Mercoledì la Commissione europea ha presentato il testo finale dell’accordo di libero scambio con il Mercosur, il mercato comune sudamericano formato da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. Se verrà approvato dal Parlamento europeo e dalla maggioranza qualificata degli stati membri dell’Unione, l’accordo andrà a creare un mercato integrato con 780 milioni di consumatori del quale – secondo i proponenti, a partire dalla Germania – beneficeranno sia le aziende manifatturiere europee che i produttori agricoli sudamericani.
Tra i paesi europei, tuttavia, c’è chi teme che l’accordo finirà per danneggiare il settore agricolo dell’Unione, destinatario di grandi sussidi e considerato fondamentale per la sicurezza alimentare e la stabilità sociale. A portare avanti queste preoccupazioni è stata soprattutto la Francia, che ha ammorbidito la sua posizione per via delle clausole di salvaguardia inserite dalla Commissione: nel testo dell’accordo, infatti, viene spiegato che Bruxelles farà partire un’indagine commerciale qualora i volumi delle importazioni dal Mercosur dovessero improvvisamente crescere del 10 per cento e/o i prezzi dei beni agricoli dovessero calare del 10 per cento a causa dell’aumento dell’offerta, intaccando i profitti dei coltivatori.
LE RISERVE DI FRANCIA, POLONIA E ITALIA
La Polonia ha fatto sapere che si opporrà all’accordo, precisando però che al momento non ci sono i numeri per bloccarlo.
Storicamente, la Francia ha guidato l’opposizione al trattato con il Mercosur sostenendo che avrebbe esposto gli agricoltori europei alla concorrenza sleale dei sudamericani, che non devono sottostare a normative altrettanto stringenti. Anche l’Italia, in passato, si è detta contraria all’accordo se non fossero state inserite delle garanzie per il settore agricolo. Oggi il governo ha dichiarato che “accoglie con favore l’inserimento di un pacchetto di salvaguardie aggiuntive a tutela degli agricoltori europei”.
ACCORDO UE-MERCOSUR: CHI CI GUADAGNA E CHI CI RIMETTE
“Da un accordo di libero scambio ci guadagnano i consumatori, che possono contare su prezzi più bassi dei beni importati, e i produttori dei beni che sono esportati, nel caso dell’Ue i produttori del manifatturiero”, aveva spiegato Pietro Galeone, ricercatore dell’Institute for European Policymaking della Bocconi, sulla newsletter Appunti di Stefano Feltri. “A perderci invece sono i produttori domestici dei beni che sono importati, nel nostro caso gli agricoltori allevatori europei, che soffrono alla competizione dei prodotti agricoli sudamericani a prezzi più bassi”.
Secondo le stime della Commissione, la rimozione dei dazi sulle automobili (al 35 per cento) e su una serie di prodotti industriali (componenti auto, macchinari, vestiti, tessuti, prodotti chimici) garantirà agli esportatori europei un risparmio di oltre 4 miliardi di euro all’anno.
In cambio, l’Unione aprirà (parzialmente) il suo mercato ai prodotti agroalimentari del Mercosur, come la carne di bovino, il pollame e lo zucchero. A guadagnarci sarà soprattutto il Brasile, l’economia più grande del blocco, che prevede un aumento delle esportazioni agricole verso l’Unione per 7,1 miliardi di dollari fino al 2040. Il paese è il più grande esportatore di carne al mondo, e quello europeo è il suo secondo mercato di destinazione dopo la Cina e prima degli Stati Uniti.
IL VALORE POLITICO DELL’ACCORDO
L’accordo commerciale con il Mercosur possiede anche un valore politico, per l’Unione europea, perché vorrebbe rappresentare uno strumento di diversificazione commerciale e di espansione dell’influenza nel mondo: da una parte, dunque, vuole essere una risposta ai dazi imposti dagli Stati Uniti di Donald Trump; dall’altra, invece, un tentativo di fornire al Sudamerica un’alternativa alla Cina, che ha una presenza fortissima nella regione come partner commerciale e acquirente di materie prime.
LE MATERIE PRIME
A proposito di materie prime, l’Argentina possiede tra le riserve più grandi al mondo di litio, un metallo necessario alla produzione delle batterie per i veicoli elettrici e per l’immagazzinamento dell’energia rinnovabile. C’è litio anche in Brasile, oltre che niobio, nichel, grafite, manganese e terre rare.
In teoria, dunque, l’accordo con il Mercosur dovrebbe permettere all’Unione europea di mitigare la dipendenza dalla Cina per i metalli necessarie ai settori dell’elettronica e dell’energia pulita.