Continua la rincorsa globale all’eolico, trainata dalla Cina. Mentre il Bel Paese sconta la fine degli incentivi
2015, l’anno del vento. Tra installazioni record, nuovi mercati e blitz cinesi, l’anno che si sta per concludere sarà ricordato come uno dei migliori per l’energia eolica. Tanto per cominciare il 2015 ha consegnato alla Cina il primato dell’eolico nel mondo, ma l’Europa segue grazie agli investimenti della danese Vestas. Andiamo per gradi.
Eolico: la Cina domina il settore
Il gigante cinese Goldwind ha scalzato la danese Vestas nella classifica dei costruttori di turbine. Il gruppo cinese ha infatti raggiunto una potenza installata pari a 7,8 gigawatt, contro i 7,3 di Vestas. Al terzo posto si sono mantenuti ben saldi gli americani di General Electric, fermi a 5,8 gigawatt. Lo strapotere del Dragone è frutto dell’impennata della domanda di eolico in Cina, che ha portato l’intero mercato cinese a racchiudere la metà dell’intera capacità mondiale, con 28,7 gigawatt.
Nonostante la classifica stravolta, nel mondo l’eolico continua a godere di ottima salute, con spazi di manovra sempre più ampi. Entro la fine di quest’anno saranno installati infatti circa 59 GW di nuova potenza, 7 in più dei 52 gigawatt connessi nel 2014. Merito soprattutto di Canada, Stati Uniti e Cina infatti stanno oltrepassando le aspettative, con una stima per il Nord America rivista al rialzo del 12,5%. Entro i prossimi quattro anni poi, cioè per il 2019, nel mondo si installeranno nuovi 264 gigawatt di eolico da aggiungersi a quelli attuali, ben oltre i 130 gigawatt.
Europa: al 2030, un quarto dell’elettricità sarà generata dal vento
Stringendo il campo e guardando all’Europa, secondo le stime dell’European wind energy association, entro il 2030 circa un quarto dell’elettricità consumata in Europa verrà dal vento.
In altre parole, nei prossimi 15 anni si arriverà a una potenza complessiva di 320 gigawatt, oltre il doppio di quella installata nel 2014. In particolare gli impianti offshore (quelli cioè installati in mare a diverse miglia dalle coste per sfruttare l’esposizione alle correnti) produrranno 66 gigawatt mentre l’industria onshore (sulla terra ferma) si attesterà sui 254 gigawatt. Sempre secondo le stime dell’associazione, l’aumento della capacità porterà a un incremento dei posti di lavoro diretti e indiretti nell’industria eolica di oltre 334mila unità.
Eolico in Italia
Un brusco stop che ha sancito il crollo di un’industria fino a poco fa solida, con conseguenze drammatiche su occupazione e sviluppo. Si è passati da circa 37.000 occupati nel 2012, ai 34.000 nel 2013, ai 30.000 del 2014 e ai 26.000 nel 2015. Tale declino è ingiustificabile se riferito ad un settore che invece al 2020 dovrebbe impiegare oltre 40.000 addetti per arrivare ai 67.000 occupati che si avrebbero se si raggiungesse l’obiettivo di riduzione delle emissioni assunto dall’Italia al 2020.
E pensare che l’Italia vanta una solida presenza nel comparto eolico, attraverso la milanese Alerion Clean Power, una delle aziende più grandi in Europa e partecipata dalla sgr italiana F2i, che nell’ottobre del 2008 ha acquisito il 15,7% del gruppo.
Gianluca Zapponini