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Cambiamento Climatico Università

Clima, cosa chiedono le università (che scioperano)

La quarta giornata di mobilitazione per l’ambiente è tutta concentrata nelle aule delle università. Numeri e dibattito

Ritornano. Stavolta hanno come base per la protesta le università. Seguono Greta Thumberg, lottano contro il riscaldamento globale, ma vogliono anche che le università italiane non aiutino più le aziende no green. La quarta giornata di mobilitazione per l’ambiente è tutta concentrata nelle aule universitarie, dove ci saranno dibattiti, proiezioni, discussioni tecnico-scientifiche.

“Gli studenti e le studentesse si stanno preparando a un’altra giornata di mobilitazione” ha detto all’Ansa Camilla Guarino, coordinatrice nazionale di Link Coordinamento Universitario per non far sparire la battaglia. Roma Tre, Sapienza, Cosenza, Padova, Firenze, Bologna, Bari sono in cima alla classifica degli atenei più solleciti nel chiedere di rescindere accordi con società e aziende inquinanti. Non sarà facile, anche se l’appello coinvolge e potrà trovare interlocutori interessati. Una richiesta che si accosta molto alle recente decisione della Banca europea degli investimenti di sospendere dal 2021 gli aiuti ai progetti energetici con combustibili fossili.

La giornata di protesta va letta, comunque, rispetto a due dati. Quelli dell’Onu sulla crescita dei gas serra e quelli sulla mobilità e i livelli di inquinamento in Italia. Pochi giorni prima del vertice di Madrid sui cambiamenti climatici dal 2 al 13 dicembre, Petteri Taalas, segretario generale dell’organizzazione meteorologica mondiale (Omm) dell’Onu ha detto che “non c’è nessun segnale di rallentamento e ancora meno di diminuzione delle concentrazioni di gas a effetto serra nell’atmosfera, nonostante gli impegni presi in seguito all’Accordo di Parigi”.

L’ultima volta che la terra ha conosciuto un livello analogo di diossido di carbonio è stato milioni di anni fa, quando le temperature erano da 2 a 3 gradi più elevate rispetto ad oggi. Una batosta sulla testa dei Capi di Stato e di governo che, ancora all’ultima Assemblea Onu sul clima, avevano detto di aver imboccato una strada salvifica per il pianeta. E la Russia che annunciava l’adesione agli accordi di Parigi del 2015. No, i numeri diffusi a Ginevra tre giorni fa, dicono che non siamo affatto sulla strada giusta.

Quanto all’Italia, gli universitari che protestano hanno buon gioco a sostenere che i miglioramenti ambientali nelle città sono ben poca cosa rispetto alle dichiarazioni ed ai comunicati delle istituzioni nazionali e locali. Il caso limite è la mobilità, assai poco sostenibile. Siamo un popolo che non riesce a fare a meno dell’auto privata. Quindi carburanti tradizionali. In tutto il Paese circolano oltre 39 milioni di veicoli, nonostante il calo delle immatricolazioni. La loro permanenza sulla strada è tra le cause principali dell’inquinamento dell’aria. Le auto sono vecchie, si legge nell’ultimo rapporto Isfort, l’istituto sulla mobilità. L’età media è 11,3 anni (8,8 anni nel Regno Unito, 9,3 in Francia, 9,4 in Germania). Nel 2018 il 16,7% delle auto in circolazione risultava avere più di 20 anni di “servizio” con le immaginabili conseguenze legate ai gas di scarico. Un parco circolante così vecchio andrebbe rinnovato. Ma secondo il Rapporto nemmeno le politiche di incentivazione riescono a modificare la situazione. Vedremo cosa e come farà il governo nel 2020.

Tra qualche giorno a Madrid i leader mondiali si confronteranno con i numeri preoccupanti in mano alle Agenzie dell’Onu, senza potersi nascondere. Tutt’altro. I loro esperti dovranno ascoltare e registrare arretramenti sostanziali nelle immissioni dannose. Se vorranno guadagnare credibilità, i Grandi dovranno prendere i dati dell’Onu come base per le loro politiche, elaborare strategie di medio periodo che incrocino anche i flussi finanziari verso le energie tradizionali. La condivisone di obiettivi planetari non può restare solo nelle mani di pochi eletti ai vertici di uno Stato.In questo modo le mani che vinceranno sono quelle di Greta e del suo movimento

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