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Bce

Tutti i prossimi passi dell’Unione bancaria in Europa (e le fissazioni degli Stati del Nord)

L'articolo di Francesco Ninfole, giornalista di Mf/Milano finanza, sulle prossime riforme per l'Eurozona e sull'Unione bancaria 

Dicembre sarà un mese chiave per l’Unione bancaria e per le riforme dell’Eurozona. Nel mese si terrà un nuovo Eurosummit dopo quello di giugno che si è occupato in modo molto sintetico delle materie critiche rinviando le decisioni più importanti. Dalla riunione di dicembre invece si attendono quei «passi avanti significativi» sui quali martedì il presidente Bce Mario Draghi si è detto «fiducioso».

I TEMPI DELLA DISCUSSIONE DELL’UNIONE BANCARIA

Mancano alcune settimane ed è facile prevedere che le discussioni andranno avanti fino all’ultimo su ogni dettaglio, considerando l’importanza dei temi e i diversi punti di vista tra Paesi.

L’IMPIEGO DEL FONDO ESM

Il traguardo ormai raggiunto è l’impiego del fondo Esm (fino a 60 miliardi) come paracadute per il fondo di risoluzione nelle crisi bancarie (che è di 55 miliardi). L’Esm fornirà linee di credito e sarà fiscalmente neutro per gli Stati, poiché le somme eventualmente utilizzate saranno ripagate negli anni dal settore bancario. Sull’Esm come backstop c’è già l’intesa tra i Paesi. Si discute però sulle condizioni per anticipare l’avvio dello strumento dal 2024 al 2020.

COSA VOGLIONO GLI STATI DEL NORD

Gli Stati del Nord spingono per soglie obiettivo numeriche sui crediti deteriorati, come quelle che Angela Merkel ed Emmanuel Macron hanno messo nero su bianco nella dichiarazione di Meseberg. Questo approccio non è stato però seguito nell’Eurosummit di giugno. Si dovrebbe arrivare alla fine a un’indicazione generale (senza numeri esatti) sul proseguimento del trend di riduzione degli npl, che è peraltro condiviso anche dalle autorità italiane e di altri Paesi. I non-performing loans sono in forte calo e altre rilevanti cessioni sono in programma.

IL PACCHETTO BANCARIO E IL MREL

Inoltre entro dicembre sarà arrivato con ogni probabilità l’ok definitivo di Parlamento e Consiglio Ue sul pacchetto bancario e sul Mrel (le passività degli istituti soggette a bail-in), che costituiscono un altro insieme di regole sulla riduzione dei rischi. Il prezzo da pagare per l’anticipo del backstop potrebbe essere il Mrel: i Paesi del Nord vogliono un approccio vicino a quello approvato dal Consiglio Ue, più severo di quello del Parlamento. La creazione di un cuscinetto ampio di titoli Mrel renderebbe poi più difficile arrivare all’uso del backstop. Il problema è che un eccesso di requisiti Mrel può ostacolare il credito.

IL MAGGIOR RUOLO DELL’ESM

Un capitolo a parte, che però riguarda sempre l’Esm, è quello dell’uso del fondo per prestare a Stati con difficoltà di accesso ai mercati ma che non hanno bisogno di un programma di assistenza finanziaria. In cambio i Paesi del Nord chiedono un maggior ruolo dell’Esm nel controllo dei conti pubblici e l’introduzione di clausole Cac single-limb (che facilitano le ristrutturazioni di tutti i bond di un emittente): due ambiti su cui però non c’è stata intesa all’Eurosummit di giugno.

LA GARANZIA COMUNE SUI DEPOSITI

Tornando all’Unione bancaria, l’altra grande questione riguarda la garanzia comune sui depositi (Edis). Al momento si discute sulle condizioni per arrivare a una roadmap. Alcuni Paesi, tra cui la Germania, vogliono vincolare la tabella di marcia a misure sui titoli di Stato detenuti dalle banche: altri, tra cui l’Italia, non accettano diktat sulla materia. Un accordo sulla roadmap è difficile ma possibile: anche sul fronte tedesco c’è chi inizia a pensare che siano necessari primi passi (per quanto cauti) sull’Unione bancaria, altrimenti l’intera area euro, Germania inclusa, prima o poi potrebbe pagarne il conto. Una vera Edis è però lontana.

Estratto di un articolo pubblicato su Mf/Milano finanza

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