Guardano i dati della Lombardia le società che lavorano nel campo dell’efficienza energetica – più note come Esco – e si preoccupano del futuro. Hanno aderito alla raccolta fondi della Protezione civile contro il coronavirus, ma si rifanno agli studi che in queste settimane hanno messo in relazione la diffusione dell’epidemia con l’inquinamento dell’aria. Studi che per la loro associazione Federesco rilanciano la necessità di una politica energetica completamente diversa dall’attuale modello italiano.
“Riteniamo doveroso che il governo incentivi tutte le iniziative volte a raggiungere una maggiore efficienza energetica nelle case, nelle scuole e negli uffici, occupandosi di dare un forte impulso alle energie rinnovabili, ridurre lo spreco di risorse e velocizzare il cambiamento verso l’economia circolare”, ha detto ieri Antonio Vrenna, vice presidente di Federesco.
Studi professionali e Società specializzate lavorano da anni per migliorare l’efficienza dei sistemi energetici locali. Assistono e collaborano con privati ed enti pubblici. Conducono la battaglia contro le aziende delle fonti tradizionali e nell’appello alle istituzioni, Vrenna auspica un’incentivazione di best practice, di resa strutturale di Econonus e Sisma Bonus, riducendo, principalmente gli aiuti finanziari alle compagnie petrolifere.
Un punto, quest’ultimo, aperto da molto tempo, che ha attraversato due ultimi governi, senza venirne a capo. Diciamo anche che non è una partita semplice e lo sarà ancora di più, dopo questa fase critica con consumi in discesa, oneri finanziari da sostenere, prezzo del petrolio “danzante”.
Il punto di osservazione drammatico delle Esco, comunque, è la pianura padana, dove le polveri sottili sono una costante sulla testa di grandi e medie città. Sono molti gli studi scientifici che evidenziano come l’inquinamento dell’aria possa considerarsi tra i fattori aggravanti nella diffusione del virus, dice l’associazione.
I livelli di polveri sottili hanno superato più volte il limite consentito dalla legge, per cui l’emergenza di queste settimane incalza il Governo e i Governi che si susseguiranno, a perseguire politiche più severe per la salvaguardia dell’ambiente.
In cifre, politiche che metterebbero in circolo 200 miliardi di euro d’investimenti e 250 miliardi di valore aggiunto, con circa 900.000 nuovi posti di lavoro in cinque anni. Stime assai positive che contrastano con l’assetto energetico italiano che si muove lentamente verso gli obiettivi di sostenibilità.
L’emergenza può accelerare tutto, d’accordo, ma bisognerà rivedere da cima a fondo il Piano nazionale clima inviato a Bruxelles ad inizio anno. La classica beffa sempre in agguato in politica. Perché il documento partiva negli stessi giorni in cui si iniziava a parlare di Covid 19 in Italia.