L’energia è “il tema” che più di ogni altro preoccupa i cittadini e gli elettori italiani. Il prossimo autunno sarà il primo, da quasi mezzo secolo, nel quale le famiglie subiranno restrizioni ai consumi energetici. L’indipendenza dal gas russo è ancora di là da venire, “sommando il risparmio energetico e le nuove forniture nella seconda metà del 2024 saremo totalmente indipendenti dalla fornitura di gas russa”, ha detto il ministro Cingolani. Il price cap, per il momento, è ancora in stallo per la contrarietà della Germania e dei Paesi dell’est, e quindi l’unica alternativa, nell’immediato, è risparmiare. Nel lungo periodo sarà necessario differenziare le fonti di approvvigionamento energetico e puntare su sorgenti alternative.
I partiti e le coalizioni che il 25 settembre si sfideranno hanno approntato ricette alternative tra loro, e a volte sovrapponibili. Andiamo a scoprirle.
CENTRODESTRA: NÌ A NUCLEARE, SÌ A PRICE CAP E STOP A DIPENDENZA DALLA RUSSIA
Il capitolo numero undici del programma del centrodestra è “La sfida dell’autosufficienza energetica”. Tra le proposte della coalizione conservatrice troviamo:
- Aumento della produzione dell’energia rinnovabile;
- Diversificazione degli approvvigionamenti energetici e realizzazione di un piano per l’autosufficienza energetica;
- Pieno utilizzo delle risorse nazionali, anche attraverso la riattivazione e nuova realizzazione di pozzi di gas naturale in un’ottica di utilizzo sostenibile delle fonti;
- Promozione dell’efficientamento energetico;
- Sostegno alle politiche di price-cap a livello europeo;
- Ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro.
Su quest’ultimo punto il partito di Giorgia Meloni si mostra più cauto e si limita a parlare di “ricerca sul nucleare di ultima generazione”. Più schietta la posizione della Lega che associa lo sviluppo del nucleare a quello delle energie rinnovabili. “In abbinamento con le rinnovabili pianificare lo sviluppo, nel medio-lungo termine, del nucleare di ultima generazione, pulito e sicuro”, si legge nel programma. Il programma del Carroccio parla di misure per sostenere le imprese che passano alle rinnovabili, semplificazione delle trafile, aumento delle fonti programmabili (idreoelettrico, geotermia, biomassa), “anche attraverso la realizzazione di comunità energetiche”. Inoltre, “accelerare l’attuazione dei meccanismi di ‘energy release (servizio di ritiro e di acquisto di energia elettrica prodotta da impianti a fonti rinnovabili da parte del Gse e successiva cessione a tariffe calmierate prioritariamente ai clienti industriali, alle piccole e medie imprese, e ai clienti localizzati nelle isole maggiori che partecipino al servizio di interrompibilità)”. Nel programma di Fratelli d’Italia si propone il “potenziamento, a livello europeo, del RepowerEu per superare la dipendenza energetica dalla Russia” e di diversificare l’approvvigionamento dall’estero “puntando sul “corridoio Mediterraneo” e rendendo l’Italia l’hub europeo dell’energia” anche creando nuovi gasdotti.
CENTROSINISTRA: NO A ENERGIA NUCLEARE E “LUCE SOCIALE”
Il primo pilastro del programma del Partito Democratico è dedicato Il primo pilastro allo sviluppo sostenibile e le transizioni, digitale e verde. “La transizione ecologica rappresenta una grandissima occasione per ammodernare l’Italia e reindirizzarne la traiettoria di sviluppo in uno scenario di sostenibilità – si legge nel programma -. La sfida della lotta al cambiamento climatico non deve essere combattuta in chiave difensiva”. Il PD trova almeno tre buone ragioni per iniziare subito a investire in energia pulita:
- contrasta il cambiamento climatico abbattendo le emissioni di CO2;
- taglia in maniera strutturale il prezzo delle bollette per famiglie e imprese e crea nuovi posti di lavoro;
- rafforza la nostra sicurezza nazionale, riducendo la dipendenza dall’importazione di fonti fossili dall’estero.
Discorso a parte per il nucleare per il quale permane la contrarietà dei progressisti “perché i tempi di realizzazione e le tecnologie esistenti non sono compatibili con una riduzione significativa delle emissioni entro il 2030 e non risolvono i problemi ambientali ad esse associati”. Qualche apertura ai rigassificatori “il ricorso ai quali appare necessario, ma a condizione che costituiscano soluzioni-ponte, rimanendo attivi pochi anni, e che possano essere smobilitati ben prima del 2050, per non interrompere la prospettiva della transizione ecologica”. Il risparmio energetico viene organizzato a livello centrale con un “un piano nazionale per il risparmio energetico e interventi finalizzati ad aumentare drasticamente la quota di rinnovabili prodotte in Italia, anche attraverso lo sviluppo delle Comunità energetiche, con l’obiettivo di installare 85 GW di rinnovabili in più entro il 2030”. Obiettivo ambizioso che potrebbe avere come effetto collaterale virtuoso la “creazione di circa 500.000 nuovi posti di lavoro”. Passando dal macro al micro, il PD pensa a un contratto “luce sociale” per aiutare le famiglie con redditi medi e bassi a fronteggiare il caro bollette. “Si tratta di un contratto di fornitura energetica prodotta totalmente da fonti rinnovabili e acquistata direttamente dalla società pubblica Acquirente Unico. Il contratto di acquisto avrà durata decennale e ciò permetterà di ottenere prezzi dell’energia elettrica molto bassi a vantaggio delle famiglie: fino ad un massimo di 1.350 KWh/anno per famiglia (pari al 50% del consumo medio), l’energia elettrica verrà fornita a costo zero, mentre sulla parte di consumo eccedente i prezzi saranno comunque calmierati”.
VERDI E SINISTRA ITALIANA: NO A FOSSILI, TRIVELLE E NUCLEARE
Il nucleare è fuori discussione anche per la formazione dei Verdi e di Sinistra Italiana. “Il Sole è il più grande ‘reattore a fusione nucleare’ già disponibile per la produzione di energia rinnovabile e fornisce ogni anno quindicimila volte l’energia di cui l’umanità ha bisogno”. Del resto “L’Italia rinnovabile” è il primo capitolo della coalizione di Fratoianni e Bonelli. “La ricerca scientifica e tecnologica ha sviluppato le tecnologie necessarie a catturare l’energia solare come il fotovoltaico, il solare termico e l’eolico, così come quelle per conservare l’energia in maniera molto efficiente, ad esempio le batterie al litio e i pompaggi idroelettrici”, continua il programma. Obiettivo è che l’energia divenga “un bene comune, staccandosi dalla logica dei sistemi centralizzati in cui pochi producono/distribuiscono e tutti consumano la risorsa, se hanno la possibilità di acquistarla”. La “democrazia energetica” non accetta sconti neanche davanti all’emergenza, la transizione non si può fermare e l’obiettivo resta “il definitivo abbandono del gas metano dal sistema energetico nazionale” e “l’uscita dalla generazione a gas nel sistema elettrico entro il 2035”. A questo si aggiunge:
- un piano per l’eliminazione dei combustibili fossili dalle abitazioni mediante energie rinnovabili;
- la proposta di accelerare la produzione di energia elettrica rinnovabile fino a raggiungere l’installazione di 15 GW all’anno;
- lo sfruttamento di tutte le infrastrutture gas esistenti;
- una riforma ambientale del fisco secondo il principio ‘chi inquina paga’;
- un fermo no a nucleare e trivelle.
TERZO POLO: UN PIANO DELL’ENERGIA IN TRE STEP E SÌ AL NUCLEARE
Le proposte di politica energetica del Terzo Polo di Renzi e Calenda sono articolate in tre step: breve periodo, medio periodo e lungo periodo. Obiettivo del breve periodo è raggiungere l’indipendenza dal gas russo “diventata una questione di sicurezza nazionale”. Si propone, dunque, di:
- completare la costruzione di due rigassificatori galleggianti;
- aumentare la produzione di gas nazionale riattivando e potenziando gli impianti già esistenti;
- rafforzare la strategia sulle energie rinnovabili;
- promuovere in EU un price cap a tutto il gas importato per ridurre anche il costo dell’energia elettrica.
L’obiettivo del medio periodo è “ridurre del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030 con fonti rinnovabili” proseguendo nel “percorso di decarbonizzazione, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 55% rispetto al livello del 1990, possibilmente entro il 2030. Per il lungo periodo l’obiettivo è “includere il nucleare nel mix energetico per arrivare ad “emissioni zero” nel 2050” perché “generare tutta l’energia elettrica necessario al 2050 con sole tecnologie rinnovabili variabili richiederebbe impianti eolici e fotovoltaici, sistemi di accumulo di breve e lungo termine, reti elettriche e conseguente occupazione di suolo in misura almeno tripla rispetto a un mix ottimale con rinnovabili e nucleare”.
M5S: NO NUCLEARE, TRIVELLE E INCENERITORI. SÌ A BONUS EDILIZI E RINNOVABILI
Anche per il M5S il futuro è solo nelle rinnovabili. Nel capitolo “Dalla parte dell’ambiente: per la transizione energetica, ecologica e la tutela delle biodiversità” il partito di Giuseppe Conte elenca le seguenti proposte:
- “Società ‘2000 watt’: Tendere a un modello sostenibile di consumo energetico per ridurre le emissioni annue di gas serra”;
- Superbonus e altri bonus edilizi strutturali” per consentire di “migliorare i livelli di risparmio energetico e di conseguenza risparmiare sulle bollette”;
- “Un nuovo superbonus energia imprese” che permetta “alle imprese di investire a costo zero nel risparmio energetico e nelle fonti rinnovabili”;
- “Sburocratizzazione per favorire la creazione di impianti di energia rinnovabile”;
- “Contrasto al carobollette” attraverso la “revisione del sistema di formazione del prezzo del gas favorendone lo sganciamento dal mercato olandese TTF, caratterizzato da fenomeni speculativi”;
- Un fermo no a “nuove trivellazioni e a nuovi inceneritori”.