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Decarbonizzazione dell’Europa: nuove economia e nuove occupazioni

La strada intrapresa dall’Europa è quella giusta: la decarbonizzazione porterà una nuova economia, nuove opportunità di sviluppo e più occupazione   Il carbone è la fonte fossile che produce più anidride carbonica delle altre fonti fossili. Dire addio al carbone (e a tutte le altre forme di energia poco pulita) si tradurrà in grandi vantaggi…

La strada intrapresa dall’Europa è quella giusta: la decarbonizzazione porterà una nuova economia, nuove opportunità di sviluppo e più occupazione

 

Il carbone è la fonte fossile che produce più anidride carbonica delle altre fonti fossili. Dire addio al carbone (e a tutte le altre forme di energia poco pulita) si tradurrà in grandi vantaggi per l’ambiente e per l’economia, che dovrà reinventarsi e modificarsi.

Se ad oggi eliminare a priori questa fonte di energia è impossibile, è vero anche che l’Europa ci sta lavorando e che entro il 2030 dovrebbe abbattere le emissioni di Co2 almeno del 40%. La strada intrapresa è quella giusta e nel percorso di decarbonizzazione il Vecchio Continente è a buon punto.

L’intervista sul tema a Giulio Volpi, Unità energie rinnovabili e Ccs, DG Energia, Commissione europea

Quali Sono gli obiettivi che la Commissione Europea pone nel Winter Package?

carboneL’Unione europea ha assunto l’impegno di ridurre le emissioni di CO2 almeno del 40% entro il 2030: questa è un’opportunità per modernizzare la nostra economia, creando allo stesso tempo opportunità di sviluppo e nuova occupazione in tutta Europa.

In questo contesto, il pacchetto sull’energia presentato dalla Commissione europea lo scorso novembre ha tre obiettivi principali: privilegiare l’efficienza energetica, assicurarsi la leadership a livello mondiale nelle energie rinnovabili e garantire condizioni eque ai consumatori. Mobilitando fino a 177 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati ogni anno a partire dal 2021, questo pacchetto può produrre un aumento dell’1% del PIL nell’arco del prossimo decennio, oltre a creare 900.000 nuovi posti di lavoro.

Il pacchetto energia comprende anche la riforma dell’assetto del mercato. Cosa prevede? E in funzione del tema del dispacciamento?

La riforma dell’assetto del mercato di energia elettrica mira a creare condizioni di parità tra tutte le tecnologie di generazione nonché a eliminare le distorsioni del mercato affinché le fonti rinnovabili possano competere su un piano di parità con le fonti convenzionali. È necessario quindi che nell’evoluzione del mercato elettrico sia data alle rinnovabili e all’efficienza energetica la possibilità di accedere a tutti i mercati energetici, incluso quello infragiornaliero e quello dei servizi di bilanciamento, traendone anche vantaggi. Infatti, l’abilitazione a tali mercati consentirebbe di ridurre gli oneri di sbilanciamento che oggi vengono a gravare su tali fonti, con effetti positivi anche sulla bolletta elettrica. Inoltre, le misure proposte mirano a creare un mercato a breve termine più liquido, affinché le fluttuazioni dei prezzi possano adeguatamente riflettere la scarsità e offrire incentivi adeguati per una rete flessibile.

carboneAl contempo pensiamo che sia necessario rivedere le regole che distorcono la formazione dei prezzi (quali le norme che attribuiscono priorità al dispacciamento di taluni impianti) al fine di attivare e realizzare appieno il potenziale di flessibilità che può offrire il fronte della domanda. Vorrei sottolineare che il dispacciamento prioritario rimarrà per gli impianti da fonti rinnovabili esistenti, per gli impianti di piccola scala e per i progetti dimostrativi. In ogni caso, gli Stati membri potranno scegliere di mantenere la priorità di dispacciamento, previa dimostrazione alla Commissione che, a causa del cattivo funzionamento dei mercati di breve termine, non è possibile eliminare la priorità senza mettere a rischio il raggiungimento degli obiettivi UE per le rinnovabili e l’efficienza. Inoltre, l’interrompibilità dovrà essere soggetta a meccanismi di mercato. La riduzione dell’energia da rinnovabili o da cogenerazione deve essere ridotta al minimo necessario, con conseguente compenso.

Il Winter Package prevede anche una revisione della Direttiva 28/2009 sulle rinnovabili. In che modo verrà modificata?

La revisione della Direttiva 28/2009 ha l’obiettivo di mettere in campo le misure necessarie per il raggiungimento in modo efficiente dell’obiettivo europeo minimo del 27% di fonti rinnovabili al 2030. In primo luogo, la direttiva definisce un quadro regolatorio comune in materia di meccanismi di sostegno, teso a promuovere l’integrazione delle rinnovabili nel mercato elettrico, a favorire un percorso graduale di europeizzazione dei sistemi e a ristabilire un quadro di certezza degli investimenti nel settore. La direttiva poi riconosce i prosumer (produttori-consumatori) come un attore chiave nella transizione energetica, definendone i diritti di base, estendendoli anche ai condomini e alle comunità energetiche. Viene richiesto ai Paesi membri di adoperarsi per aumentare la quota di rinnovabili nel settore del riscaldamento e del raffrescamento di almeno 1% all’anno nel decennio 2020-2030. Al fine di promuovere la decarbonizzazione e la diversificazione energetica nei trasporti, la direttiva prevede una quota minima di miscelazione del 6,8% al 2030 da fonti rinnovabili, quali l’elettricità e i biocarburanti avanzati. Anche la normativa sulla sostenibilità delle bioenergie è stata rafforzata, con l’estensione dei criteri europei alle biomasse solide e gassose usate per la produzione di elettricità e calore. C’è infine da ricordare che nel regolamento sulla Governance è previsto un meccanismo per colmare possibili divari – sia a livello di ambizioni che di attuazione – con gli obiettivi al 2030 di rinnovabili e efficienza energetica, incluso una “piattaforma finanziaria” per lo sviluppo di progetti europei di energia rinnovabile.

Dal punto di vista delle procedure amministrative, sono previsti meccanismi di semplificazione?

energiaLa Commissione propone di semplificare le procedure amministrative attraverso l’introduzione di un solo soggetto responsabile e tempi certi per il rilascio delle autorizzazioni. Ad esempio, è previsto un limite massimo di 3 anni per i nuovi impianti di grande taglia (che scende all’anno per il repowering, sempre qualora sia necessaria un’autorizzazione). Per piccoli progetti sotto i 50 kW basterà la comunicazione al gestore di rete.

A che punto si trova l’Europa nel percorso di decarbonizzazione dei consumi? Quali sono gli obiettivi futuri?

L’Europa è sulla buona strada nel percorso di decarbonizzazione dell’economia. Grazie agli ingenti sforzi in materia d’innovazione dei processi e dei prodotti, l’Europa è riuscita a dissociare la crescita economica dalle emissioni di gas a effetto serra. Nel periodo 1990-2015, il prodotto interno lordo (PIL) dell’Unione europea è aumentato del 50%, mentre le emissioni sono diminuite del 22%. Se gli Stati membri proseguiranno nei loro sforzi, l’Unione europea è sulla buona strada per raggiungere, e superare, gli obiettivi al 2020 in materia di efficienza e rinnovabili. Ad esempio, a livello europeo nel 2015 la quota di energia rinnovabile ha già raggiunto il 17% dei consumi energetici finali (a fronte di un obiettivo del 20%). Undici Paesi membri hanno già raggiunto i loro obiettivi per il 2020.

Per consolidare e accelerare questo grande processo di modernizzazione economica e innovazione tecnologica, la Commissione europea ha proposto nuovi e più ambiziosi target per il 2030: una riduzione del 40% delle emissioni di gas serra, un aumento dell’efficienza energetica di almeno il 30% e una quota minima di energie rinnovabili del 27%. Fermo restando che la decisione finale rimane nel campo dei governi nazionali e dell’Europarlamento, che dovranno approvare questi obiettivi e le relative proposte legislative entro la fine dell’anno.

Pubblicato su il Pianeta Terra di marzo 2017

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