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Rete Tim

Tim, il governo ha gelato Kkr?

Che fine ha fatto l'Opa sussurrata del fondo americano Kkr su Tim? Fatti, numeri, indiscrezioni e scenari.

 

Che cosa ha deciso il fondo americano Kkr dopo aver sussurrato al mercato di voler lanciare un’Opa su Tim?

E’ quello che si stanno chiedendo gli azionisti del gruppo tlc, gli analisti del settore e pure i palazzi della politica.

Perché nelle poche righe del comunicato datato 21 novembre 2021 il fondo statunitense aveva messo per iscritto che la “Manifestazione di Interesse era condizionata tra l’altro allo svolgimento di una due diligence confirmatoria di durata stimata in quattro settimane”.

Insomma dopo un mesetto gli uomini del fondo avrebbero deciso. Sono passati quasi tre mesi e il mercato attende: chissà se la Consob avrà chiesto lumi.

Ma tra esponenti del governo si conosce la vera ragione del silenzio del fondo: dal ministero dell’Economia (azionista di Tim tramite Cassa depositi e prestiti, che ha il 9,81% dell’ex Telecom Italia) a Palazzo Chigi i segnali giunti ai professionisti italiani che curano gli interessi di Kkr sono stati piuttosto chiari.

Non c’è trippa per gatti, sintetizza un addetto ai lavori al corrente del dossier che pure vedeva di buon occhio la mossa anti Vivendi di Kkr.

D’altronde, segnali atarassici – ossia non positivi – sono giunti anche dall’amministrazione Biden che era stata sollecitata dai vertici di Kkr a fare moral suasion sul governo italiano.

“Mentre per l’operazione tra Kkr e Fibercop ci fu un certo attivismo del dipartimento di Stato, ad ora non ci sarebbe volontà di muoversi perché per Foggy Bottom si tratta di una vicenda di mercato e come tale deve essere trattata”, ha scritto La Stampa di recente.

Mosse non benevole sono state avvertite chiaramente anche dalle istituzioni italiane.

La scelta di Cassa depositi e prestiti di silurare Luigi Gubitosi in asse con i francesi di Vivendi (primo azionista di Tim con il 23,75%) è stata la prima mossa ostile per gli americani.

La simbiosi tra i due maggiori azionisti di Tim si è rinsaldata quando è stato deciso il nuovo capo azienda (Pietro Labriola) che sta curando il nuovo piano industriale (come al solito meraviglioso come tutti i piani industriali, non solo di Tim).

Insomma se – come aveva fatto sapere Kkr – il fondo prima di lanciare definitivamente l’Opa finora solo sussurrata aspirava “ad ottenere il gradimento degli amministratori della Società e il supporto del management”, quel gradimento e quel supporto di vertici e management di Tim non sono arrivati.

Poteva avvenire il contrario con un’Opa balenata a 0,505 euro ad azione se il maggior azionista di Tim, ossia Vivendi, ha pagato le azioni di Telecom in media 1,07 euro, come ha ricordato Repubblica?

Ma per non chiudere del tutto la porta in faccia a Kkr, nelle istituzioni italiane si pensa di poter allargare l’azionariato della futura società rete anche a Kkr (seguito in Italia dall’ammanicatissimo avvocato Andrea Zoppini), che è già azionista di Fibercop; anche se al Tesoro si pensa che debba avere Cdp il pallino della governance.

Basterà questo contentino a Kkr? C’è chi dubita tra i consulenti italiani di Kkr.

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