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Affari d’oro in vista per Leonardo e Fincantieri con l’Arabia Saudita?

Ora che l'Italia ha formalmente revocato l'embargo sui trasferimenti di armi al Regno dell'Arabia Saudita, gli esperti sostengono che Riyadh potrebbe essere sul mercato per alcune piattaforme di difesa italiane. Commesse in vista per Leonardo e Fincantieri? Fatti e approfondimenti

 

Ora che l’Italia ha revocato l’embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita, potrebbero seguire accordi?

È quanto si domanda Breaking Defense dal momento che la scorsa settimana il governo Meloni ha rimosso l’embargo sulla vendita di armamenti all’Arabia Saudita in virtù della mutata situazione del conflitto in Yemen e del sostegno saudita all’opera di mediazione portata avanti dall’Onu.

“I costruttori navali italiani offrono una varietà di navi da guerra come fregate e corvette, che potrebbero migliorare le capacità navali dell’Arabia Saudita”, osserva alla testata americana specializzata in difesa Mohammed Soliman, direttore del Programma per le tecnologie strategiche e la sicurezza informatica presso il Middle East Institute. “L’Italia fornisce anche sistemi di difesa missilistica come il sistema SAMP/T, che protegge dalle minacce aeree, e il sistema di difesa aerea Aster, che protegge dai missili balistici e da [altri] pericoli aerei”.

Nel 2019 il governo italiano è stato tra i primi a sospendere la vendita di armi all’Arabia Saudita, così come agli Emirati Arabi Uniti, per impedirne l’utilizzo nel conflitto nello Yemen.

Ma da allora le restrizioni italiane si sono allentate, e il 31 maggio il governo italiano ha annunciato che da quando la situazione sul campo era cambiata – inclusa una tregua durata un anno – la necessità dell’embargo è svanita.

Tutti i dettagli.

IL PROVVEDIMENTO DEL GOVERNO MELONI CHE REVOCA EMBARGO ARMI ALL’ARABIA SAUDITA

“Le limitazioni all’esportazione verso l’Arabia Saudita di alcuni materiali di armamento per prevenirne l’utilizzo nella guerra in Yemen sono state decretate tra il 2019 e il 2020, in conformità con atti di indirizzo del Parlamento” si legge nella nota di Palazzo Chigi a margine del CdM del 31 maggio.

“Le motivazioni alla base di tali provvedimenti sono oggi venute meno. Il contesto regionale in Yemen è cambiato, a cominciare dagli sviluppi sul terreno. Da aprile 2022, anche grazie alla tregua convenuta tra le parti, le attività militari sono fortemente rallentate e circoscritte. La significativa riduzione delle operazioni belliche comporta un’attenuazione altrettanto significativa del rischio di uso improprio di bombe d’aereo e missili, in particolare contro obiettivi civili. Riad ha portato avanti una intensa attività diplomatica a sostegno della mediazione delle Nazioni Unite e al contempo ha agito anche sul fronte economico e dell’assistenza umanitaria in maniera determinante” prosegue la nota di governo.

Pertanto, conclude “Su questo sfondo e alla luce della mutata situazione del conflitto, in linea con la scelta fatta nell’aprile scorso nei confronti degli Emirati Arabi Uniti, il Consiglio dei Ministri ha attestato che l’esportazione di bombe e missili verso l’Arabia Saudita non ricade nei divieti di esportazione stabiliti dall’articolo 1, commi 5 e 6, della legge 9 luglio 1990, n. 185, essendo conforme alla politica estera e di difesa dell’Italia”.

IL PARERE DEGLI ESPERTI RACCOLTI DA BREAKING DEFENSE

Sulla scia del raffreddamento del conflitto, la mossa di Roma potrebbe avere a che fare sul fatto che i paesi del Golfo sono un fiorente mercato della difesa secondo gli esperti interpellati da Breaking Defense.

“Roma […] riconosce la crescente industria della difesa saudita come un mercato vitale per le aziende italiane”, ha concluso Soliman Middle East Institute.

“Ci sono ragioni consistenti per credere che Riyadh continuerà a dare la priorità all’acquisto di missili nei suoi appalti per la difesa. Infatti, affaticate da anni di intense intercettazioni dei raid aerei degli Houthi, le scorte saudite di assetti antiaerei necessitano di un costante rifornimento per operare a pieno regime in caso di una brusca ripresa delle ostilità”, ha evidenziato a Breaking Defense Leonardo Jacopo Maria Mazzucco, analista presso Gulf State Analytics.

Inoltre, secondo Mazzucco, Roma e Riyadh potrebbero anche prendere in considerazione l’avvio di partnership strategiche congiunte in settori cruciali della difesa, in linea con la Vision 2030 dell’Arabia Saudita per localizzare il 50% della spesa totale per la difesa. Anche se è difficile prevedere le prossime mosse, Mazzucco ha detto di aspettarsi rapporti più cordiali tra l’Italia e l’Arabia Saudita.

ACCORDI IN VISTA PER FINCANTIERI E LEONARDO?

Infine, a beneficiare di eventuali accordi potrebbero essere i due colossi nazionali della difesa: Leonardo e Fincantieri.

Proprio Leonardo ha smentito di recente la notizia di esportazioni verso Arabia Saudita. In vista dell’assemblea degli azionisti del 9 maggio, la società aveva replicato alle domande scritte che Finanza Etica (la fondazione culturale del Gruppo Banca Etica) e Rete italiana Pace e Disarmo in qualità di azionisti critici precisando che “Non ha trattative in corso per la vendita di velivoli Eurofighter con l’Arabia Saudita, diversamente da quanto riportato da numerosi organi di stampa di recente”.

Tuttavia, ora lo scenario è mutato.

“Saudi Arabian Military Industries (SAMI) è alla ricerca intensa di società di difesa straniere di prim’ordine con il know-how tecnico e la forza di volontà per sostenere la spinta saudita per sviluppare un complesso industriale di difesa militare nazionale competitivo a livello globale”, ha spiegato Mazzucco. “A questo proposito, l’avvio di una cooperazione rafforzata con alcuni dei giganti della difesa italiana – in primis Fincantieri e Leonardo – potrebbe aiutare i sauditi a fare passi da gigante in alcuni settori della difesa di nicchia, come l’aerospazio, la sicurezza informatica e le soluzioni senza pilota”.

PRESENTI AL WORLD DEFENCE SHOW 2022 DI RIYADH

Inoltre, come ricorda Breaking Defense, prima che l’embargo fosse formalmente revocato, le aziende italiane hanno partecipato alla prima edizione del World Defense Show 2022 di Riyadh, dove hanno esposto i loro ultimi sistemi. Leonardo ha presentato al salone capacità e soluzioni tecnologiche multi-dominio: tra cui le munizioni Vulcano 155 mm,  piattaforme UAS (Uncrewed Aerial Systems) e tecnologie C-UAS (Counter Uncrewed Aerial Systems) di ultima generazione, per applicazioni civili e militari, il C-27J Spartan e l’M-346, la soluzione per addestrare i piloti destinati ai velivoli da difesa di nuova generazione.

C’era anche il costruttore navale Fincantieri tramite la sua controllata IDS. David Des Roches, professore associato presso il Near East South Asia Center for Security Studies, si aspetta che le navi potessero certamente essere al centro di qualsiasi futuro accordo con Roma.

“Fincantieri è uno dei leader mondiali nella cantieristica. E da tempo discutono con i sauditi per costruire le loro navi avanzate e per guidare la ricapitalizzazione della Marina reale saudita”, ha spiegato a Breaking Defense Des Roches.

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