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Corte Dei Conti Leonardo

Chi fa la guerra nell’assemblea di Leonardo

Progressivo abbandono del comparto civile a favore di quello militare, presunto coinvolgimento nella produzione di sistemi d’arma nucleari e critiche ad alcuni membri del cda proposti dal governo al centro degli interventi in assemblea di Leonardo degli azionisti Fondazione Finanza Etica e Rete Italiana Pace e Disarmo. Tutti i dettagli

 

Leonardo adesso punta tutto sulla guerra?

È la domanda alla base degli interrogativi posti da Fondazione Finanza Etica (la fondazione culturale del Gruppo Banca Etica) e Rete italiana Pace e Disarmo in qualità di azionisti all’assemblea di Leonardo in programma per il 9 maggio.

Per il settimo anno consecutivo Fondazione Finanza Etica e Rete italiana Pace e Disarmo intervengono all’assemblea del colosso della difesa e aerospazio, controllato con il 30,2% dal Ministero del Tesoro.

“Leonardo ha scelto di avvalersi di una facoltà prevista dalla legislazione italiana sul Covid-19», ha spiegato Teresa Masciopinto, presidente di Fondazione Finanza Etica. «In questo modo si impedisce, di fatto, ogni forma di contatto e di dialogo diretto tra la società e i suoi azionisti, nonostante l’emergenza pandemica sia da tempo superata».

Gli azionisti critici hanno avuto comunque possibilità di inviare domande scritte. Fondazione Finanza Etica ne ha inviate una quarantina, raccogliendo quelle di Rete italiana Pace e Disarmo e di alcuni studenti e studentesse del corso di Corporate Governance dell’Università di Pisa.

(ECCO LE RISPOSTE DI LEONARDO)

Tutti i dettagli.

I QUESITI SOLLEVATI DA BANCA ETICA E RETE ITALIANA PACE E DISARMO

Perché Leonardo si sta trasformando in industria quasi totalmente bellica?, chiedono gli azionisti critici.

«Abbiamo chiesto spiegazioni sull’effettiva generazione di fatturato e posti di lavoro di Leonardo in Italia», illustra Francesco Vignarca, portavoce Rete italiana Pace e Disarmo. «Ci sembra infatti sproporzionato l’impegno dello Stato in un’impresa che produce armi impiegate in conflitti internazionali, con il rischio di violazione di diritti umani fondamentali, rispetto agli effettivi, minimi vantaggi economici per l’Italia».

I COMPARTI CIVILI ABBANDONATI

Negli ultimi cinque anni (2017-2022), il fatturato militare di Leonardo è salito dal 68% all’83% mentre nel 2013 era pari al 49,6%. Nel frattempo, da un ventennio ormai è iniziato la dismissione progressiva di una serie di comparti civili ritenuti non strategici: l’automazione industriale, la robotica, la microelettronica, l’energia e il trasporto ferroviario.

“Noi eravamo già presenti come azionariato critico durante la gestione Moretti – che ha cambiato la configurazione da holding (ex Finmeccanica) a one company con le varie divisioni – e all’interno di questo percorso è stato deciso di dismettere una serie di controllate (come la cessione delle controllate Ansaldo Breda e Ansaldo Sts a Hitachi nel settore ferroviario)”, spiegato a Startmag Vignarca.

LE CESSIONI DI ELSAG, ST MICROELECTRONICS E ANSALDO

Nel 1998 il gruppo allora ancora Finmeccanica ha ceduto l’Elsag Bailey Process Automation, leader globale nel campo dell’automazione; nel 2004 si priva della sua partecipazione industriale in JV nella ST Microelectronics, quarto gruppo al mondo nel settore strategico della microelettronica; nel 2013 conclude la dismissione di Ansaldo Energia. Nel 2014 avvia la dismissione del settore trasporti cedendo AnsaldoBreda, Ansaldo STS e BredaMenarinibus (operazioni concluse nel 2015).

“Del tutto legittimamente l’azienda (e quindi l’azionista di riferimento lo Stato) ha deciso negli ultimi anni di spostarsi sempre di più nel militare”, ha evidenziato a Startmag il portavoce di Rete italiana Pace e disarmo.

È IL BUSINESS MILITARE CHE STA TRAINANDO I CONTI DI LEONARDO?

Eppure è proprio il business militare che sta trainando i conti di Leonardo negli ultimi anni. “Sì ma avrebbe trainato di più una scelta civile”, secondo Vignarca: “i conti militari crescono soprattutto in questo momento in cui la situazione geopolitica fa alzare la spesa militare, però dal punto di vista economico, a nostro parere e come emerge da numerosi studi econometrici, una maggiore crescita  su uno spostamento civile, che mette  a riparo dai cicli di spesa militare (come evidenziato dai cicli economici precedenti)”.

Il problema è che se c’è un aumento della spesa militare, l’azienda si aggiudica una serie di commesse, ma queste sono legate a scelte specifiche di quel momento. Cambia la situazione geostrategica, si riduce la spesa militare, oppure i paesi Ue decidono di fare una convergenza delle loro spese militari, quest’ultimo scenario toglierà alcuni player e in quel momento cosa fa l’azienda? Pregare gli stati a mantenere le commesse” puntualizza Vignarca. Soprattutto non stiamo parlando di un’azienda del tutto privata che fa tutte le scelte che vuole e in base al proprio diretto profitto, ma di un’azienda controllata dallo stato con la golden share, le cui valutazioni di scelta e traiettoria non possono essere intaccate dalle decisioni politiche”.

«I nostri dati dimostrano che, contrariamente a quanto si pensi, il comparto militare è più rischioso, meno redditizio e crea meno occupazione rispetto a quello civile», continua Vignarca. «È quindi assurdo che lo Stato continui a sostenere la progressiva militarizzazione del gruppo. Nella nostra Costituzione c’è scritto chiaramente che “l’Italia ripudia la guerra”. Perché quindi sostenerla tramite un’azienda multinazionale a controllo statale?».

“Leonardo non ha bisogno di costi per essere riconvertita al civile, è una scelta del committente e una decisione industriale, L’azienda ha grande capacità al suo interno per poter fare delle produzioni che non abbiano una rilevanza militare” ha concluso Vignarca.

IL COINVOLGIMENTO IN PROGRAMMI DI SISTEMI D’ARMA A POTENZIALITÀ NUCLEARE

Inoltre, tra le domande inviate a Leonardo, alcune si riferiscono anche al coinvolgimento della società in programmi di sistemi d’arma a potenzialità nucleare. «Il presunto coinvolgimento di Leonardo nella produzione di armi nucleari ha già portato all’esclusione dell’impresa da molti portafogli di investitori istituzionali», ha aggiunto Teresa Masciopinto. «Quindi stiamo parlando di rischi finanziari oltre che di evidenti rischi umanitari e reputazionali».

Per questo motivo all’incontro dell’8 maggio partecipa anche Susi Snyder, coordinatrice della Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN), premio Nobel per la pace nel 2017.

GLI INTERROGATIVI SULLA COMPOSIZIONE DEL CDA

Infine, nelle domande inviate da Fondazione Finanza Etica per conto degli studenti dell’Università di Pisa si esprimono invece dubbi sulla nomina da parte del governo dell’ex ministro Roberto Cingolani come amministratore delegato di Leonardo che succederà ad Alessandro Profumo. «Vogliamo capire perché Leonardo abbia ritenuto ammissibile tale candidatura alla luce della legge 215/2004 sui conflitti di interesse», spiegano Adrian Jaroszewicz, Alessandro Quaglia e Roberta Zumbo. «Allo stesso modo, vorremmo capire come si concilino le candidature al Consiglio di Amministrazione di Francesco Macrì, leader di Fratelli d’Italia ad Arezzo, e di Trifone Alfieri, politico della Lega, con la Skills Directory di Leonardo, e cioè l’insieme di esperienze e competenze distintive che dovrebbero essere apportate nel CdA».

ECCO LE RISPOSTE DI LEONARDO ALLE DOMANDE DEGLI AZIONISTI CRITICI

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