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Perché la Cina farà aumentare i prezzi dell’elettricità

In Cina i prezzi dell'elettricità potranno crescere fino al 20% in più rispetto ai valori base. Il governo centrale sta cercando un modo per risolvere la carenza di carbone e la crisi energetica.

La Cina permetterà ai prezzi dell’elettricità generata dalle centrali a carbone di fluttuare fino al 20 per cento in più rispetto ai livelli base. Il Wall Street Journal scrive che il paese spera che le forze di mercato possano risolvere una crisi energetica che potrebbe minacciare la crescita della seconda economia più grande al mondo.

LA CRISI ENERGETICA IN CINA

La crisi energetica cinese è dovuta principalmente a una carenza di carbone – il combustibile nettamente più utilizzato per la generazione elettrica – e sta causando interruzioni alle attività industriali e razionamenti dell’elettricità ai cittadini in buona parte delle province del paese.

I PREZZI DEL CARBONE

I prezzi nazionali del carbone termico sono prossimi ai valori record: a inizio ottobre il contratto principale alla Zhengzhou Commodity Exchange (uno dei più importanti luoghi di scambio di futures sulle materie prime in Cina) è arrivato a 216 dollari a tonnellata.

LA DECISIONE DELLE AUTORITÀ

Nei giorni scorsi il Consiglio di stato, la principale autorità amministrativa in Cina, ha autorizzato l’aumento dei prezzi dell’elettricità fino al 20 per cento rispetto al valore di riferimento: la soglia massima precedente era fissata al 10 per cento.

Nel comunicato del Consiglio di stato – riporta Bloomberg – si legge che i costi dell’elettricità per le industrie più energivore (cioè quelle che consumano grandi quantità di energia) verranno allineati all’offerta e alla domanda, senza dunque un tetto massimo ai prezzi.

Viene anche specificato che alle società elettriche e del carbone sarà offerto il differimento d’imposta, che è necessario porre dei limiti all’espansione delle industrie ad alta intensità energetica, e che i governi locali devono migliorare il controllo dei livelli di emissione.

STIMOLI AL CARBONE

Per garantire un aumento della produzione di carbone, ed evitare così che le centrali restino senza combustibile, la CBIRC (l’autorità cinese che si occupa di regolamentare il settore bancario) ha ordinato alle banche e alle altre istituzioni finanziarie nazionali di dare priorità ai finanziamenti alle miniere e agli impianti energetici.

Alcune aziende minerarie stanno avendo difficoltà ad accedere ai finanziamenti per via delle politiche climatiche introdotte dal presidente Xi Jinping che mirano, tra le altre cose, a ridurre la quota di questo combustibile nel mix energetico (oggi è molto alta: al 70 per cento circa). La Cina è il paese responsabile della maggiore quantità di emissioni di gas serra al mondo, ma si è impegnata raggiungere lo “zero netto” entro il 2060, allineandosi alla tendenza globale alla neutralità carbonica.

L’IMPATTO SULLA PRODUZIONE INDUSTRIALE

Secondo la società di servizi finanziari UBS, una carenza di carbone potrebbe causare una riduzione del consumo energetico industriale del 10-15 per cento nei mesi di novembre e dicembre, che potrebbe tradursi in un rallentamento del 30 per cento delle attività dei settori siderurgico, chimico e cementiero.

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