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Cina Russia

Ecco come Russia e Cina si gasano

Durante l'incontro a Pechino tra Xi e Putin, Russia e Cina hanno annunciato un accordo sul gas naturale. Ma la sicurezza energetica dell'Europa non è a rischio. Ecco perché.

 

Durante l’incontro a Pechino con il presidente Xi Jinping, oggi, Vladimir Putin ha annunciato un nuovo accordo sul gas naturale tra Russia e Cina per 48 miliardi di metri cubi all’anno in tutto.

L’ACCORDO TRA GAZPROM E CNPC

La società gasifera statale russa Gazprom e la compagnia petrolifera CNPC, controllata dal governo cinese, hanno firmato un contratto di compravendita di gas a lungo termine. Ma le tempistiche non sono chiare. Una fonte ha detto a Reuters che il patto Gazprom-CNPC ha durata trentennale e che i primi flussi dovrebbero partire tra due o tre anni.

Dei 48 miliardi di metri cubi all’anno totali, 10 miliardi verranno spediti dalla Russia attraverso una “rotta nell’estremo oriente”. Vale a dire, probabilmente, che passeranno per l’isola di Sachalin all’interno del gasdotto Sachalin-Chabarovsk-Vladivostok. La tubatura possiede attualmente una capacità di 8 miliardi di metri cubi all’anno, ma Gazprom intende portarla a 30.

I restanti 38 miliardi di metri cubi all’anno, invece, riguardano la condotta Forza della Siberia, entrata in funzione alla fine del 2019, che tuttavia al momento non dispone di questa capacità: dovrebbe raggiungerla nel 2025; ora arriva a 14 miliardi.

ACCORDO IN EURO

Forse il dettaglio più significativo dell’accordo è che le transazioni si baseranno sull’euro e non sul dollaro, come parte del piano di Russia e Cina per ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti e tutelarsi in caso di sanzioni finanziarie.

L’EUROPA NON È IN PERICOLO…

Nessuno dei due accordi rappresenta una minaccia alla sicurezza energetica dell’Europa, che dipende pesantemente dalla Russia – per quasi il 40 per cento – per il soddisfacimento del proprio fabbisogno di gas.

I giacimenti siberiani che riforniscono il Vecchio continente, e che passano ad esempio per il gasdotto Yamal, sono infatti distinti da quelli destinati al mercato cinese: il gasdotto Yamal attinge ai campi della Siberia occidentale, mentre Forza della Siberia a quelli della Siberia orientale. L’Europa, poi, non è connessa con la rete di tubature di Sachalin.

…PER ORA

La Russia sta da mesi limitando le forniture di gas all’Europa, contribuendo al forte aumento dei prezzi: sta sì rispettando i contratti stipulati, ma senza prenotare capacità di esportazione aggiuntiva attraverso l’Ucraina, per esempio. Il gasdotto Yamal, che passa per la Bielorussia e la Polonia, solo in questi giorni ha ripreso a funzionare verso est.

Per Mosca il gas è un’arma di pressione sull’Europa utile al raggiungimento dei suoi obiettivi politici: non a caso, alcuni dei paesi più dipendenti dai flussi russi – come la Germania e l’Italia – non hanno adottato posizioni dure verso la crisi ucraina, temendo ripercussioni energetiche ed economiche.

Il fabbisogno europeo di gas russo verrebbe minacciato in caso di realizzazione di Forza della Siberia 2, un nuovo gasdotto che collegherebbe la Siberia occidentale (la penisola Yamal) alla Cina settentrionale e che dovrebbe avere una capacità massima di 50 miliardi di metri cubi annui.

I LEGAMI ENERGETICI TRA CINA E RUSSIA

La Cina ha bisogno del gas naturale per sostituire la propria (e numerosa) capacità a carbone, e facilitare così il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra fino al loro azzeramento netto nel 2060. Il paese presta grande attenzione alla sicurezza energetica. Gli accordi sulle forniture via gasdotti terrestri, infatti, rientrano in un piano di riduzione della dipendenza dalle rotte marittime (è la più grande importatrice di gas liquefatto, trasportato via nave) controllate dagli Stati Uniti.

La Cina acquista gas principalmente dall’Australia, in forma liquefatta, e dal Kazakistan, via tubi. Segue la Russia, che glielo fornisce tramite sia gasdotti che metaniere.

Le casse di Mosca sono estremamente dipendenti dalle esportazioni di idrocarburi, e il paese è alla ricerca di mercati alternativi all’Europa che le garantiscano entrate certe attraverso contratti a lunga scadenza. Pechino ha bisogno di gas, dato che – dicono le previsioni – nel 2040 il suo consumo annuale del combustibile dovrebbe raggiungere i 620 miliardi di metri cubi (oggi è quasi la metà).

I legami energetici con la Cina non garantiranno alla Russia la stessa leva che possiede con l’Europa perché la Repubblica popolare può contare su un buon numero di fornitori alternativi (inclusi gli Stati Uniti, all’occorrenza). Al contrario, l’eccessivo affidamento al mercato cinese potrebbe esporre Mosca alle pressioni politiche di Pechino: ad esempio, Xi potrebbe un giorno chiedere a Putin di interrompere le vendite di armi russe all’India.

L’ACCORDO SUL PETROLIO

Oltre al gas, comunque, Russia e Cina – attraverso Rosneft e CNPC – hanno raggiunto anche un accordo sulla fornitura di 100 milioni di tonnellate di petrolio per dieci anni, passante per il Kazakistan.

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