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Eni, ecco come e perché l’Italia spinge sui biocarburanti in Europa

La lettera del governo italiano alla Commissione europea che caldeggia i biocarburanti e il ruolo dell'Eni. Fatti, numeri e approfondimenti

 

Se la Germania si è svegliata all’improvviso sullo stop all’auto elettrica intesa come sola tecnologia su cui basare il processo di decarbonizzazione nei 27 Paesi Ue, il governo italiano con una lettera che i ministri dei Trasporti, Matteo Salvini, dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, e delle Imprese, Adolfo Urso, inviata a Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea e massimo responsabile del Green Deal, chiede una deroga non solo per gli e-fuel, ma anche per i biocarburanti.

COSA CHIEDE L’ITALIA ALLA UE

“L’Italia è pienamente impegnata nella decarbonizzazione del settore del trasporto e nella riduzione delle emissioni dei veicoli leggeri”, si legge nella missiva del governo nella quale viene ribadita “la necessità di rispettare il principio della neutralità tecnologica per garantire una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa verso una mobilità a zero emissioni” e che il nostro Paese non accetterebbe “un’interpretazione indebitamente ristretta da parte della Commissione del concetto di carburanti neutri”, con l’esclusione dei biocarburanti.

LE PAROLE DI MELONI PRO BIOCARBURANTI

“Sull’incontro a due non ho nulla da dire: sono normali, accadono continuamente e ne facciamo anche noi. Per quello che riguarda la materia, la tesi che noi continuiamo a sostenere e che ribadiremo e’ che, fermi restando gli obiettivi della transizione che condividiamo, noi non riteniamo che l’Unione debba occuparsi anche di stabilire quali siano le tecnologie con le quali arrivare a quegli obiettivi”. Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al suo arrivo all’Europa Building di Bruxelles per partecipare alla prima giornata del Vertice Ue, ha risposto a una domanda sul faccia a faccia di oggi tra la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz e sul probabile compromesso spinto dalla Germania per escludere gli efuel dal bando ai motori a combustione previsto per il 2035. “Anche perché – ha argomentato Meloni – ci sono delle tecnologie sulle quali l’Italia, e dunque l’Europa, sono potenzialmente un’avanguardia e, rispetto a un’ipotesi di questo tipo, decidere di legarsi a tecnologie che invece sono di fatto detenute come avanguardia da nazioni esterne all’Unione secondo me e’ una scelta che non favorisce la competitivita’ del nostro sistema. Ma mi pare una tesi assolutamente di buon senso e quindi confidiamo che possa passare anche per quello che riguarda i biocarburanti”.

COSA SONO I BIOCARBURANTI

I biocarburanti sono vettori energetici liquidi o gassosi, adatti per l’uso nell’autotrazione, prodotti a partire da biomasse, ovvero dagli scarti e dai residui dell’attività agricola e forestale e relative lavorazioni (incluse sostanze vegetali e animali), così come la parte biodegradabile dei rifiuti e dei reflui industriali e domestici. I biocarburanti sono considerati una risorsa rinnovabile, in quanto la loro produzione si basa essenzialmente su materie prime in grado di rigenerarsi e riprodursi in breve tempo.

I BIOCARBURANTI IN ITALIA E IL RUOLO DI ENI

L’Italia, scrive l’Ansa, soprattutto per via di Eni risulta parecchio avanti nella ricerca e nella produzione di biocarburanti. La raffineria di Porto Marghera è stata riconvertita al bio nel 2014, quella di Gela nel 2019. Gli impianti trasformano in carburante verde di alta qualità, l’Hvo (Hydrotreated Vegetable Oil) gli olii vegetali usati e di frittura, i grassi animali, gli olii estratti da colture dedicate e non in competizione con la produzione agricola. Nella raffineria di Livorno, Eni produce biocarburante per gli aerei, il Saf (Sustainable Aviation Fuel).
Al momento viene miscelato al 20% col combustibile fossile, per ridurre la sua impronta carbonica.

Il Cane a sei zampe, riporta sempre l’agenzia di stampa, punta a produrre 2 milioni di tonnellate di biocarburanti all’anno nel 2025 per arrivare a 6 milioni all’anno in un decennio. Come? Creando soprattutto in Africa, al momento in Kenya, Mozambico e Congo, grandi piantagioni dette agrihub di colture oleaginose, in particolare il ricino, che richiedono poca acqua e che non sono in competizione con le colture alimentari.

Recentemente, dal Kenya è arrivato nella bioraffineria di Gela il primo carico di olio vegetale prodotto nell’agri-hub di Makueni, mentre a Venezia è arrivato il primo carico di olii di frittura esausti. L’obiettivo è di coprire il 35% dell’approvvigionamento delle bioraffinerie Eni entro il 2025.

Molto più difficile, sottolinea l’Ansa, sarebbe coprire con i carburanti verdi il settore dell’automotive: l’Italia, secondo i dati del 2021 del Ministero delle Imprese, consuma 7 milioni di tonnellate di benzina all’anno per le auto e 23 milioni di tonnellate di gasolio per i motori diesel, interpellato dall’Agenzia sulla proposta europea di stop ai motori endotermici al 2035, l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, non si era mostrato preoccupato: “Per i biocarburanti ci sono l’aviazione e il marittimo. Anche senza l’auto, il mercato c’è”.

biocarburanti italia

Proprio in quest’ultimo periodo è iniziata la distribuzione in 50 stazioni di servizio Eni – per arrivare poi a 150 punti vendita in Italia – di HVOlution, un biocarburante che viene prodotto da materie prime di scarto e residui vegetali, composto al 100% da HVO puro.

IL MERCATO ITALIANO IN NUMERI

Secondo una risalente ricerca (risale al periodo pre-pandemico) di Confindustria Energia, la quasi totalità del consumo italiano di biocarburanti nel 2017 ha riguardato il biodiesel (1.165.000 Tonnellate) il bio-ETBE (38.000 tonnellate) e il bioetanolo (20 Tonnellate), di cui prodotti in Italia 310.564 tonnellate di Biodiesel e 19.636 di bio-ETBE (fonte GSE).

Nel 2017 la maggior parte dei biocarburanti immessi in consumo in Italia è stata ottenuta a partire da derivati dalla lavorazione di oli vegetali. E’ significativa, inoltre, la quota di biocarburanti prodotti a partire da oli e grassi animali, e negli ultimi anni si è registrata una crescita della produzione di greendiesel HVO (Hydrogenated Vegetable Oil). Parallelamente alla produzione di HVO si ha anche disponibilità di GPL e Virgin Nafta Bio.

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