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L’Europa dimentica l’Italia sulle materie prime critiche? Report

L'elenco delle materie prime cruciali redatto dall'Unione europea tiene conto delle necessità dell'Italia? Ecco i punti critici evidenziati da uno studio del Criet

 

Il CRIET, il Centro di ricerca interuniversitario in economia del territorio legato all’Università di Milano-Bicocca, ha pubblicato di recente un nuovo studio sulle materie prime non energetiche. Il rapporto ha l’obiettivo di identificare il fabbisogno italiano di materiali di base per la produzione industriale, ma dalla sua lettura evince una distanza notevole tra le necessità di approvvigionamento del nostro paese e quelle definite dall’Unione europea.

LA CRITICA ALL’UNIONE EUROPEA

Angelo Di Gregorio, direttore del CRIET, ha detto infatti al Sole 24 Ore che l’elenco dei critical raw materials stilato dalla Commissione europea – ovvero la lista delle materie prime considerate cruciali per l’economia del blocco – non sia stato realizzato a partire “da esigenze reali, ma dal mondo dei sogni, quello in cui la transizione energetica si compie nei tempi e nei modi prospettati dai programmi di Bruxelles, che peraltro sono ancora in evoluzione come dimostra il dibattito su gas e nucleare“.

NECESSITÀ ATTUALI E FUTURE

Di Gregorio pensa che sia “rischioso fare eccessivi salti in avanti, trascurando materiali necessari per salvaguardare le nostre attuali produzioni”. Secondo il professore, insomma, sarebbe più utile focalizzarsi sulle necessità attuali piuttosto che proiettarsi in un futuro industriale non del tutto definito: nella lista europea compaiono principalmente metalli per i nuovi settori della sostenibilità, come ad esempio il litio e il cobalto per le batterie; lo scandio per le celle a combustibile; il silicio per i chip dei veicoli elettrici. Le filiere di molti di questi elementi sono controllate dalla Cina.

LE CONVERGENZE ITALIA-EUROPA

Debora Tortora, professoressa della Bicocca che ha coordinato lo studio del CRIET, ha aggiunto che “forse da parte dell’Italia è mancata una contrattazione autorevole in sede Ue, perché molti dei materiali che per noi sono critici nell’elenco europeo non figurano”.

Tra le principali materie prime importate dall’Italia nel 2015, solo tre di queste sono presenti nell’elenco europeo dei critical materials: c’è la bauxite, la più importante per l’Italia pre-pandemia (5,2 miliardi di euro nel 2019, poi superata dall’oro). La bauxite è una roccia necessaria alla produzione di allumina e, conseguentemente, di alluminio. Cruciali per l’Europa e acquistati in volumi considerevoli dall’Italia sono inoltre il titano (si utilizza nei settori aerospaziali, chimico e biomedicale) e il gruppo dei platinoidi (necessari alla manifattura delle marmitte catalitiche dei veicoli).

Per il resto, le importazioni italiane di materie critiche come il cobalto, la gomma e il magnesio sono relativamente limitate.

E LE DIVERGENZE

Assenti nell’elenco europeo ma critici per l’Italia sono il molibdeno, il manganese e il cromo (si utilizzano per alcune leghe) e il caolino (destinato all’industria della ceramica).

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