I livelli di produzione ed esportazione di gas naturale di Gazprom – la principale società russa del settore, controllata dal governo – continuano a calare. Dal 1 gennaio al 15 novembre l’output è sceso di quasi il 20 per cento su base annua, mentre l’export di oltre il 40 per cento.
IL CALO DELLA PRODUZIONE E DELLE ESPORTAZIONI
Nello specifico, la società ha detto di aver prodotto 359,7 miliardi di metri cubi di gas tra il 1 gennaio e il 15 novembre, il 19,2 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2021. Le esportazioni che si sono dirette al di fuori del territorio dell’ex-Unione sovietica sono invece ammontate a 93,2 miliardi di metri cubi, il 43,4 per cento in meno.
NIENTE DATI SULLA CINA
Gazprom ha detto che le forniture alla Cina attraverso il gasdotto Potere della Siberia (o Power of Siberia) sono aumentate e hanno superato i volumi concordati nei contratti, ma non ha fornito numeri.
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IL CALO DELLA DOMANDA IN RUSSIA
In Russia, però, la società ha dichiarato un calo del 5,9 per cento della domanda energetica, che potrebbe rappresentare un segnale di una recessione del settore industriale.
LE RAGIONI DEL CALO
Le esportazioni di Gazprom – e i livelli produttivi, di conseguenza – sono crollati per effetto della limitazione o dell’interruzione delle forniture di gas ai paesi europei che si sono rifiutati di passare al pagamento in rubli, la valuta russa: la decisione era stata presa in maniera unilaterale, senza cioè tenere conto delle clausole contrattuali, dal presidente russo Vladimir Putin come ritorsione per le sanzioni imposte dopo l’aggressione all’Ucraina.
L’Unione europea, il principale mercato di Gazprom, ha detto di voler azzerare le importazioni di idrocarburi dalla Russia, la sua maggiore fornitrice, entro il 2027.
LE PROSPETTIVE
Nonostante la forte riduzione delle vendite in Europa, Gazprom continua comunque a registrare entrate notevoli grazie agli alti prezzi del gas. Le prospettive di più lungo termine, però, non sembrano essere positive per la società.
Come scriveva POLITICO, difficilmente la Russia riuscirà a sostituire il mercato europeo con quello cinese. Oggi Mosca invia a Pechino circa 16 miliardi di metri cubi di gas attraverso il gasdotto Forza della Siberia.
È vero che la Cina vuole garantirsi altri 10 miliardi di metri cubi attraverso una condotta nell’estremo est russo, più altri 50 grazie al raddoppio di Forza della Siberia (la costruzione del nuovo tubo, però, inizierà tra qualche anno). Ma si tratta comunque di un volume totale molto inferiore a quello che Gazprom forniva all’Europa prima della guerra, oltre 150 miliardi di metri cubi. Senza contare che la società vende il proprio gas alla Cina a prezzo ben più basso di quelli per l’Europa.
In sostanza, se anche la Russia dovesse riuscire – e non è detto – a riversare in Cina i volumi un tempo pompati in Europa, non ci riuscirà con le entrate.