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Wafer

La Cina sta preparando una stretta mondiale sull’energia solare?

La Cina sta pensando di vietare le esportazioni di tecnologie per i wafer, componenti fondamentali per i pannelli solari di cui domina la produzione globale. Ecco dettagli e conseguenze della mossa.

La Cina potrebbe imporre un divieto all’esportazione di tecnologie per l’energia solare, con l’obiettivo di ostacolare gli sforzi per l’autosufficienza manifatturiera dei paesi rivali. I ministeri cinesi del Commercio e della Scienza stanno infatti valutando di inserire alcune processi produttivi per i wafer avanzati nella lista delle tecnologie soggette a divieti di esportazione.

COSA SONO I WAFER

I wafer sono dei componenti necessari alla realizzazione di pannelli solari: sono dei quadrati molto sottili di silicio, un materiale semiconduttore, che vengono poi assemblati insieme per formare un pannello. La Cina controlla il 97 per cento della loro produzione mondiale, scrive Bloomberg.

IL CONTESTO

Un’eventuale export ban da parte di Pechino potrebbe avere ripercussioni importanti per i governi europei, statunitense e indiano, che stanno lavorando allo sviluppo di filiere proprie, meno dipendenti dalla Cina, sulla componentistica solare.

Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), nel 2021 la Cina ha rappresentato il 75 per cento della produzione mondiale di pannelli solari; l’Europa appena il 2,8 per cento.

Il direttore esecutivo dell’IEA, Fatih Birol, aveva definito il solare “il nuovo re dei mercati elettrici globali”: si tratta dunque di una fonte fondamentale per la transizione ecologica, che secondo le più recenti stime dell’agenzia entro il 2027 supererà il carbone come fonte principale per la generazione di elettricità a livello mondiale.

GLI OBIETTIVI DELLA CINA

Cosimo Ries, analista di Trivium China, ha spiegato a Bloomberg che, attraverso le eventuali restrizioni alle esportazioni di tecnologie per i wafer, la Cina “sta cercando di rallentare la velocità alla quale i suoi concorrenti potranno sviluppare le proprie catene di approvvigionamento” per la componentistica solare.

Solo pochi mesi fa gli Stati Uniti hanno approvato una legge – l’Inflation Reduction Act, da 369 miliardi di dollari – per stimolare la manifattura interna di dispositivi e tecnologie per le energie pulite. I sussidi previsti dalla legge hanno spinto, tra le altre, Enel a investire circa 1 miliardo di dollari nell’apertura di una fabbrica di celle e pannelli solari nel paese.

Le autorità cinesi non hanno comunque ancora preso una decisione definitiva sul ban, che si trova in una fase di consultazione pubblica con i soggetti coinvolti.

LE CONSEGUENZE DEL BAN

Nell’ultima decina d’anni le aziende cinesi, sostenute dagli aiuti pubblici, sono arrivate a sviluppare tecnologie all’avanguardia per la produzione di wafer grandi e sottili che hanno permesso, grazie alla loro efficienza, di ridurre di oltre il 90 per cento il costo dell’energia solare.

Se le società manifatturiere straniere non dovessero più riuscire ad accedere ai wafer avanzati cinesi e alle tecnologie per realizzarli, sarebbero costrette a utilizzare wafer più vecchi e meno efficienti per i loro pannelli, perdendone in qualità e competitività.

Secondo un’analisi della banca d’investimento Daiwa Capital Markets, considerata la posizione dominante della Cina nella produzione di wafer e le alte barriere all’entrata in questo mercato che complicano la concorrenza, avrebbe senso per il paese imporre un divieto d’esportazione così da impedire alle aziende straniere di utilizzare le sue tecnologie.

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