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Chi emetterà (e come andranno) i green bond. Report Intesa Sanpaolo

Numeri, tendenze e scenari sui green bond secondo l'ufficio studi di Intesa Sanpaolo

 

Gli investitori sono disposti a guadagnare meno pur di detenere in portafogli un titolo green. È su questa evidenza, confermata da un’analisi dello staff della BCE, che si concentra il report sui green bond a cura della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. L’analisi stima in 83 miliardi di euro l’offerta di green bond governativi dell’area euro nel corso di quest’anno. Solo 30 miliardi dovrebbero arrivare dalle emissioni dell’Unione Europea relativamente al programma NGEU.

Cosa sono i green bond?

I Green Bond, in italiano “obbligazioni verdi”, sono strumenti finanziari la cui emissione è legata a progetti con caratteristiche di sostenibilità ambientale, come l’efficienza energetica, la produzione di energia da fonti pulite, l’uso sostenibile dei terreni, iniziative legate alla prevenzione e controllo dell’inquinamento o all’uso sostenibile dell’acqua. Sono prodotti relativamente nuovi che hanno conosciuto un tasso di crescita elevato nell’ultimo decennio.

Chi emette green bond

Inizialmente i green bond erano emessi principalmente da istituzioni finanziarie sovranazionali, come la Banca mondiale o la Banca Europea per gli Investimenti, poi sul mercato sono arrivati anche titoli emessi da singole aziende, municipalità e agenzie statali. Nell’ultimo decennio si è vista una espansione significativa anche grazie alla spinta impressa dalla Cop21 parigina e dagli accordi sul clima.

Più verdi anche se meno ricchi

Lo studio della BCE “stima un coefficiente greenium a livello aggregato negativo pari a -5”, si legge nel report. Ciò segnala la presenza di investitori disposti a ottenere un rendimento meno ricco pur di detenere un’attività green. Le obbligazioni verdi emesse da governi dell’area euro confermano questo trend inoltre questi titoli sono quotati più cari rispetto a un bond convenzionale. “La differenza tra lo z-spread di un titolo green ed uno sintetico ottenuto dall’interpolazione di due bond convenzionali” si legge nel report di Intesa Sanpaolo “varia da – 2 pb dell’OAT 06/2044 e del Bund 08/2031 fino a -7 pb del governativo green spagnolo”.

La volatilità dei titoli green

Le crescenti tensioni geopolitiche causate dal conflitto russo-ucraino ha causato un aumento della volatilità anche dei bond governativi green dell’area euro. “Il BTP green è risultato più difensivo rispetto ad un BTP convenzionale durante la fase risk-off ed il differenziale dello Z-spread è diminuito da -5 a -8 pb – continua il report –. Al crescere dello spread BTP-Bund 10 anni, il differenziale è diminuito e, con il rintracciamento della volatilità negli ultimi giorni, è ritornato sui livelli pre-conflitto”. A influenzare l’andamento del BTP green rispetto è stata anche la composizione della base degli investitori. Il BTP green, infatti, ha beneficiato di una base di investitori cosiddetti real money “caratterizzati da un’ottica d’investimento di lungo periodo (circa il 20% del totale collocato sul mercato primario), e di investitori specializzati definiti ESG (più del 50% del totale), sensibili alla componente green del titolo”.

Gli interventi dell’UE

Nel mondo post-pandemico le istituzioni europee e nazionali hanno provato a spingere sull’acceleratore della transizione energetica e il progressivo ridimensionamento della dipendenza da fonti fossili. La crisi energetica e la guerra Russia-Ucraina costituiscono due fattori che accelerano ancor di più di operare la transizione energetica in fretta al fine di ridurre la dipendenza dalle importazioni di gas russo. Lo scorso 8 marzo la Commissione Europea ha presentato il piano RepowerEU volto a favorire la diversificazione delle fonti di approvvigionamento di gas ed un maggiore utilizzo di energie rinnovabili, come biometano e idrogeno verde, accelerando il piano di implementazione del programma “Fit for 55”.

Le emissioni di green bond europei

L’UE intende finanziare con eurobond circa il 30% del programma Next Generation UE, per un totale di circa 250 milioni di euro, al fine di promuovere progetti in linea con gli accordi presi a livello internazionale (Accordo di Parigi). A tal fine il primo green bond europeo è stato collocato a ottobre per 12 miliardi di euro e successivamente c’è stata una riapertura a gennaio 2022 per 2.5 miliardi. “Nel corso del 2022 – si legge nel report di Intesa Sanpaolo – prevediamo che l’Unione Europea collochi circa 30 miliardi di euro in emissioni green bond. Questa previsione potrebbe essere rivista al rialzo qualora l’UE decidesse di incrementare le emissioni di green per finanziare il nuovo piano RepowerE”.

I green bond dei governi dell’area euro

Nel 2021 i governi dell’area euro hanno emesso hanno emesso green bond per circa 50 miliardi di euro ed attualmente l’ammontare in circolazione ha raggiunto i 120 miliardi. “L’offerta di titoli governativi green è aumentata nel corso del 2021 anche grazie all’ingresso di nuovi emittenti come l’Italia che ha emesso il primo BTP green per 13,5 miliardi di euro e la Spagna con 5 miliardi di euro collocati a settembre scorso per finanziare progetti volti a promuovere la sostenibilità ambientale – continua il report -. La Germania risulta l’unico emittente governativo con una curva green presente su quattro diverse scadenze (Bobl 10/2025, Bund 08/2030, Bund 08/2031 e Bund 08/2050) mentre la Francia ha l’ammontare in circolazione di green bond più elevato tra i paesi dell’area euro con 45 miliardi di euro”.

Le prospettive per il 2022: conferme e nuove emissioni

I paesi UE nel 2022 seguiranno le tendenze emerse nel 2022. La Danimarca a gennaio ha collocato il primo green bond per 5 miliardi di DKK (equivalenti a circa 670 milioni di euro) con scadenza 10 anni. La Germaniaha annunciato. che intende collocare 12,5 miliardi di Green Federal Securities, in linea con il 2021 ed emettere un nuovo titolo con scadenza 10/2027 il prossimo 28 giugno. Il Belgio ha annunciato nel piano di funding annuale che collocherà un nuovo green bond con durata ancora da definire. La Francia ha dichiarato spese ammissibili pari a 15 miliardi a fronte di progetti volti alla protezione ed al miglioramento ambientale pari all’ammontare stanziato nel 2021. Anche i paesi dell’area mediterranea si allineeranno alle scelte dei paesi nordici. Le linee guida per il 2022 dell’Italia preannunciano riaperture del BTP 04/2045 e l’emissione di un nuovo green bond probabilmente con una durata inferiore. La Spagna ha collocato a febbraio 1.2 miliardi del bond 07/2042 ed effettuerà altre riaperture nel corso del 2022. Infine è previsto l’ingresso di nuovi emittenti governativi come l’Austria che prevede di collocare un green bond nel secondo trimestre e la Grecia nel secondo semestre.

 

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