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Eolico Onshore

Che cosa faranno Conte e Costa sulle rinnovabili?

Numeri e auspici di Giovan Battista Zorzoli, presidente del Coordinamento delle aziende rinnovabili (Free)

Non ci può essere ripresa economica senza attenzione alla disponibilità, ovvero alla produzione di energie non impattanti. Riconnettere il sistema Paese alla vita delle persone, vuol dire riprendere il cammino impostato con il green deal di gennaio. Come dicevamo in un precedente articolo, l’Italia dopo il coronavirus rivedrà quel Piano? Riprenderà il dialogo interrotto dall’epidemia con il mondo dell’energia? Le aspettative crescono di giorno in giorno, a condizione che la politica si concentri sulle cose essenziali da fare.

In queste settimane nel mondo dell’energia e dei suoi effetti sul clima, sono accadute cose inimmaginabili. Le oscillazioni del prezzo del petrolio e il taglio alla produzione di 10 milioni di barili al giorno sono solo la cifra più evidente. Conte e i ministri più interessati hanno, dunque, la buona occasione per amalgamare nuovo modello di sviluppo, riduzione di emissioni CO2 e green economy.

La ripartenza, può e deve essere “pensata” da subito, dice Giovan Battista Zorzoli, presidente del Coordinamento delle aziende rinnovabili (Free). Se il governo vuole muoversi, con quattro provvedimenti si realizzano “oltre 80 miliardi di investimenti aggiuntivi previsti dal Piano Clima, in grado di creare circa 75mila nuovi posti di lavoro permanenti e 117.000 temporanei”. Cifre destinate a crescere con l’innalzamento al 50-55% della riduzione di CO2, proposta dalla Commissione europea.

Le carte della partita sono nelle mani della politica, che anche in tempi di Covid-19 si dice ambientalista e progressista, e che le deve ancora giocare. Non sappiamo bene su quali settori industriali si concentreranno gli sforzi e i soldi nei prossimi mesi. È certo che se le formazioni più ambientaliste -oggi nelle stanze del governo- vogliono davvero rigenerare il sistema produttivo, devono ripartire dall’intreccio stretto tra economia e salute, senza tanto spazio a illusioni ottiche e di decrescita.

L’intervento dello Stato è fondamentale, ancora di più quando una pandemia come quella da Covid-19, obbliga a fare presto per avere innovazione tecnologica nel settore energetico-ambientale. È questo uno dei quattro principali provvedimenti che le imprese green si aspettano da Conte. Da mesi è fermo per esempio il decreto Fer2 sulle fonti rinnovabili innovative (biomasse, biometano, geotermia, solare termodinamico, eolico off-shore). Non è più il momento di aspettare, dice Zorzoli. Ma sono indispensabili anche semplificazioni amministrative per autorizzare impianti nuovi, fondamentali per gli obiettivi del Piano Clima, portata dal governo a Bruxelles.

Le aziende devono essere messe in condizioni di ristrutturare, di effettuare revamping e repowering degli impianti esistenti. Mettono anche soldi propri e degli azionisti. Fino a quando la burocrazia, di cui a parole tutti si vogliono liberare, può ostacolare questi lavori? A governare il sistema energetico nazionale c’è il Gestore servizi energetici: quando sarà rivisto il suo assetto decisionale, si chiedono gli industriali rinnovabili? Infine, si proroghino i termini delle autorizzazioni e dei procedimenti per la realizzazione degli impianti pronti ad essere realizzati. Una decisione rapida da prendere senza rischi operativi per chi assicura anche posti di lavoro e commesse.

Le richieste “green free” sono sintetiche ma dettagliate, con gli occhi rivolti alla ripresa delle attività produttive. Le aziende italiane, come le straniere operanti in territorio italiano, in questi mesi hanno gestito al meglio il sistema energetico. Gas, elettricità, carburanti, centrali di produzione, operativi, laddove non si prevedono tempi brevi per tornare alla normalità. Non ci saranno scorciatoie, ma nemmeno potranno permanere ostacoli politici e burocratici per un nuovo modo di vita e di salvaguardia ambientale. Se resteranno a giudicare saranno in tanti.

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