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E-fuel

Porsche e non solo. Ecco le aziende tedesche che brindano per gli e-fuel approvati da Bruxelles

Gli e-fuel rispondono a una duplice necessità: salvare i motori endotermici dal bando del 2035, dato che l'Ue non riesce a competere con la Cina sulle auto elettriche, e consentire alle case automobilistiche di non stravolgere le proprie filiere. È in particolare la Germania a festeggiare per l'ok della Commissione. Ecco perché.

La Commissione Europea e la Germania hanno trovato l’accordo sugli e-fuel. Ad annunciarlo è stato, nella giornata del 25 marzo, il vicepresidente della Commissione Europea, Frans Timmermans, tra i più accaniti sostenitori del piano Fit for 55 voluto dal governo comunitario di Ursula von der Leyen.

Piano che subisce una deroga sostanziale sebbene l’accordo non venga snaturato del tutto, lasciando infatti fuori dalla porta i biocarburanti sostenuti dall’Italia (Eni vi investe da parecchio). Ignorate le istanze di Roma, l’accordo tra Bruxelles e Berlino dovrebbe essere sufficiente a sbloccare l’impasse istituzionale che si era creata per l’approvazione del divieto a vendere auto con motore endotermico a partire dal 2035.

COSA SONO GLI E-FUEL

Gli e-fuel sono prodotti mediante la combinazione chimica di idrogeno e anidride carbonica. Non vanno confusi con i biocarburanti, che come suggerisce il nome derivano da olii esausti, altri tipi di rifiuti o anche ortaggi come il mais.

PRO E CONTRO

C’è però un problema che è anche il principale argomento contrario di chi li avversa: l’idrogeno viene ottenuto per elettrolisi e per farlo servono perciò molta energia elettrica e molta acqua.

E poi c’è un altro tema: perché gli e-fuel possano dirsi davvero a zero emissioni di CO2 occorre che l’elettricità necessaria alla produzione venga da fonti di energia rinnovabili come quella solare, eolica, geotermica, idrica o dalle maree. Un argomento che al momento non favorisce nemmeno l’auto elettrica, dato che nella maggior parte dei casi l’energia che alimenta le gigafactory proviene da fonti fossili (petrolio, gas, carbone).

L’altro ostacolo riguarda la dispendiosità dei processi di produzione che fa sì che il prezzo al litro di un e-fuel si aggiri attorno ai 10 euro, ma si tratta di un collo di bottiglia che tutte le tecnologie sperimentali attraversano, agilmente superabile dalla produzione in massa e con massicci investimenti in R&D finalizzati a rendere le procedure meno complesse: si stima che lo sviluppo e la diffusione soprattutto nell’aviazione possa farlo scendere a 2 euro al litro, parificandolo di fatto coi prezzi odierni dei carburanti tradizionali.

CHI PRODUCE E-FUEL IN GERMANIA

La Germania studia da tempo le potenzialità delle benzine sintetiche (sono noti soprattutto gli investimenti di Porsche e Bosch) e ospita cinque impianti principali mentre diverse case automobilistiche si sono mosse per produrre e-fuel altrove.

Inratec ha aperto il più grande impianto pilota al mondo per la produzione di e-cherosene sostenibile a Emsland, in Bassa Sassonia, nel 2021. L’azienda sta progettando un impianto industriale pionieristico per la produzione di carburanti sintetici sostenibili vicino all’aeroporto di Francoforte. Fino a 4,6 milioni di litri di e-carburanti Ineratec saranno prodotti ogni anno da 10.000 tonnellate di CO2 biogenica ed elettricità rinnovabile. Tra i partner: Engie, Safran e MPC, mentre ta gli investitori Extantia, Planet A, High-Tech Gründerfonds, FO Holding e l’Istituto di Tecnologia di Karlsruhe.

C’è poi l’impianto di Chemieanlagenbau Chemnitz GmbH (Cac), già attiva nei settori della chimica inorganica, della raffinazione e della petrolchimica, della tecnologia del gas e degli impianti industriali, con circa 400 dipendenti, 270 dei quali nella sede centrale di Chemnitz. Cac si sta concentrando sulla produzione di eGasoline ed eKerosene attraverso il Metanolo-carburante con l’obbiettivo di arrivare a 1.000.000 di litri all’anno dal 2030.

Un terzo progetto è portato avanti da Synhelion Germany GmbH, dal Centro Aerospaziale Tedesco e.V. (DLR) e dall’Istituto Solare Jülich dell’Università di Scienze Applicate di Aachen, con il supporto del governo tedesco che a fine 2021 nell’ambito del Programma di Ricerca Energetica, il Ministero Federale Tedesco per gli Affari Economici e l’Energia (BMWi) ha staccato un assegno da 3,92 milioni di euro per costruire il primo impianto al mondo per la produzione industriale di combustibili solari presso il Brainergy Park Jülich, nella Renania Settentrionale-Vestfalia, in Germania. L’impianto coprirà l’intero processo, dalla luce solare concentrata al carburante liquido sintetico, per la prima volta su scala industriale. I prodotti finali saranno il cherosene solare e la benzina solare.

L’impianto utilizzerà il processo solare termico di Synhelion per la produzione di carburanti solari basati sul calore di processo della luce solare concentrata. Nel 2019, Synhelion aveva già dimostrato la fattibilità della sua tecnologia in condizioni operative reali in un piccolo impianto pilota con il Politecnico di Zurigo. Nel 2020, Synhelion ha testato con successo un secondo prototipo con la luce solare artificiale presso l’impianto Synlight del DLR. Per portare i combustibili solari sul mercato il più rapidamente possibile, nel maggio 2021 Synhelion ha stretto una partnership con Wood, attivo nella consulenza e nell’ingegneria per l’energia e l’ambiente costruito. Nell’ambito di questa collaborazione, è stato allestito un impianto di prova per la produzione di syngas sulla torre solare del DLR a Jülich per dimostrare la tecnologia su scala industriale.

Anche H&R Group, Mabanaft GmbH & Co. KG, P2X-Europe GmbH & Co. KG, INERATEC GmbH sono al lavoro nella produzione di efuel con l’impianto di Next Gate.

Tra gli impianti più “anziani”, in sviluppo dal 2017, quello nell’estremo nord del Paese di Solarbelt gGmbH, una consociata no-profit di Atmosfair gGmbH fondata nel 2019, che attualmente è ancora finanziata esclusivamente da Atmosfair. La Solarbelt gGmbH è stata fondata per assumersi il rischio di responsabilità per l’impianto e il funzionamento in base alla legge sulla responsabilità ambientale. L’impianto è interamente prefinanziato con fondi di Atmosfair, non vi sono fondi pubblici o finanziamenti di terzi tramite aziende (venture capital ecc.) ma Lufthansa è tra i principali clienti. Con una capacità di 350 tonnellate di olio combustibile sintetico all’anno, l’impianto supera di gran lunga la scala di laboratorio e fornirà e-kerosene alle compagnie aeree tedesche. È il primo impianto al mondo a produrre olio combustibile per e-kerosene approvato dall’ASTM per l’aviazione commerciale. I componenti tecnici e il lavoro di ingegneria associato all’assemblaggio di tutti i componenti in un impianto di produzione provengono quasi esclusivamente dalla Germania.

L’impianto produce dapprima un gas di sintesi dai materiali di partenza CO2 e idrogeno (elettrolisi) attraverso la Reverse Water Gas Shift Reaction (RWGS) e poi olio combustibile sintetico (SynCrude) attraverso la sintesi FischerTropsch. Quest’ultimo viene poi consegnato da Atmosfair a una raffineria, che trasforma l’olio combustibile sintetico in Jet A1, approvato secondo gli standard ASTM per tutti i motori a reazione utilizzati nell’aviazione commerciale e immesso sul mercato dalla raffineria stessa (consegna a un aeroporto). Poiché la CO2 rilasciata durante la combustione del cherosene sintetico è stata precedentemente ottenuta da una fonte biogenica (impianto di biogas e cattura diretta dell’aria), il processo complessivo è neutro dal punto di vista della CO2.

PORSCHE E NON SOLO

E poi ci sono le case automobilistiche. Porsche, è noto, scommette da tempo sugli e-fuel. La Casa di Zuffenhausen ha appena avviato la produzione industriale di carburanti sintetici presso l’impianto pilota “Haru Oni” di Punta Arenas, in Cile, costato oltre 45 milioni di euro. Il progetto coinvolge diversi partner internazionali, tra cui la tedesca Siemens, l’italiana Enel e la HIF Global.

L’azienda guidata da Blume finora ha investito oltre 94 milioni di euro nello sviluppo e nella produzione di e-fuel ed esattamente un anno fa, nell’aprile del ’22, ha anche sborsato circa 70 milioni di euro per acquisire il 12,5% della HIF Global. «Possiamo adattare la politica fiscale per rendere gli e-fuel più economici. La politica dovrebbe sostenere gli investimenti per rendere i prezzi più attraenti», ha affermato il ceo della casa di Stoccarda. «Ne vale la pena. Non conosco altra possibilità per decarbonizzare le auto con motore a combustione», ha concluso Blume alla presentazione dei risultati finanziari di Porsche che decretano un aumento delle vendite del 13,6% a 37,6 miliardi di euro col risultato operativo salito del 27,4% a 6,8 miliardi di euro, il rendimento balzato al 18% dal 16% dell’anno precedente. La controllata del gruppo Volkswagen è quotata da settembre ma in breve tempo ha superato la controllante per valore di mercato, superando i 100 miliardi di dollari.

Audi ha invece stretto accordi con la startup innovativa Sunfire con la quale ha aperto l’impianto pilota di Dresda, testando il combustibile sviluppato mediante tecnologia PtL (Power-To-Liquids) per trasformare l’acqua e l’anidride carbonica in diesel sintetico, sia in forma pura che come additivo per i combustibili tradizionali a bordo di un’Audi A8.

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