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Cosa farà Kkr con l’Opa su Tim dopo il siluro di Cdp e Vivendi a Gubitosi?

Fatti, nomi, rumors e scenari su Tim e Kkr

 

Non sono destinare a finire le novità in casa Tim, dopo il nuovo assetto di vertice deciso dal consiglio di amministrazione straordinario il 26 novembre: le deleghe dell’ex amministratore delegato Luigi Gubitosi (il cda ha accetto le sue dimissioni da capo azienda) sono state distribuite all’attuale presidente Salvatore Rossi e al nuovo direttore generale Pietro Labriola, che è il nuovo capo azienda del gruppo.

I prossimi sommovimenti non riguardano solo i nomi, anche se in ambienti di centrodestra si bisbiglia – ovvero si auspica – un ruolo di primo piano per Massimo Sarmi (già in Telecom e poi in Enel), ora presidente di Fibercop (gruppo Tim): al posto di Rossi?

Le attenzioni, adesso, si appuntano su una domanda: che cosa faranno ora gli americani di Kkr che hanno lanciato una sorta di “Opa preliminare“, come l’ha definita giorni fa il Sole 24 Ore.

Secondo le indiscrezioni raccolte nei palazzi romani, il messaggio indiretto giunto con il siluramento di Gubitosi da parte del gruppo francese Vivendi (che ha il 23,75% di Tim) e di Cassa depositi e prestiti (che ha il 9,81% di Tim) non è stato rassicurante per il fondo Usa, visto che Gubitosi – a differenza dei francesi – era ben considerato dagli americani.

Kkr – che non ha comunicato alcunché finora, “né al mercato ignorante né alla Consob dormiente”, ha commentato il direttore de La Stampa, massimo Giannini – s’interroga in particolare sul voto anti Gubitosi espresso in consiglio di amministrazione di Tim da parte del banchiere Giovanni Gorno Tempini.

Gorno Tempini fa parte dell’establishment bancario italiano che ha il perno del colosso Intesa Sanpaolo (che nei giorni scorsi aveva apprezzato la mossa di Kkr), è considerato un uomo di riferimento anche per le fondazioni bancarie che sono azioniste di Cdp e soprattutto è presidente della Cassa depositi e prestiti, controllata dal ministero dell’Economia.

Il voto di Cdp anti Gubitosi, insomma, non è esattamente un buon viatico per le prossime mosse di Kkr. Tanto che da ambienti americani filtra una possibile rivisitazione della manifestazione di interesse per l’ex monopolista telefonico italiano.

Ma come si muoverà Tim?

Lunedì 29 novembre si insedierà il nuovo direttore generale di Tim, Pietro Labriola, negli ultimi due anni e mezzo alla guida di Tim Brasil-

E sempre il 29 novembre comincerà anche a lavorare sull’offerta di Kkr il comitato presieduto da Salvatore Rossi, con Paola Sapienza (che è stata nominata lead independent director), Paolo Boccardelli, Marella Moretti e Ilaria Romagnoli.

Il comunicato emesso venerdì scorso, al termine del board di Tim che ha revocato le deleghe a Luigi Gubitosi, ha spiegato infatti che «le attività istruttorie del comitato saranno condotte secondo le migliori prassi al fine di consentire al consiglio di valutare compiutamente la portata, il contenuto, le condizioni e le conseguenze della manifestazione non vincolante, nonché maturare e assumere, in maniera adeguatamente informata, le determinazioni in relazione alla stessa per quanto di propria competenza».

Il compito del comitato, con l’assistenza degli advisor, è quello di svolgere «tutte le attività istruttorie propedeutiche all’analisi del contenuto della manifestazione non vincolante» del fondo che ha messo sul piatto 0,505 euro ad azione.

Prezzo indicativo – ha chiosato oggi il Sole 24 Ore – perché l’offerta è condizionata al gradimento del management, del cda, delle autorità (il Governo ha in mano il golden power sulle attività strategiche, a partire dalla rete) e subordinata a una due diligence confirmativa della durata di quattro settimane.

Kkr deve ancora attendere quindi prima di poter avviare la due diligence. Termine utilizzato nel comunicato di domenica scorsa, quando il consiglio di amministrazione si è limitato a prendere atto della proposta ricevuta, che ha destato qualche perplessità poiché Telecom è una società quotata, ha notato il Sole: “Tuttavia si tratta di una prassi comune tra i fondi di private equity in presenza di operazioni amichevoli finalizzate al delisting, come dichiarato in questo caso. La pratica è stata applicata a livello internazionale proprio da Kkr per esempio nelle Opa su Axel Springer e Alliance Boots, o, più recentemente, da altri fondi, sulla catena di supermercati Morrison”.

Insomma – ha scritto oggi La Stampa – gli americani “lasciano intendere come l’Opa sia un’operazione molto complicata”: “Nei ragionamenti che si fanno a New York si lascia aperta anche una strada alternativa all’Opa: quella di fare un’operazione più mirata ad esempio alla sola rete, magari in seguito allo scorporo anche di quella primaria visto che la secondaria è già stata inserita in FiberCop dove Kkr ha già il 37,5%”.

Gli addetti ai lavori ricordano, infatti, che – nella valutazione ai fini dell’impairment – nella semestrale Gubitosi aveva indicato in 1,25 il valore per azione corretto della società sufficiente a non incorrere in una svalutazione dell’avviamento, ha scritto Repubblica ieri: “Ma allora non si capisce perché l’ex ad stia caldeggiando una eventuale Opa al valore di 0,505”.

ECCO IL VERO PROGETTO DI KKR SU TIM

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