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Metalli

Perché la Cina punta ai metalli critici dell’Afghanistan

La Cina potrebbe investire grosse cifre nei giacimenti di litio dell'Afghanistan. Ma non solo: il paese possiede depositi di altri metalli critici, come il rame e le terre rare. La vicinanza geografica è un pregio importante per Pechino, però le infrastrutture sono carenti.

Stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa afghana The Khaama Press, un’azienda cinese, Gochim, si è mostrata interessata a investire 10 miliardi di dollari nello sfruttamento delle riserve di litio dell’Afghanistan. Il litio è un metallo essenziale, o “critico”, per la transizione energetica: si utilizza nelle batterie che alimentano i veicoli elettrici e che permettono lo stoccaggio dell’energia generata dagli impianti eolici e fotovoltaici.

Il ministero delle Miniere e del petrolio del governo talebano, Shahabuddin Delawar, si è riunito nelle scorse settimane a Kabul con i rappresentanti di Gochim. Si stima che l’investimento cinese nel settore afghano del litio creerà 120.000 posti di lavoro diretti e un milione di posti indiretti.

NON SOLO MINIERE, MA ANCHE RAFFINERIE E STRADE

Pare che Gochim non voglia limitarsi a estrarre il litio grezzo, ma abbia intenzione di aprire anche un impianto di raffinazione alimentato da una nuova centrale idroelettrica.

In aggiunta agli stabilimenti produttivi ed energetici, poi, l’azienda realizzerà tutta una serie di infrastrutture di trasporto, visto il pessimo stato della logistica nel paese: asfalterà delle strade e sistemerà il passo del Salang (il valico montano che collega il nord dell’Afghanistan alla capitale Kabul) nel giro di sette mesi, oltre ad aprire un nuovo varco.

QUANTO VALE IL LITIO AFGHANO

Il principale quotidiano finanziario indiano, l’Economic Times, scrive che era da molto tempo che le aziende cinesi valutavano di investire nel litio afghano: secondo alcune stime, i giacimenti del paese potrebbero avere un valore di mille miliardi di dollari.

Il primo, grosso investimento cinese nell’Afghanistan controllato dai talebani c’è stato lo scorso gennaio, quando la CPEIC ha firmato con il governo un accordo di venticinque anni per l’estrazione di petrolio dal campo Amu.

I METALLI CRITICI DELL’AFGHANISTAN

Il sottosuolo dell’Afghanistan non è ricco solo di litio ma anche di metalli preziosi (l’oro e il platino), di rame (necessario alla costruzione di cavi elettrici), e di terre rare (un gruppo di diciassette elementi presenti nei dispositivi elettronici, nelle auto elettriche e nei sistemi d’arma).

La Cina è una grande importatrice di rame, litio e terre rare. Le riserve afghane sono particolarmente attraenti per lei, non soltanto per le dimensioni ma anche per la prossimità geografica. Ribaltando le parti, ai talebani l’interesse di Pechino fa comodo, perché hanno bisogno di investimenti esteri per sostenere e consolidare il loro governo.

Già nel 2007 la compagnia mineraria statale cinese China Metallurgical Group aveva ottenuto dal governo di Kabul un contratto trentennale per lo sfruttamento dei depositi di rame di Mes Aynak, nei pressi di un’antica città buddhista. Le riserve di Mes Aynak, tra le più vaste al mondo, potrebbero contenere 5,5 milioni di tonnellate di rame di alta qualità. Ciononostante, la mancanza di infrastrutture “di contorno” – niente autostrade, né strade adatte al passaggio di camion – ha complicato parecchio lo sviluppo del progetto.

LE MOSSE DELLA CINA PER LE TERRE RARE

La Cina concentra nelle sue mani l’85 per cento della capacità di raffinazione delle terre rare, un passaggio indispensabile per il loro utilizzo industriale, ma possiede meno del 20 per cento delle riserve di questi elementi. Di conseguenza, per alimentare le sue raffinerie ha bisogno di importare grosse quantità di minerali grezzi dall’estero: nel 2021, infatti, ha importato il 40 per cento di terre rare grezze in più.

Per compensare l’insufficiente produzione interna – spiegava Quartz -, le aziende della filiera cinese delle terre rare stanno aumentando gli investimenti in forniture di materia grezza all’estero, firmando contratti di approvvigionamento a lungo termine.

Le terre rare si estraggono principalmente, oltre che nella stessa Cina, in Australia, negli Stati Uniti e in Myanmar. Canberra e Washington non sono tuttavia un’opzione percorribile per Pechino, viste le tensioni politiche con entrambe i paesi. L’Afghanistan, invece, potrebbe contribuire ai piani del Partito comunista per la sicurezza degli approvvigionamenti.

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