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Gas

Come l’Egitto vuole sfruttare le risorse energetiche nell’offshore del Mar Rosso (e perché sbuffa sull’EastMed)

Tutti i progetti dell'Egitto in campo energetico. L’approfondimento di Aurelio Giansiracusa

Dopo l’avvenuta assegnazione del 9 febbraio scorso alle Royal Dutch Shell, Eni, BP ed Exxon Mobil di licenze per l’esplorazione, ricerca e sfruttamento del petrolio e gas relativi a 12 Blocchi tra offshore e terraferma, il ministero del Petrolio e delle Risorse Minerarie dell’Egitto (M.O.P) ha invitato le aziende internazionali qualificate e interessate, che hanno le capacità tecniche e finanziarie, a un International Bid Round, relativo alla ricerca, esplorazione e sfruttamento del petrolio e gas nell’offshore egiziano del Mar Rosso, sulla base di  un Production Sharing Agreement (P.S.A)  o Accordo di produzione condivisa.‎

IL RUOLO DI GANOPE

‎La South Valley Egyptian Petroleum Holding Company (conosciuta anche come Ganope) è l’entità del M.O.P incaricata di organizzare e gestire tutti gli aspetti relativi alle attività esplorative e produttive petrolifere del Mar Rosso.

Pertanto, Ganope amministra direttamente la procedura di Bid Round, le comunicazioni, la valutazione delle offerte ricevute e l’iniziale aggiudicazione dei Blocchi.‎

‎L’Offshore del Mar Rosso interessato dalla Bid Round (2019 O.R.S.B.R) comprende dieci Blocchi di esplorazione siti nella Zona Economica Esclusiva sotto la sovranità egiziana (da Red Sea Block 1 a Red Sea Block 10), come mostrato nella cartina.‎

‎Nell’invito alla presentazione delle offerte sono descritte le aree off-shore indicate nel 2019 O.R.S.B.R., la procedura per la presentazione di offerta, le informazioni richieste che devono essere presentate con le offerte, le qualifiche necessarie per le aziende partecipanti,  i criteri di valutazione nonché ulteriori informazioni di offerta per i potenziali offerenti

‎A partire da domenica 10 marzo 2019 e sino al 1° agosto 2019, termine ultimo, è possibile presentare le offerte relative ai dieci Blocchi.

LA VOLONTÀ EGIZIANA DI DIVENTARE UN VERO E PROPRIO HUB ENERGETICO E LA QUESTIONE EAST MED

‎La scoperta dell’Eni del gigante Zohr avvenuta nel 2015, la più grande del Mediterraneo e stimato contenere circa 30 trilioni di piedi cubici di gas, ha ovviamente suscitato l’interesse di esplorazione in Egitto.‎

‎Il Paese ha raggiunto accordi di delimitazione marittima con diversi paesi della regione e la sua spinta verso l’esplorazione di gas e petrolio è aumentata vistosamente in anni recenti.‎

‎I vantaggi dell’Egitto quale possibile hub del gas includono le infrastrutture sviluppate, l’esperienza consolidata nel settore, la forte domanda locale e la posizione strategica del Paese e non ultimo il desiderio dell’Unione Europea a diversificare le forniture di gas, trovando fornitori alternativi alla Russia anche per la prospettata riduzione delle emissioni di carbonio.‎

‎L’Egitto ha in animo di potenziare impianti di liquefazione del gas a lungo sottoutilizzati, esportare le forniture di LGN in tutto il Mediterraneo insieme a quelle dei suoi vicini, tra cui Israele, con il quale sul finire del 2018 ha siglato un accordo da 12 mld di dollari per la fornitura di gas dall’altro gigantesco pozzo Leviathan.‎

Peraltro, sulla questione EAST MED, la pipeline che dovrebbe trasportare gas israeliano e cipriota sino in Italia, oltre al recente incaglio governativo italiano che mette in forse l’arrivo nel nostro Paese della pipeline, si è registrata la decisa presa di posizione negativa egiziana, perché, ovviamente, il progettato colossale gasdotto israeliano, cipriota, greco e “italiano” andrebbe a cozzare contro i progetti egiziani, peraltro appoggiati dalle maggiori compagnie petrolifere presenti nel Paese, della creazione di un vero e proprio Hub del gas.

 

 

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