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Tutti i bisticci tra Francia e Germania sul nucleare

I paesi membri dell'Unione europea non trovano un accordo sull'aumento degli obiettivi per le rinnovabili al 2030: la Francia vuole vedere riconosciuto il nucleare, ma la Germania si oppone.

I paesi membri dell’Unione europea hanno rimandato una decisione sull’aumento della quota delle fonti rinnovabili nei mix elettrici – aumento pensato per favorire il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 – a causa dei contrasti tra Francia e Germania sull’energia nucleare.

LA PROPOSTA DELLA SVEZIA

In sostanza, la Francia vorrebbe che l’Unione europea riconoscesse al nucleare un ruolo maggiore nella transizione ecologica. Mercoledì la Svezia – che possiede sei reattori – ha proposto allora di modificare una parte dell’accordo con il Parlamento europeo sull’innalzamento degli obiettivi per le rinnovabili in modo da venire incontro a Parigi. Il suggerimento svedese non è stato però accolto bene da un gruppo di paesi, capeggiati dalla Germania.

IL NO DELL’EUROPARLAMENTO

L’europarlamentare tedesco Markus Pieper, il capo negoziatore della nuova direttiva europea sull’energia rinnovabile, ha detto che il Parlamento si oppone sia alle modifiche del testo che alla riapertura delle trattative. Per entrare in vigore, la direttiva deve essere approvata sia dal Parlamento che dal Consiglio dell’Unione europea, espressione dei governi nazionali.

A detta di alcuni parlamentari, modificare la legge per accontentare la Francia potrebbe creare un precedente pericoloso, perché andrebbe a mettere gli interessi dei singoli paesi membri al di sopra delle direzioni politico-strategiche comunitarie.

LO SCONTRO NUCLEARE TRA FRANCIA E GERMANIA

La Germania – come riportato da Bloomberg – ha ribadito ieri di volere che la legge sulle rinnovabili resti così com’è. Il paese è contrario al nucleare, nonostante produca energia a zero emissioni come l’eolico e il fotovoltaico, e lo scorso aprile ha spento i suoi ultimi reattori.

La Francia, al contrario, è una forte promotrice dell’energia atomica, che utilizza per generare i due terzi della sua elettricità. Nello specifico, Parigi vorrebbe modificare l’accordo sulle rinnovabili perché preoccupata per i costi di riconversione degli impianti di ammoniaca, in modo che utilizzino idrogeno “verde” (ricavato cioè da fonte rinnovabile) al posto del gas.

COSA PREVEDE L’ACCORDO SULLE RINNOVABILI

La direttiva per l’aumento degli obiettivi sull’energia rinnovabile – l’accordo è stato raggiunto lo scorso marzo – prevede che entro il 2030 queste fonti arrivino a coprire il 42,5 per cento dei consumi energetici totali sul territorio dell’Unione europea, anziché il 32 per cento. Nel 2021 sono valse il 22 per cento dell’energia generata a livello comunitario.

L’accordo stabilisce inoltre che al 2030 la quota delle rinnovabili nei consumi energetici del settore dei trasporti dovrà essere del 29 per cento. Le industrie, invece, dovranno aumentare l’utilizzo di queste fonti dell’1,6 per cento ogni anno: entro il 2030, il 42 per cento dell’idrogeno che impiegheranno nei loro processi dovrà provenire da fonti rinnovabili anziché fossili.

La Francia vorrebbe puntare innanzitutto sull’energia nucleare anziché su quella eolica e solare, sia per la generazione elettrica che per la produzione di idrogeno (“viola”, in gergo); ma visti i target specifici per le rinnovabili, dovrà aumentare le installazioni di queste fonti.

Il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha dichiarato recentemente che Parigi non intende rinunciare ai vantaggi competitivi dell’energia nucleare (elettricità pulita, abbondante e continuativa, dunque indipendente dai sistemi di stoccaggio) e che i paesi membri hanno il diritto di scegliere il proprio mix energetico.

GLI SCHIERAMENTI

A opporsi alla direttiva sulle rinnovabili sono anche la Bulgaria, la Polonia, la Repubblica ceca e l’Ungheria, per via degli obiettivi giudicati troppo elevati. Tra i paesi contrari al nucleare, o comunque favorevoli a lasciare il testo così com’è, ci sono anche il Lussemburgo, l’Irlanda e la Danimarca.

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