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Acciaio, così Morgan Stanley foraggia l’ex Ilva

Entro il 10 gennaio Acciaierie d'Italia riceverà un nuovo finanziamento da 200 milioni di euro, proveniente da Morgan Stanley. Nello stesso giorno si concluderà la presentazione delle manifestazioni di interesse per l'acquisizione. Intanto, Cdp sottolinea la rilevanza dello stabilimento ex Ilva per l'Italia.

Entro il 10 gennaio Acciaierie d’Italia, la società in amministrazione straordinaria che gestisce l’ex-Ilva di Taranto, dovrebbe ricevere una nuova linea di credito dalla banca statunitense Morgan Stanley. Il finanziamento – come riporta La Gazzetta del Mezzogiorno – dovrebbe ammontare a 200 milioni di euro circa e servirà a compensare l’estensione al 10 gennaio, appunto, della procedura di vendita del gruppo, che avrebbe dovuto concludersi il 30 novembre scorso.

A CHI INTERESSA ACCIAIERIE D’ITALIA?

La linea di credito dovrebbe servire anche a stimolare la presentazione di nuove manifestazioni di interesse per Acciaierie d’Italia: per il momento ne sono giunte in tutto quindici, ma solo tre gruppi sembrano essere disposti ad acquisire la società per intero, ovvero l’indiana Vulcan, l’azera Baku Steel Company e la canadese Stelco; gli altri concorrenti punterebbero invece ad alcuni asset specifici.

– Leggi anche: È un buon momento per vendere l’ex Ilva?

Secondo il segretario generale nazionale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano, “lo Stato deve rimanere all’interno del progetto industriale di rilancio dello stabilimento” di Taranto.

IL RILANCIO INDUSTRIALE

Acciaierie d’Italia non andrà “semplicemente” rimessa sul mercato: l’acquirente dovrà infatti garantire il mantenimento dei livelli occupazionali e dovrà realizzare un piano industriale che prevede il recupero della produzione siderurgica (sei milioni di tonnellate d’acciaio entro il 2026) e l’allineamento alla transizione energetica (due altiforni verranno sostituiti con altrettanti forni elettrici, meno emissivi).

Intanto, la crisi dell’ex Ilva si ripercuote anche sulle numerose aziende fornitrici, che devono fare i conti con il posticipo dei pagamenti delle fatture da parte di Acciaierie d’Italia, passati da trenta-sessanta giorni a novanta giorni.

IL QUARTO FINANZIAMENTO AD ACCIAIERIE D’ITALIA

Riferendosi alla nuova linea di credito da Morgan Stanley, il Quotidiano di Puglia la definisce “il quarto apporto di finanza fresca che riceve Acciaierie”. La società ha infatti già ottenuto, nell’ordine, 150 milioni di euro dall’amministrazione straordinaria, poi altri 150 milioni da un secondo intervento, e poi ancora 320 milioni dal prestito-ponte del ministero dell’Economia (approvato dalle autorità europee).

LA SITUAZIONE DELL’INDUSTRIA SIDERURGICA ITALIANA

Lo stabilimento ex Ilva di Taranto è molto rilevante perché è l’unico, su tutto il territorio italiano, a produrre acciaio primario dal minerale ferroso. Come si legge in un rapporto di Cassa depositi e prestiti, la crisi del cosiddetto ciclo integrale (cioè della produzione da altoforno) nel nostro paese è “legata strettamente al calo delle attività di Acciaierie d’Italia di Taranto, principale produttore nazionale di laminati piani, solo in parte compensato, per volumi e specificità di prodotto, da altri impianti a forno elettrico”.

Il forno elettrico non utilizza il minerale come materia prima bensì i rottami ferrosi, dai quale produce una tipologia di acciaio utilizzato nell’edilizia (in gergo si parla di “prodotti lunghi”); il ciclo integrale da altoforno, invece, consente di ottenere “prodotti piani” impiegati nella produzione di lamiere per veicoli ed elettrodomestici. È possibile produrre acciai piani anche con un forno elettrico, ma non della stessa qualità di quelli da altoforno poiché il rottame ferroso è contaminato da altri metalli. “I laminati piani prodotti da acciaio primario sono insostituibili in diverse lavorazioni”, si legge nel rapporto; “la produzione di acciaio primario rappresenta, pertanto, un tema irrinunciabile per i volumi ma soprattutto per la qualità dell’output della siderurgia italiana”.

Oltre l’85 per cento della produzione siderurgica italiana è rappresentata da acciaio secondario da rottami, a fronte di una media europea del 44 per cento: questo fa dell’Italia la prima siderurgia basata sui forni elettrici dell’Unione europea, con una quota del 30 per cento, ben più elevata di quelle della Germania (18,5 per cento) e della Spagna (13 per cento).

Di conseguenza, però, l’industria italiana è molto dipendente dall’estero – soprattutto dai paesi esterni all’Unione – per i tre quarti del fabbisogno di prodotti piani in acciaio, che sono più utilizzati di quelli lunghi nel nostro comparto manifatturiero. L’Italia, peraltro, è anche un’importatrice netta dei rottami che utilizza nei forni elettrici.

Secondo Cassa depositi e prestiti, “risulta fondamentale avanzare rapidamente nel piano di ripartenza dello stabilimento di Acciaierie d’Italia a Taranto, presidio strategico dell’industria nazionale per tecnologia, volumi e tipologia di prodotto”.

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