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Euro Digitale

Vi spiego chi teme l’euro digitale

Fini, potenzialità e sfide dell'euro digitale. Il punto di Stefano Feltri per il blog Appunti

 

Per Fabio Panetta nominato governatore della Banca d’Italia tornare in Italia, in autunno, significherà anche abbandonare il grande progetto a cui ha lavorato in questi anni, quello dell’euro digitale che ora la Commissione europea si appresta a regolare.

Spiegare cosa sia e a cosa serva è missione complessa, visto che già ora abbiamo tutti la sensazione di fare pagamenti digitali in euro e non avvertiamo la necessità di altri supporti.

In estrema sintesi, però, i pagamenti che facciamo ora si basano su complesse interazioni tra banche private e sistemi di pagamento internazionali che – abbiamo scoperto nel conflitto con la Russia – possono essere fragili e addirittura uno strumento di guerra economica.

Oggi è toccato alla Russia subire l’esclusione dal sistema di pagamenti Swift e il congelamento delle riserve nelle altre banche centrali, ma un domani potrebbe succedere ad altri.

In una globalizzazione anche finanziaria che si riorganizza intorno al principio della autonomia strategica, un euro digitale gestito dalla Bce garantirebbe all’Europa una sua indipendenza strutturale anche dagli Stati Uniti e dalle loro propaggini finanziarie.

Inoltre, la Bce vuole evitare che siano altri paesi – come la Cina – o soggetti privati poco vigilati e molto rischiosi nel mondo delle criptovalute a intercettare la nuova domanda di pagamenti digitali.

Certo, potrebbe anche avere due controindicazioni: permettere a una istituzione molto potente e relativamente poco controllata come la Bce di monitorare tutte le transazioni degli individui (ci sono mille rassicurazioni che questo non avverrà, ma anche qualche timore che resterà possibile) e potrebbe rendere obsoleto l’intero sistema bancario.

Con un euro digitale davvero di successo sarebbe meno necessario depositare i propri soldi in banca, pagare costose commissioni per accedere ai nostri risparmi e usarli attraverso carte di credito o altri strumenti di pagamento.

Se anche le persone normali, come le banche, avessero un conto direttamente presso la Bce, che non può fallire, pagherebbero molto meno e avrebbero molta più sicurezza.

Ma così le banche perderebbero la raccolta di risparmio che usano poi per erogare mutui e finanziamenti alle imprese. Per questo si discute di limiti al numero di euro digitali che le persone potrebbero detenere, per costringerle a usare comunque i depositi bancari (ma quando sarà chiaro che il conto corrente serve solo a garantire i profitti della banca, quanti vorranno davvero continuare a usarlo se ci sono alternative disponibili?).

Inoltre, e questo la Bce non lo sottolinea mai, un controllo diretto dell’euro digitale permetterebbe in caso di necessità di applicare tassi negativi direttamente sui depositi, per incentivare le persone a spendere e sostenere l’economia e i prezzi (casomai si ponesse di nuovo il problema della deflazione, una volta finita l’inflazione attuale).

Forse a Panetta, tutto sommato, non dispiacerà occuparsi di questioni più domestiche invece che di questa ardita scommessa sul futuro del sistema finanziario.

(Estratto dal blog Appunti)

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