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Pirelli

Tronchetti russa sui cinesi, lo zerbino di Fazio, il fango di Cerno, Bellezza a Chigi?

Tronchetti Provera, Pirelli, Fabio Fazio, Leao e non solo. Pillole di rassegna stampa

 

TRONCHETTI RUSSA SUI CINESI

Pirelli di Tronchetti Provera fra russi e cinesi: LA VERA STORIA

 

BELLEZZA A CHIGI?

 

CERNO TRA FANGO E FANGHIGLIA

 

CARTOLINA DALLA SARDEGNA

 

CARTOLINE DALLA CINA

 

CARTOLINA DALL’UCRAINA

 

CARTOLINA DA GAZA

 

CLASSIFICHE PATRIMONIALI

 

FERTILI FERTILIZZANTI

 

FAZIO MON AMOUR

 

IL GOL DI LEAO

 

LA LINEA DI CUNDARI

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL SOLE 24 ORE SUI FERTILIZZANTI:

L’obiettivo Ue di ridurre del 20% l’uso dei fertilizzanti chimici nei campi entro il 2020 all’Italia costerà 5,4 miliardi di euro. I calcoli arrivano dall’Università Cattolica e verranno presentati oggi a Bruxelles, nel corso dell’incontro #Agrifood24 organizzato da Withub. Alle tavole rotonde partecipano anche, tra gli altri, il Commissario ue all’Agricoltura Janusz Wojciechowski, il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, quello della Cia Cristiano Fini e il vicepresidente del Copa Cogeca, Leonardo Pofferi.

Per la riduzione della chimica nelle campagne del continente la strategia From farm to fork prevede due grandi target, uno per i pesticidi e uno per i fertilizzanti. Ma se sui primi la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leien, il mese scorso ha fatto marcia indietro anche per rispondere alle manifestazioni dei trattori, sui fertilizzanti gli obiettivi fissati nell’ambito del Green deal ad oggi sono rimasti inalterati. Come nel caso dei pesticidi, però, meno concimi significa nell’immediato meno produttività.

Sulla base dei dati dell’Università Cattolica il centro studi Gea calcola per esempio che, riducendo i fertilizzanti del 20%, la resa del grano duro in Italia calerebbe del 14,5% e quella del grano tenero del 12,3%; il mais diminuirebbe del 12%, la produzione di mele del 10,5%, quella di pesche del 14,3%, il pomodoro del 12,6%, la soia del 6,6% e l’uva da vino del 9,9%. Tra mancato raccolto della materia prima nei campi e calo della trasformazione da parte dell’industria alimentare, dunque, il conto per il made in Italy sarebbe di 5,4 miliardi di euro.

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