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Ambientalisti Stati Generali

Decreto Semplificazioni, tutte le falle del governo sui rifiuti

Il decreto Semplificazioni sarà una occasione mancata su rifiuti e termovalorizzatori?

 

La partita green per lui è in pieno svolgimento. Per i suoi critici è piena di falli, per usare una metafora calcistica.

Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa è convinto che con il decreto Semplificazioni sarà data un’enorme spinta al Green New Deal. Per snellire procedure e andare più spediti su molte opere, effettivamente il decreto contiene novità. Bisognerà comunque spettare gli altri passaggi parlamentari e politici che non si annunciano facili, accusato com’è il governo di attendismo e di estenuanti mediazioni al proprio interno.

Costa è soddisfatto per aver alleggerito le autorizzazioni per le colonnine elettriche, per l’approvazione dei progetti per le rinnovabili, per nuove norme sul dissesto idrogeologico. “Abbiamo voluto imprimere una ulteriore accelerazione alla green economy e al green new deal – ha detto-  con un occhio particolare agli interventi per lo sviluppo di energie rinnovabili e mobilità sostenibile”.

Un punto, però, non ha suscitato l’interesse del ministro: i termovalorizzatori e la gestione dei rifiuti. Una piaga decennale che non si riesce a sanare, aggravata da quando al governo sono arrivati i Cinquestelle. Tra i loro antichi “No” ci sono quegli impianti che tanta altra parte d’Italia aspetta. Nessuna semplificazione, allora. Costa è fermamente contrario e finora ha tenuto testa a tutte le iniziative favorevoli ad una diversa gestione dei rifiuti urbani. Insomma una certa idea dell’Italia di domani.

Dieci giorni fa Chicco Testa, presidente di Fise Assoambiente (l’associazione delle aziende del trattamento rifiuti), ha scritto una lettera al ministro per controbattere le posizioni contrarie. “Lei dice che l’autorizzazione per un impianto di questo genere dura dai 5 ai 7 anni – scrive Testa – Per quale ragione le procedure devono durare 5/7 anni, visto che si tratta di impianti che in tutti i Paesi europei vengono autorizzati con tempi infinitamente più brevi?”.

Quale migliore occasione per il decreto approvato? La verità è che tutto il governo sembra essere distante dalla necessità di gestire i rifiuti con impianti che farebbero molto bene anche al sistema energetico. Bruciare rifiuti per produrre energia pulita da distribuire a famiglie e imprese. La raccolta differenziata va benissimo, ma non garantisce il sistema nazionale.

La normativa europea prevede entro il 2035 una percentuale non di raccolta differenziata ma di riciclo del 65% . L’Italia oggi è al 45%. La stessa direttiva, dicono gli industriali, autorizza l’uso delle discariche non superiore al 10%. Rimane una differenza del 25%. Escludendo il riciclo e la discarica, quali altre tecnologie rimangono disponibili?

Testa scrive a Costa che basterebbe la realizzazione di un modesto numero di nuovi termovalorizzatori per chiudere il gap. La soluzione più avanzata dal punto di vista tecnologico e senza oneri per lo Stato. L’associazione stuzzica il ministro anche sui tempi di recupero degli investimenti – 12 anni al posto dei 20 stimati dal governo – e tutti a carico delle imprese private. Il governo non ci sente.

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