Dopo il mancato rinnovo dell’accordo sulla Via della Seta il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha confermato l’intenzione di far visita al Presidente Xi Jiping allo scopo di stabilire nuovi accordi commerciali con la Cina e promuovere investimenti cinesi in Italia. La cornice diplomatica in cui inserire questi progetti è il partenariato strategico promosso e siglato da Silvio Berlusconi nel 2004 a cui ha fatto riferimento il ministro degli Esteri Antonio Tajani nel settembre scorso nel corso della sua visita a Pechino.
Dal 2004 sono passati 20 anni e molte speranze sono andate deluse per l’ involuzione politica, per la dura repressione ad Hong Kong nel 2020 e soprattutto per i legami fraterni e sempre più stretti con la Russia di Putin che hanno caratterizzato la politica estera di Pechino negli ultimi due anni.
Per queste ragioni i nuovi accordi commerciali a cui ha fatto cenno il presidente Meloni dovrebbero essere da un lato incoraggiati nell’ interesse delle nostre imprese, dall’ altro valutati con grande rigore sotto il profilo della sicurezza nazionale, magari creando una apposita task force tra Farnesina e servizi come già avviene informalmente nel settore degli armamenti.
Benissimo – ad esempio – l’esportazione di vini di qualità e di tutta la nostra filiera di eccellenze agricole e alimentari
Altrettanto positiva è la promozione in Cina, del Made in Italy nei settori fashion e luxury, farmaceutica, industria ambientale, costruzioni, ecc. E lo stesso ragionamento vale per il rilancio del turismo cinese in Italia e del turismo italiano in Cina
Problemi politicamente delicatissimi, e da sempre irrisolti, sorgono – viceversa – nel campo delle importazioni e degli investimenti tecnologici, in particolare nel comparto delle telecomunicazioni, delle reti satellitari e dell’universo digitale. Questi stessi pericoli sono insiti anche in taluni progetti di cooperazione interuniversitaria e di collaborazione scientifica tra l’ Italia e il Dragone.
Il rischio da evitare ad ogni costo è chiaro: la via della Seta appena uscita dalla porta non deve rientrare dalla finestra creando in Italia una “Digital Silk Road” – che peraltro in parte già esiste – se non di nome, di fatto.
La verità è che muovendosi con accortezza e passo felpato le aziende tecnologiche cinesi sono riuscite a conservare un ruolo importante nel nostro paese e nell’ attuale fase politica stanno cercando di accrescerlo. Mi riferisco a colossi come Alibaba, Zte, Huwaei, HikVision, Tencent, Baidu, DJI.
Quando si parla di droni, torri, router, cavi, reti terrestri e cavi sottomarini, apparati di videosorveglianza, di riconoscimento vocale e/o di immagini- per non parlare di Intelligenza Artificiale e/o Cloud Computing – entriamo automaticamente nel mondo del Dual Use e di conseguenza entra in gioco la Sicurezza Nazionale, come più volte ribadito dal Copasir.
Ci sono in particolare due dati di fatto su cui il Governo, il Parlamento e tutti i partiti politici dovrebbero fare piena chiarezza:
- nonostante l’allarme specifico lanciato a suo tempo dal Copasir le forniture cinesi in Italia sono aumentate: il 51% del 5G rispetto al 41% del 4G.
- il secondo aspetto riguarda il Pnrr. Tra gli aggiudicatari (supply chain dei subfornitori compresa ) ci sono aziende cinesi? E se si quali e perché? Cito solo un caso che merita una spiegazione. È vero che la ZTE srl (la maggiore azienda dello Stato in Cina nel settore delle telecomunicazioni) avrebbe ricevuto più di 32 milioni di euro dal Piano di Ripresa e Resilienza? Questo dato sembra emergere dai dati pubblicati on line sui primi 100 aggiudicatari del Pnrr.
Sarebbe bene verificare al più presto come stanno le cose e, se è il caso, porvi rimedio.
NON SOLO ZTE: COSA COMBINA STARLINK DI MUSK
Un ulteriore elemento da approfondire è una possibile apertura del governo alla Starlink di Elon Musk, che come è noto ha da anni ha una relazione del tutto particolare con il Dragone. Il senatore Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, nella conferenza stampa del 12 dicembre, in occasione dell’evento organizzato da Corcom-Digital360 (al quale ha partecipato insieme ad altri manager delle principali Telco anche Hu Kun, Ceo di Zte, nella foto) ha dichiarato: “Nel 2035 avremo una nuova tecnologia che già oggi sta entrando nel mercato italiano che è la tecnologia satellitare. C’è un interesse, ad esempio, da parte di Elon Musk per l’applicazione e implementazione“.
Al di là dell’eventuale e misterioso ruolo della ZTE nel PNRR o della vicinanza di Elon Musk con il presidente Xi Jinping, l’Italia non deve dimenticare che la Cina sta conducendo una campagna globale di disinformazione, utilizzando l’Intelligenza Artificiale, per attaccare e denigrare le democrazie e influire sulle elezioni che nel 2024 interesseranno ben 76 nazioni in tutto il mondo. Le interferenze del Dragone sono state ricostruite in un rapporto redatto per il Dipartimento di Stato nel settembre scorso. Il Viminale dovrebbe riflettere attentamente sulle conclusioni di questo rapporto e degli allarmi della Ue in vista delle elezioni europee del 9 giugno.
Le “ombre cinesi”, l’eventuale arrivo di Elon Musk, l’uso ostile dell’Intelligenza Artificiale da parte di regimi autoritari potrebbero creare problemi inediti nella campagna elettorale per le elezioni europee esattamente come in questi giorni sta accadendo a Taiwan, dove i cittadini saranno chiamati alle urne il prossimo 13 gennaio.
COSA DEVE FARE IL GOVERNO MELONI
Dal mio punto di vista Giorgia Meloni esagera quando parla di “impatto “devastante” dell’Intelligenza Artificiale perché non trovo giusto mettere in evidenza soltanto i pericoli. Penso che i decisori dovrebbero comunicare all’opinione pubblica anche i rilevanti e numerosi benefici della nuova tecnologia. D’altra parte, la posizione del presidente del Consiglio è comprensibile perché il 6 settembre scorso è stata vittima in prima persona dei deep fake portati avanti dal gruppo russo T499.
Quanto ho raccontato dovrebbe suggerire ai politici e ai cittadini italiani di tenere gli occhi aperti e tenere alta la guardia per evitare che la Via della Seta appena uscita dalla porta rientri dalla finestra. In ogni caso, per chi volesse sapere di più sui rischi della presenza cinese in Italia rimando alla lettura dell’utilissimo rapporto redatto nel 2020 da Giulio Terzi di Sant’ Agata e Laura Hart per la fondazione Fare Futuro, il noto think thank fondato dal ministro Adolfo Urso.