova base giuridica per l’amministrazione fiduciaria indipendente dai requisiti speciali del diritto del commercio estero.

L’esproprio rappresenta comunque l’ultima ratio, cui ricorrere solo quando la sicurezza dei rifornimenti energetici non può essere garantita altrimenti. Su questo punto si erano impuntati i liberali, sempre piuttosto refrattari ad argomenti come la nazionalizzazione, i quali hanno ottenuto l’assicurazione che l’intervento diretto dello Stato sia temporaneo e che dopo un congruo periodo l’azienda nazionalizzata venga rimessa sul mercato.

Una delle prime applicazioni della nuova legge potrebbe riguardare la raffineria PCK di Schwedt, in Brandeburgo, dai cui prodotti dipende anche Berlino: mobilità pubblica e privata, riscaldamenti e l’attività del nuovo aeroporto centrale Berlin-Brandeburg sono legati all’attività degli impianti brandeburghesi, di proprietà della russa Rosneft, che detiene poco più del 54% delle azioni. L’azienda russa ha compiuto un passo indietro, dichiarando di essere disponibile a utilizzare anche petrolio di provenienza non russa, ribaltando dichiarazioni contrarie rilasciete qualche giorno prima. Un segnale di disponibilità, ritengono i tedeschi, che però dovrà essere verificato alla prova dei fatti.

Nessuno, qui a Berlino, si fida ormai delle dichiarazioni di dirigenti russi. E i piani per la nazionalizzazione di Schwedt sono già nel cassetto, pronti a essere attivati quando necessario grazie alla nuova legge: o Rosneft cederà spontaneamente la sua quota di maggioranza o sarà costretta a farlo per legge.

Un’altra novità rispetto alla formulazione del 1975 riguarda l’obbligo di segnalazione all’Agenzia federale delle reti di una eventuale, prevista disattivazione degli impianti di stoccaggio del gas.

Si tratta dunque di modifiche legislative che rendono più spedite e chiare azioni già contemplate nella normativa di oltre quarant’anni fa, e che ora sono aggiornate agli attuali contesti commerciali. Il governo ci stava lavorando dal giorno dopo dello scoppio della guerra in Ucraina e molte indiscrezioni era già trapelate nelle settimane passate. Niente di segreto, tanto che il ministero dell’Economia era intervenuto qualche giorno fa per ridimensionare l’enfasi con cui la Reuters le aveva lanciate come un’esclusiva: la stessa agenzia di stampa tedesca Dpa ne aveva parlato esattamente un mese fa.

Ma da giugno la legge tornerà utile per affrontare il grande timore che ormai aleggia al ministero dell’Economia, e cioè che sia la Russia ad anticipare le mosse e giochi la carta dello stop al gas. Un piccolo assaggio si è avuto proprio questa settimana, con l’annuncio da Mosca di sanzioni contro 31 compagnie energetiche in Europa e negli Stati Uniti con le quali è stato interrotto qualsiasi rapporto commerciale sul gas: divieto di transazioni e di ingresso nei porti russi per le navi associate alle compagnie interessate. Per la Germania, l’elenco pubblicato dal Cremlino includeva anche parti del gruppo Gazprom Germania, proprio quello passato sotto l’amministrazione fiduciaria dell’Agenzia federale delle reti, tra cui il fornitore di gas Wingas, che assicura servizi di pubblica utilità e l’operatore di stoccaggio del gas Astora.

Per ora non ci sono stati contraccolpi e Wingas ha assicurato con una nota il mantenimento dei propri impegni nonostante il blocco della fornitura di gas imposto dalla Russia: “Per il rifornimento ai propri clienti, Wingas è tornata a utilizzare un portafoglio diversificato e ad approvvigionarsi in diversi punti di scambio europei”, ha detto un portavoce, “e dunque i clienti continuano a ricevere in modo affidabile le quantità di gas concordate contrattualmente”.

Anche il governo, dal canto suo, ha fatto sapere che “la sicurezza dell’approvvigionamento di gas è attualmente garantita” e il ministro Habeck, in un’intervista al settimanale Wirtschaftswoche, si è detto ottimista sul fatto che possibile che la Germania riesca a far fronte a un eventuale boicottaggio del gas russo già nel prossimo inverno. “Se disponiamo di uno stoccaggio completo alla fine dell’anno, se due delle quattro petroliere galleggianti che noleggiamo saranno già collegate alla rete e se risparmieremo energia in modo significativo, possiamo in una certa misura superare l’inverno anche qualora le forniture del gas dalla Russia venissero meno”. E in inverno dovrebbe partire il primo rigassificatore galleggiante di Wilhelmshaven, in Bassa Sassonia.

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