Le azioni di Stmicroelectronics, la società di semiconduttori controllata dal ministero dell’Economia italiano e dalla banca statale francese Bpifrance, hanno perso oggi il 2,5 per cento. Le cause sono diverse: c’entra il calo generalizzato dei titoli delle aziende tecnologiche alla borsa di New York, legato a sua volta al possibile inasprimento dei controlli statunitensi sulle esportazioni di microchip in Cina; ma c’entra anche un articolo pubblicato da Les Échos, il principale quotidiano economico-finanziario francese.
COSA HA SCRITTO LES ECHOS SU STMICROELECTRONICS
“Il governo italiano vuole un cambio alla guida di Stmicroelectronics”, scrive il giornale. “Il ministero dell’Economia, uno dei principali azionisti della multinazionale franco-italiana, è insoddisfatto della gestione dell’amministratore delegato, il francese Jean-Marc Chery. Roma lo accusa di favorire gli interessi del proprio paese e vuole sostituirlo”.
Non si tratta di una novità assoluta, però, quanto di una conferma di quanto già scritto in Italia, anche da Startmag. L’ostilità del governo di Giorgia Meloni nei confronti di Chery è infatti nota da tempo, così come è nota l’opposizione alla sua riconferma alla carica (avvenuta lo scorso maggio) e la percezione che la società prediliga la Francia rispetto all’Italia.
A Catania, peraltro, sarebbe saltato il finanziamento pubblico (2 miliardi di euro) per un nuovo impianto di semiconduttori in carburo di silicio: un progetto da 5 miliardi.
COSA SUCCEDE IN STMICROELECTRONICS
La situazione nel consiglio di amministrazione di Stmicroelectronics è di stallo: il ministero dell’Economia di Giancarlo Giorgetti spinge infatti per la rimozione di Chery, mentre la Francia è contraria; nemmeno tutti i consiglieri italiani – sono tre, affiancati da tre francesi e tre indipendenti – sarebbero però d’accordo con la mossa del governo Meloni.
Pare inoltre che il ministero dell’Economia stia cercando nuovi profili più “affini” alla linea del governo da proporre all’assemblea di maggio per il rinnovo delle cariche.
LA CLASS ACTION NEGLI STATI UNITI
Negli Stati Uniti è stata avviata una class action di investitori di Stmicroelectronics nei confronti della società, accusata di aver rilasciato delle dichiarazioni fuorvianti su propri risultati economici, nascondendo il peggioramento del mercato dei semiconduttori.
Inoltre, l’amministratore delegato Chery e il direttore finanziario Lorenzo Grandi sono stati accusati di aver sfruttato il rigonfiamento artificiale dei risultati di Stmicroelectronics (e di conseguenza del titolo) per guadagnare dalla vendita di azioni. Grandi è anche membro del consiglio di gestione di Stmicroelectronics, una carica voluta dall’Italia proprio con l’intenzione di garantire un equilibrio Roma-Parigi nella società.
IL CONFRONTO CON IL FTSE MIB
Al di là del calo odierno, confrontando su base settimanale l’andamento del titolo di Stmicroelectronics con il Ftse Mib (l’indice principale della borsa di Milano) si nota che la società performa molto meglio, con un andamento settimanale del +10,7 per cento rispetto al +0,7 per cento del Ftse Mib.
“Le implicazioni di breve periodo di Stmicroelectronics”, riporta Teleborsa, “sottolineano l’evoluzione della fase positiva al test dell’area di resistenza 26,01 Euro. Possibile una discesa fino al bottom 25,59. Ci si attende un rafforzamento della curva al test di nuovi target 26,43”.