Crescono i timori dei sindacati per il futuro di molti lavoratori del gruppo Bnl-Bnp Paribas. Nel mirino c’è il piano industriale che dovrebbe esternalizzare parte delle attività di Back Office e di Information Technology causando la chiusura di filiali e di uffici amministrativi e parecchi esuberi.
Secondo fonti dei sindacali l’avvio della procedura, già posticipato di un paio di settimane (da inizio a metà settembre), potrebbe subire un nuovo slittamento ed essere programmato a fine mese. Occorre ricordare che nelle ultime settimane dell’anno è previsto il closing dell’operazione di vendita dell’80% di Axepta – che porterà l’uscita di 110 dipendenti – e che a inizio 2021 è stato ceduto il 40% di Bnl Finance, specializzata nella cessione del quinto, a Poste. Anche queste operazioni che hanno suscitato polemiche e tensioni fra azienda e sindacati.
Di tutto questo i sindacati parleranno con i vertici dell’istituto guidato da Elena Golini in un incontro previsto per il 22 settembre.
LE PREOCCUPAZIONI DEI SINDACATI
La cessione del ramo IT e del back office e della logistica comporterà l’uscita dal perimetro del gruppo di 800 lavoratori e la chiusura di circa 130-150 filiali (attualmente sono più o meno 700) in tutto il Paese. Tra la chiusura di filiali e di uffici amministrativi, rilevano fonti sindacali a Startmag, Bnl abbandonerà del tutto interi territori, soprattutto al sud Italia. Inoltre, il rischio è che vengano dichiarati diversi esuberi, presumibilmente 800, che si andranno ad aggiungere agli 800 dei rami da cedere. Secondo i sindacati il gruppo preferirà non ricorrere al fondo di solidarietà del credito per i prepensionamenti ma gestire questi esuberi esclusivamente con pensionamenti incentivati e volontari.
Altro timore è che si decida di spingere sui canali diretti, ma più che con investimenti sul digitale, spostando buona parte della clientela e dei dipendenti dalle filiali agli uffici che gestiscono i rapporti a distanza, ovvero grandi call center che gestiscono il rapporto prevalentemente via telefono e home banking. Peraltro, se il tema delle cessioni è il più delicato perché espone al rischio di contenzioso legale (oltre che di conflittualità sindacale), anche le altre misure destano molta preoccupazione tra i lavoratori e tra i sindacati.
IL PRESIDIO A MILANO
Oggi dunque il presidio dalle 10.30 in piazza Lina Bo’ Bardi, a Milano, davanti alla sede di Bnl-Bnp Paribas “per protestare contro il progetto di cessione di numerose lavorazioni e soprattutto di circa 900 lavoratori e la chiusura di numerose agenzie su tutto il territorio nazionale” scrivono in una nota congiunta le Rsa milanesi e lombarde dei sindacati di categoria. Una manifestazione che segue quelle svolte in varie piazze italiane, per esempio a Roma, Firenze, Napoli e Bari. “Durante il presidio è prevista una particolare scenografia a rappresentare la prepotente decisione dei vertici di BNL/BNPP di cedere, come già accaduto per l’azienda Axepta, leader nel campo delle carte di credito, intere lavorazioni e numerosi lavoratori (circa il 10%) per mera riduzione dei costi – si legge ancora nel comunicato unitario -. La protesta vedrà allegorie sceniche che rappresenteranno la disgregazione dell’integrità aziendale e la minaccia al ruolo stesso del bancario nella sua importante funzione sociale.
Secondo Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin “la continua riduzione dei lavoratori delle banche e la ulteriore chiusura di numerosi sportelli di prossimità scaricano sulla sempre più indifesa clientela il peso totale di un disservizio annunciato, con il conseguente abbandono del tessuto economico del territorio”.