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Leonardo Azionisti Critici

Botta e risposta fra azionisti critici e Leonardo su F-35, armi nucleari e non solo

Che cosa ha replicato Leonardo agli azionisti critici, fondazione Finanza Etica e Rete italiana Pace e Disarmo, in occasione dell’assemblea degli azionisti dell’ex Finmeccanica

 

Export militare, Arabia Saudita, Eurofighter, armi nucleari, F-35 e conflitto d’interessi.

Sono alcuni dei dossier toccati dalle domande scritte che Finanza Etica (la fondazione culturale del Gruppo Banca Etica) e Rete italiana Pace e Disarmo in qualità di azionisti critici hanno posto a Leonardo in vista dell’assemblea in programma per il 9 maggio.

Tutti i dettagli sulle risposte del gruppo Leonardo.

LEONARDO PUNTA TUTTO SULLA PRODUZIONE MILITARE? CHIEDONO GLI AZIONISTI CRITICI

Leonardo adesso punta tutto sulla guerra?

È la domanda alla base degli interrogativi posti da Fondazione Finanza Etica e Rete italiana Pace e Disarmo che hanno chiesto i dettagli relativi a “le performance in termini di produzione (quantità e tipologia di pezzi prodotti)” per ciascuno sito produttivo oltre che per aggregazione di Divisione.

“In maniera inspiegabile la risposta non è stata redatta in aderenza con la richiesta, ma omettendo evidenziare la quantità e tipologia di pezzi prodotti oltre che le unità di personale impegnate e il fatturato di ciascun sito produttivo. Dunque, in questo caso abbiamo una carenza di trasparenza nei confronti dei propri azionisti che impedisce, in particolare, di verificare la coerenza con gli annunci dei livelli occupazionali legati a singole produzioni”, hanno reso noto ieri gli azionisti critici.

RIGUARDO L’EXPORT MILITARE

In particolare, Fondazione Finanza Etica e RIPD avevano chiesto di conoscere “i dati relativi all’export di natura militare del gruppo Leonardo dall’Italia avvenuto nel corso del 2022, con una suddivisione per tipologia di sistema d’arma esportato (controvalore, numero di pezzi, etc.) e con una indicazione del grado di completamento degli ordini/autorizzazioni relativi (cioè quanta produzione/esportazione è prevista per il futuro legata a ciascuno dei sistemi d’arma esportati)”.

“Ma a questa domanda Leonardo risponde in parte con frasi da brochure pubblicitaria e per il resto con percentuali di dati aggregati per macro settore produttivo (dunque non per tipologia di sistema d’arma esportato), rinviando alla relazione del Governo al Parlamento ex L.185/90, ben sapendo che proprio quella relazione è carente sui dettagli del tipo di informazioni richieste” fanno sapere Fondazione Finanza etica e Ripd. Quanto al grado di completamento degli ordini, la risposta è reticente: “il grado di completamento degli ordini avviene sotto un’attenta vigilanza interna e nel perimetro delle relative autorizzazioni governative nel rispetto delle tempistiche previste per i vari programmi, tipicamente legati a commesse pluriennali”.

Inoltre, gli azionisti critici lamentano la non risposta da parte di Leonardo alla domanda che chiedeva di conoscere “i dati relativi al fatturato globale di natura militare ripartito per paese in cui viene generato”, che aveva l’obiettivo di capire quanta parte di produzione è generata da export verso terzi e quanta invece prodotta direttamente nel Paese acquirente (quindi con introiti derivanti dalle spese militari dello Stato in cui Leonardo opera). “Diventa così impossibile anche capire i flussi di export da quei Paesi (quindi comprendere eventuali operazioni di triangolazione) e quanto scambio avviene tra i siti controllati da Leonardo all’estero e l’Italia” puntualizzano Fondazione Finanza etica e Ripd.

NO ESPORTAZIONI VERSO ARABIA SAUDITA

Esportazioni verso Arabia Saudita.

“Non ha trattative in corso per la vendita di velivoli Eurofighter con l’Arabia Saudita, diversamente da quanto riportato da numerosi organi di stampa di recente. È sicuramente una “notizia”.

LA PARTECIPAZIONE AL CONSORZIO EUROFIGHTER

Tuttavia, secondo gli azionisti critici “siccome partecipa al Consorzio Eurofighter e, in base agli accordi di partecipazione, ha contribuito alla produzione di componenti di questi velivoli; e che questi sono stati consegnati all’Arabia Saudita dal Regno Unito, diremmo che sì, Leonardo ha contribuito all’esportazione al paese del Golfo di questi caccia. Ma non formalmente”.

Infatti Leonardo ha risposto che i componenti dell’Eurofighter da loro prodotti sono stati regolarmente esportati sotto licenza emessa dal MAECI (e contenuti nelle relazioni al parlamento ex L.185/90) al Regno Unito.

“Questa triangolazione ci dice molto delle falle logiche della L.185/90 e anche della policy sui diritti umani che Leonardo ha adottato. Infatti l’azienda “ribadisce il proprio impegno, nello svolgimento delle proprie attività, a rispettare e promuovere i diritti umani”. Ma l’attività di produzione di componenti dell’Eurofighter venduti all’Arabia Saudita (dal Regno Unito) coinvolta nel conflitto in Yemen, non sono forse un problema per la tutela e il rispetto dei diritti umani? chiedono gli azionisti critici.

PARTECIPAZIONE DI LEONARDO IN SISTEMI D’ARMA A POTENZIALITÀ NUCLEARE

Dopodiché Fondazione Finanza etica e Rete italiana Pace e Disarmo hanno chiesto la definizione di “sistema d’arma” adottata da Leonardo perché negli anni precedenti l’azienda aveva risposto che, realizzando solo una parte di un sistema d’arma di tale tipo (il vettore del missile francese con testata nucleare), essa non partecipava alla realizzazione di sistemi d’arma nucleari. Leonardo risponde facendo riferimento pedissequo alla L.185/90: “la dicitura “sistema d’arma” rientra nella definizione di materiale di armamento ex art. 2 della legge 185/90”.

Ma siccome la normativa adottata dal Governo italiano “nelle note esplicative finalizzate all’iscrizione dei materiali, da “facoltà di iscrivere i singoli componenti” … ovvero … “iscrivere il sistema d’arma comprensivo dei suoi componenti” … purché … “in linea con le categorie fissate dal decreto recante l’elenco dei materiali di armamento in attuazione della direttiva UE vigente”, si capisce che Leonardo fornisce il proprio elenco di materiali di armamento inteso come suoi singoli componenti e non come sistema d’arma comprensivo dei singoli componenti. commentano gli azionisti critici.

“Così, in perfetto stile “Comma 22”, Leonardo dice che non partecipa a sistemi d’arma a potenzialità nucleare perché se dicesse che ne produce una sua componente (diremmo decisiva, trattandosi del vettore), si dichiarerebbe società produttrice di armi nucleari. Ma i data provider maggiori così classificano Leonardo” hanno aggiunto.

IL RUOLO DELL’AZIENDA NEL PROGRAMMA ASMP-A

Alla nostra domanda su quali siano le attività che svolge per la realizzazione del programma francese ASMP-A (cioè il missile a capacità nucleare prodotto da MBDA, partecipato da Leonardo per il 25%), Leonardo replica che “le attività sono “French eyes only” e svolte tutte in Francia con Mbda France design authority e prime contractor. Leonardo in quanto società italiana non è coinvolta in un programma “French eyes only”.

“Alle domande successive, sempre relative alla partecipazione di Leonardo nel consorzio MBDA per la realizzazione del programma ASMP-A e del nuovo programma che lo sostituirà ASN4G, Leonardo sostanzialmente ammette di non sapere niente di quello che il consorzio di cui fa parte con il 25% produce” osservano gli azionisti critici. Infatti alla domanda se il vettore del missile possa trasportare indifferentemente testata convenzionale o nucleare, rinviando alla prima “risposta”, dice che “Leonardo in quanto società italiana non è coinvolta in un programma French Eyes Only”. Stessa storia per la domanda su quale sia l’effettivo apporto tecnologico e costruttivo al programma; o alla domanda circa quali materiali di armamento di Leonardo contenuti nell’elenco art.2 co.2 della L.185/90 siano prodotti dal consorzio MBDA: “I prodotti del consorzio MBDA non fanno parte del catalogo prodotti di Leonardo”.

E LA PARTECIPAZIONE ALLA PRODUZIONE DEGLI F-35

Si passa poi alla partecipazione di Leonardo alla produzione degli F-35 della Lockheed Martin, che otterranno la certificazione per il trasporto della nuova bomba nucleare guidata B61-12 statunitense. L’Italia è partner di livello 2 del programma F-35 Joint Strike Fighter con l’impegno di acquistare 90 F-35 (ridotti nel 2012 dagli iniziali 131). Nel 2024 il caccia statunitense sostituirà i caccia a doppia capacità Tornado Panavia utilizzati per le missioni di attacco nucleare.

“Leonardo ammette che produce le ali del velivolo F-35 che possono essere installate sulla linea di assemblaggio velivoli nello stabilimento di Cameri, oppure inviate in Texas per l’installazione sulla linea di assemblaggio velivoli Lockheed Martin. Dunque, le ali prodotte da Leonardo potranno essere installate sugli F-35 a capacità nucleare americani (ed anche quelli italiani o, ad esempio, olandesi) e per questo motivo ci domandiamo se questa non sia una palese ammissione del fatto che Leonardo partecipa alla realizzazione di un sistema d’arma nucleare (in questo caso statunitense, ma con connessione alla partecipazione di alcuni Paesi al programma di Nuclear Sharing)” evidenziano gli azionisti critici.

LO STABILIMENTO DI CAMERI

Inoltre Leonardo ammette di realizzare a Cameri le attività di assemblaggio finale, manutenzione, riparazione, revisione e aggiornamento dei velivoli italiani e “di alcune forze aeree straniere” (senza però dare alcuna informazione su quali sarebbero questi Paesi stranieri), segnalano ancora Fondazione Finanza etica e Ripd.

La struttura gestita da Leonardo a Cameri è l’unico sito di assemblaggio e checkout finale per gli F-35 in Europa.

IL REGOLAMENTO SFDR UE

Ancora, gli azionisti critici hanno interrogato Leonardo circa la compatibilità del proprio impegno nella realizzazione di componenti di sistemi d’arma a capacità nucleari, direttamente (F-35) o attraverso consorzio (Mbda) e la classificazione delle azioni di Leonardo SpA in fondi ex artt. 8 e 9 del Regolamento SFDR della Ue [Il nuovo Regolamento UE sulla finanza sostenibile (SFDR) 2019/2088 è entrato in vigore il 10 marzo 2021] e se Leonardo avesse calcolato il rischio legato all’eventuale espulsione dell’azienda da questi fondi.

Leonardo ha replicato che “non esiste una metodologia unica e omogenea tra i data provider nella valutazione di una società ed eventuale connessione ad armamenti nucleari e che ad oggi non esiste un unico e omogeneo approccio da parte della comunità finanziaria nell’implementazione della SFDR”.

“Vogliamo informare — evidenziano gli azionisti —critici che proprio perché vi sono diversi data provider che valutano che Leonardo sta effettivamente partecipando alla produzione di armamenti nucleari, diverse società di gestione, fra cui Anima Sgr, il più grande gruppo indipendente del risparmio gestito in Italia, escludono Leonardo dai fondi art. 8 e 9 della SFDR”.

COLLABORAZIONI (E SOSTEGNI) DI LEONARDO A UNIVERSITÀ E THINK TANK

Poi, Leonardo ha dovuto rendere conto degli accordi e il loro controvalore finanziario di Leonardo con università italiane, pubbliche e private.

“Ma anche in questo caso noi avevamo chiesto una lista completa di questi istituti universitari” puntualizzano ancora una volta gli azionisti critici. Leonardo dice che “collabora mediamente ogni anno con oltre 90 diversi istituti di ricerca nazionali e internazionali sia all’interno di progetti finanziati da terze parti che tramite collaborazioni dirette funzionali a sviluppare tecnologie e soluzioni per i propri prodotti. Negli ultimi anni sono stati sottoscritti 12 accordi quadro con università e consorzi volti a rafforzare la collaborazione su tematiche di interesse”.

“Ma non ci viene fatto un solo singolo nome (salvo i percorsi formativi manageriali gestiti in partnership con LUISS “G.Carli” e Bocconi Business School, per circa 1.700.000 euro). Anche le risposte relative alle collaborazioni con centri di ricerca di vario tipo (con cui l’Azienda sostiene di intrattenere rapporti “per propria natura”) sono state alquanto reticenti” hanno sottolineato Fondazione finanza etica insieme a Ripd.

CONFLITTO DI INTERESSI PER CROSETTO E CINGOLANI?

Infine, “abbiamo chiesto in quali ambiti l’attuale ministro delle difesa Guido Crosetto abbia svolto attività di advisor” fanno sapere gli azionisti critici.

Leonardo ha assicurato che “la società rispetta apposite procedure interne basate, fra l’altro sui principi del codice etico di Leonardo”, ma sfortunatamente per motivi di privacy non ci può essere fornita. Perché il conflitto d’interessi è un tema concreto in tutte le democrazie avanzate, proseguono ancora gli azionisti critici aggiungendo che “a tal proposito abbiamo ritenuto che la candidature dell’ex Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani alla carica di Amministratore Delegato fosse incompatibile con le disposizioni della L.215/2004 cd. “Severino”, non essendo ancora trascorsi i 12 mesi dalla cessazione della carica al momento in cui lo stesso Cingolani sarà nominato Ad. Cingolani ha dichiarato di non incorrere nel divieto della legge e dunque abbiamo chiesto in base a quale interpretazione della legge avesse fatto una simile autodichiarazione”.

A questo proposito “Leonardo non risponde, se non in modo tautologico: Cingolani ha dichiarato di non incorrere nel divieto di cui all’art.2 della L.215/2004 e, dunque, non emergono profili in grado di configurare cause di ineleggibilità. Ma noi avevamo chiesto di conoscere secondo quale interpretazione della legge Cingolani avrebbe autodichiarato ciò. Naturalmente, ci attendiamo che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato preposta al controllo delle autodichiarazioni del caso, faccia i doverosi accertamenti, previsti anch’essi dalla legge” hanno concluso Fondazione finanza etica e Rete italiana Pace e disarmo.

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