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RCS Talk Acqua

Come e perché si deve puntare sulla Blue economy

Chi c'era e che cosa si è detto all’Rcs Talk Green & Blue “Blue Economy e Tutela dell’Ambiente”

 

I fenomeni atmosferici estremi, sempre più frequenti, evidenziano l’importanza dell’acqua come una risorsa ambientale, sociale ed economica da tutelare e valorizzare. Per contrastare il cambiamento climatico è necessario agire attraverso la prevenzione e il monitoraggio, ma anche digitalizzare le infrastrutture di rete e progettare dei modelli idraulici più moderni e sostenibili.

Azioni che andranno a vantaggio, oltre che del nostro pianeta, di tutti gli attori della blue economy e della filiera agroalimentare, che potranno contribuire agli obiettivi di decarbonizzazione grazie ad un uso delle risorse idriche più razionale.

Oggi a Milano, durante l’RCS Talk Green & Blue “Blue Economy e Tutela dell’Ambiente”, esperti, manager e rappresentanti delle istituzioni si sono confrontati su questi temi, analizzando gli scenari più innovativi e lanciando il seguente messaggio: bisogna promuovere investimenti e progetti industriali sostenibili per un uso dell’acqua e degli oceani più equo e sostenibile.

DELL’ACQUA: L’ACQUA HA UN VALORE ECONOMICO E MORALE

“In Italia – ha dichiarato Nicola Dell’Acqua, commissario straordinario contro la siccità – l’acqua è un bene pubblico, dev’essere un bene pubblico e ha un valore economico e morale. L’acqua se produce energia ha un valore, se la rendiamo idropotabile ha un valore e se la usiamo in agricoltura ha un valore. Però non ne percepiamo il valore quando la troviamo nei laghi, nelle dighe, nelle falde, quella che definiamo ‘acqua grezza’. In questo caso il suo valore è morale: i cittadini che sono a monte dei bacini idrogeologici ne hanno un tipo di valore e quelli che si trovano a valle – che ricevono troppa acqua o non ne ricevono affatto – ne hanno un altro valore, cioè la apprezzano molto di più quando non c’è e la disprezzano quando ce n’è troppa. L’acqua grezza quindi non ha un valore univoco, e questo è un problema da gestire”.

GUERRINI (ARERA): SERVE UN APPROCCIO INTEGRATO

Andrea Guerrini, presidente di WAREG e commissario di Arera, ha sottolineato il fatto che “non è detto che l’acqua nelle falde ci sia sempre. Dobbiamo quindi estendere la filiera del servizio idrico integrato, allargandola a monte e cercando di portare le utility anche ad un arricchimento delle falde e della risorsa idrica in generale. Questo implica un approccio integrato, perché attualmente ci sono vari attori che si occupano di usi differenti: le utility del servizio idrico distribuiscono l’acqua potabile, i consorzi di bonifica si occupano della distribuzione ai fini irrigui etc, e questa parcellizzazione nella gestione delle reti non ha aiutato e ha portato ad una deresponsabilizzazione sull’uso dell’acqua e sulla disponibilità dell’acqua in falda”.

TAGLIOLI (ASSOIDROELETTRICA): ISTITUZIONI AIUTINO A MASSIMIZZARE EFFICIENZA IMPIANTI

Paolo Taglioli, direttore generale di Assoidroelettrica, ha evidenziato come “le centrali idroelettriche stanno per compiere 150 anni di storia e rappresentano quella fonte che ha permesso di far nascere l’industria nel nostro Paese e di farla ripartire dopo il grande conflitto. L’idroelettrico è una fonte pienamente sostenibile a cui inizialmente non si dava molto peso ma che oggi, con i cambiamenti climatici, oltre ad essere una filiera nazionale preziosissima rappresenta quello strumento di sostenibilità che serve a dare occupazione attraverso le nostre imprese”.

“In questi anni – ha aggiunto Taglioli – l’idroelettrico è stato messo a durissima prova: prima produceva con regolarità, mentre da un paio di anni è stato sottoposto ad una siccità mai vista prima. In certi luoghi la portata dei bacini idrici è diminuita anche dell’80%. Serve una vicinanza delle istituzioni per massimizzare l’efficienza degli impianti idroelettrici, che da un lato rappresentano la principale forma di contrasto ai cambiamenti climatici, ma dall’altro ne sono anche la principale vittima, perché quando piove i maggiori danni li subiscono i corpi idrici, dove si trovano le nostre centrali. Dal gas non si può prescindere, ma ogni kilowattora prodotto da fonti rinnovabili dà il suo contributo per lasciare un ambiente più sicuro e più sano alle generazioni future”.

DE PASCALE (RAVENNA): SERVONO OPERE PER RENDERE SICURO IL NOSTRO TERRITORIO

“Durante l’evento che, nel maggio scorso, ha colpito la Romagna e soprattutto Ravenna, i fiumi non hanno tenuto, e le enormi quantità d’acqua cadute in collina hanno prima generato frane devastanti nell’appennino romagnolo e, una volta scese in pianura, hanno distrutto gli argini pensili dei fiumi su quasi tutta la via Emilia. L’acqua quindi è uscita dai fiumi e i canali non erano strutturati per gestire una situazione del genere”. Così il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale, che ha aggiunto: “va ricordato che il territorio di Ravenna fino all’inizio dell’800 era quasi completamente allagato, l’antica capitale dell’impero era circondata da paludi e da valli, sia a mare che a monte. Oggi quel territorio non è più malarico e vallivo, ma è fertile, coltivato e vissuto grazie a straordinarie opere di bonifica. Tutto questo ha permesso ad una terra disabitata e malarica di diventare un territorio positivo e da vivere. Gli eventi climatici che abbiamo vissuto a maggio ha alzato l’asticella ad un livello mai visto prima. Oggi quindi dobbiamo costruire opere all’altezza dei nostri antenati che ci permettano di rendere sicuro questo territorio”.

COMAZZI (AIPO): IN 5 ANNI INVESTITI 1 MLD EURO PER DISSESTO IDROGEOLOGICO

“Il nostro è un territorio fragile – ha affermato Gianluca Comazzi, presidente di AIPO e assessore al Territorio della Regione Lombardia – quindi è altissima la soglia di attenzione, di prevenzione e di investimento della nostra Regione per la sicurezza dei nostri cittadini. Negli ultimi 5 anni per il dissesto idrogeologico abbiamo investito circa 1 miliardo di euro. Vogliamo cercare di prevenire eventuali esondazioni, investire in infrastrutture, controllare i nostri fiumi. È un lavoro capillare di monitoraggio e di investimento di alta specialità. L’uomo non può controllare tutto, ci sono delle variabili che non governiamo, però possiamo fare il possibile per prevenire questi eventi”.

“Per quanto riguarda il Seveso – ha aggiunto Comazzi – ultimeremo le vasche di laminazione entro il 2024 che consentiranno di alleggerire di molto l’acqua che rischia di invadere le nostre città. È molto importante che lo Stato sia vicino alle Regioni. Oggi gli eventi climatici sono brevi ma molto intensi, non possiamo permettere che ad ogni evento ci siano danni così consistenti, bisogna ripensare a come tutelare il nostro territorio”.

VEZZUTO (RINA): IL NAVALE È UNO DEI SETTORI PIÙ DIFFICILI DA DECARBONIZZARE

“Il settore navale – ha spiegato Giosuè Vezzuto marine executive vice president di RINA – è responsabile di oltre il 90% del trasporto di merci a livello mondiale. Senza le navi non ci sarebbe distribuzione di cibo, di beni e di energia. Le navi sono responsabili di circa il 3% delle emissioni di CO2 in atmosfera, ma l’obiettivo europeo di abbattimento è molto sentito nell’industria”.

“In sede internazionale – ha aggiunto – è stato stabilito un percorso di progressivo abbattimento delle emissioni di CO2 e di gas serra che prevede di arrivare alla neutralità climatica entro il 2050. Di tutti i settori hard to abate, lo shipping è uno dei più difficili per una serie di motivi: le navi intorno al mondo sono più di 100.000, ma ognuna è diversa dalle altre in termini di dimensioni, potenza installata, rotte percorse etc, quindi non si potrà avere una singola soluzione comune a tutte le navi. Siamo di fronte ad una sfida tecnologica di dimensioni enormi”.

DI BLASIO: OGGI LE AUTORITÀ PORTUALI SONO ANCHE DEGLI HUB ENERGETICI

“Le autorità portuali – ha ricordato Fulvio Lino Di Blasio, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale – hanno il ruolo di rappresentare non solo il luogo di scambio delle merci, ma anche un hub energetico. Questo ruolo è diventato ancora più evidente negli ultimi 2 anni perché il porto è un luogo in cui non solo possono ormeggiare le navi che trasportano combustibili da zone non di guerra (quindi per diversificare), ma anche luoghi in cui insediare impianti sia di creazione sia di stoccaggio di energia”.

“In questo periodo – ha spiegato Di Blasio – stiamo lavorando molto sull’onshore power supply, l’elettrificazione della banchine, per consentire alle navi di ormeggiare in banchina senza tenere accesi i motori, attraverso un’alimentazione elettrica. È un sistema complesso, soprattutto per il mantenimento di una certa tensione elettrica, a cui stiamo lavorando con Terna ed altri soggetti”.

TERENGHI (EDISON): OGGI VA CONSIDERATA ANCHE L’IMPRONTA IDRICA DELLE TECNOLOGIE

Per Barbara Terenghi, chief sustainability officer di Edison, “il legame tra energia e acqua si sta rafforzando perché è evidente che la produzione di energia molto spesso dipende dall’acqua, non solo nell’idroelettrico, ma anche per raffreddare alcuni processi. Oggi, quando guardiamo ad una tecnologia di generazione di energia funzionale alla transizione, dovremmo controllare non solo la sua impronta carbonica, ma anche la sua impronta idrica. Alcune tecnologie si dimostrano essere vincenti sia dal punto di vista dell’impronta carbonica che idrica, come il fotovoltaico e l’eolico”.

“Va detto però – ha aggiunto Terenghi – che anche l’energia è molto funzionale all’acqua, ad esempio nei processi di dissalazione, sempre più utilizzati in alcune regioni del mondo in cui l’acqua viene a mancare, ad esempio nel Medio Oriente. L’AIE ha stimato che nel 2040 l’energia utilizzata per la dissalazione nei Paesi del Medio Oriente sarà doppia rispetto a quella attuale, quindi stiamo galoppando verso usi dell’energia per la gestione dell’acqua sempre più importanti”.

MARTINA (FAO): MANCA CONSAPEVOLEZZA IN ISTITUZIONI ED OPINIONE PUBBLICA

Secondo il vice direttore generale della FAO, Maurizio Martina, “oggi manca la consapevolezza della centralità dell’acqua, si pensa che l’acqua sia un bene comune sempre e che sia un bene illimitato. Eppure, quello che sta succedendo dovrebbe aprire gli occhi a tuti. La questione idrica impatta sui disastri che abbiamo davanti, dal 2000 ad oggi i disastri naturali causati dalle alluvioni sono aumentati quasi del 150%. Manca la consapevolezza di questa urgenza nelle istituzioni, ma anche nell’opinione pubblica e nel nostro quotidiano”.

“Ognuno – ha spiegato Martina – dovrebbe avere la sua responsabilità in base al livello di competenza. Le istituzioni devono fare il primo passo, i governi hanno un ruolo decisivo, dal nostro punto di vista come agenzia multilaterale tecnica che assiste i Paesi ad implementare progetti e azioni utili a raggiunger alcuni obiettivi fondamentali di sviluppo rurale. Anche i cittadini, però, devono fare la loro parte nell’uso quotidiano dell’acqua. È nell’integrazione delle responsabilità che possiamo raggiungere gli obiettivi e questo vale anche per le imprese, che possono svolgere un ruolo decisivo nel migliorare la situazione”.

MAZZONCINI (A2A): SERVONO INVESTIMENTI PER RECUPERARE PRODUZIONE IDROELETTRICA

“L’idroelettrico ha accompagnato lo sviluppo industriale del nostro Paese”, ha dichiarato Renato Mazzoncini, CEO e general manager di A2A, che ha proseguito: “alla fine dell’800 l’unica fonte autoctona che avevamo era proprio l’idroelettrico, dal momento che l’Italia non aveva carbone o altri materie prime fossili realmente disponibile. Le nostre ferrovie sono state tutte elettrificate perché avevamo l’idroelettrico. Le acciaierie che abbiamo in Lombardia nascono con l’idroelettrico. L’Italia è il terzo Paese come produzione in Europa dopo Norvegia e Francia, e l’idroelettrico costituisce il 49% della nostra produzione rinnovabile. L’acqua oggi è una componente molto preziosa e da tutelare. Con il cambiamento climatico molti ghiacciai italiani oggi stanno sparendo. Bisognerebbe fare investimenti e interventi per recuperare la produzione idroelettrica, che oggi è diminuita sensibilmente perché l’attuale situazione idrogeologica è molto diversa da quella di 100 anni fa”.

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