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Gabanelli Energia

Tim, l’offerta opaca di Kkr e il sonno della Consob. Bordata di Gabanelli (Corriere della Sera)

Che cosa ha scritto Milena Gabanelli del Corriere della Sera su Tim, Kkr e Consob

 

Sferzata di Milena Gabanelli su Kkr e Consob per il dossier Tim.

TIM, CHE COSA HA SCRITTO GABANELLI SU KKR E CONSOB

“A fine novembre il fondo americano KKR invia una lettera a Tim nella quale manifesta l’interesse all’acquisto per 0,5 euro ad azione. La lettera viene diffusa, e in Borsa il titolo schizza, ma l’offerta nella quale si indica in modo giuridicamente vincolante un prezzo, e da dove arrivano le risorse per l’acquisto, non è stata depositata alla Consob, come prevede il testo unico della finanza. Però l’Autorità di vigilanza non mette KKR alle corde. È legittimo pensare che qualcuno abbia fatto insider trading”, ha scritto nel Data Room Milena Gabanelli sul Corriere della Sera con Daniele Manca (vicedirettore del quotidiano del gruppo Rcs-Cairo) e Francesco Tortora.

LA COMUNICAZIONE UFFICIALE DI KKR SU TIM

Ecco le uniche comunicazioni ufficiali da cui si evince l’iniziativa del fondo americano Kkr su Tim: “Il Consiglio di Amministrazione di TIM S.p.A. (“TIM”), riunitosi oggi sotto la presidenza di Salvatore Rossi, ha preso atto della intenzione di Kohlberg Kravis Roberts & Co. L.P. (“KKR”), allo stato “non vincolante e indicativa” (“non-binding and indicative”), di effettuare una possibile operazione sulle azioni di TIM attraverso un’offerta pubblica di acquisto sul 100% delle azioni ordinarie e di risparmio della Società, volta al delisting (la “Manifestazione d’Interesse”). (…) Il prezzo indicato da KKR nella Manifestazione d’Interesse, da pagare interamente per cassa – da considerarsi allo stato, oltre che non vincolante, anche meramente indicativo – sarebbe pari a Euro 0.505 per azione ordinaria o risparmio”, si legge in un comunicato di Tim datato 21 novembre 2021.

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ESTRATTO DEL DATA ROOM DI MILENA GABANELLI SU TIM:

Nei sei anni che seguono Vivendi diventa il primo azionista con il 23,75%, e si alternano 4 amministratori delegati: Marco Patuano, Flavio Cattaneo, Amos Genish, Luigi Gubitosi. In buonuscite Telecom Italia sborsa 33 milioni, di cui 25 a Flavio Cattaneo per un solo anno di incarico. Rientra lo Stato attraverso Cassa Depositi e Prestiti, che diventa il secondo azionista con il 9,81%. CDP sarebbe in conflitto d’interesse perché ha anche partecipazioni in Open Fiber, concorrente di Telecom sullo sviluppo della rete in fibra. A fine 2020 il fatturato scende a 15,8 miliardi, gli utili si attestano a 1,3 miliardi di euro, il debito resta fermo a 23,3 miliardi. A ottobre 2021 il titolo precipita al minimo storico: 0,28 euro. A fine novembre il fondo americano KKR invia una lettera a Tim nella quale manifesta l’interesse all’acquisto per 0,5 euro ad azione. La lettera viene diffusa, e in Borsa il titolo schizza, ma l’offerta nella quale si indica in modo giuridicamente vincolante un prezzo, e da dove arrivano le risorse per l’acquisto, non è stata depositata alla Consob, come prevede il testo unico della finanza. Però l’Autorità di vigilanza non mette KKR alle corde. È legittimo pensare che qualcuno abbia fatto insider trading.

Lanciata come «la madre di tutte le privatizzazioni», la società di telefonia non solo non è mai riuscita ad affrancarsi dal potere politico che spesso ne ha determinato le sorti senza tutelare l’interesse pubblico, ma sulla sua strada ha trovato imprenditori rapaci che l’hanno uccisa per fare soldi. Caricata di debiti non è più riuscita ad investire nella modernizzazione della rete, infatti abbiamo ancora 2,8 milioni di abitazioni senza connessione. Nessuno Stato permette che venga compiuto un simile scempio su un asset così strategico! Ora la partita sulla facile preda è aperta. Venerdì scorso è stato nominato il nuovo amministratore delegato Pietro Labriola, un manager che conosce molto bene l’azienda. Resta da vedere quali saranno le intenzioni dei soci e della politica.

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