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Bnl

Che cosa temono i sindacati di Bnl

Ecco le ipotesi che preoccupano i sindacati di Bnl dopo la cessione di Axepta. L'articolo di Emanuela Rossi

Sono giorni caldi, e non sono per il meteo, quelli che stanno vivendo i lavoratori di Bnl, gruppo Bnp Paribas, in Italia. A spaventare loro e le organizzazioni sindacali il piano industriale che dovrebbe esternalizzare parte delle attività di Back Office e di Information Technology e portare alla chiusura di sportelli. “I dipendenti in questi anni hanno sopportato sacrifici e disagi, carichi di lavoro iniqui, gravi carenze in materia di salute e sicurezza. Il management, forse volutamente, sta distruggendo il vecchio modello di banca tradizionale senza riuscire a costruire il nuovo modello di servizi” hanno detto Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin durante la manifestazione di protesta che si è svolta pochi giorni fa a Napoli davanti alla sede della Bnl di via Toledo.

Da ricordare che in primavera Bnl ha vissuto una svolta importante con l’addio alla presidenza – dopo 23 anni – di Luigi Abete e l’arrivo di Andrea Munari che ha lasciato l’incarico di amministratore delegato ad Elena Goitini.

I CONTI DEL SECONDO TRIMESTRE…

I conti della banca intanto sembrano andare bene. Il secondo trimestre dell’anno ha visto una crescita dell’utile lordo a 120 milioni di euro (+27,1%), cifra che sale a 218 milioni se sia aggiunge anche il periodo gennaio-marzo. Segno più anche per gli impieghi (+1,1%), trainati da quelli ai privati, e per i depositi (+13,1%). I ricavi del secondo trimestre 2021 salgono a 669 milioni di euro (+3,1%) e il margine di interesse netto scende del 2% a causa dei bassi tassi. E ancora: incremento delle commissioni (+11%) e delle spese operative (+3% a 435 milioni). In flessione il costo del rischio, diminuito a quota 105 milioni di euro.

…CHE NON TRANQUILLIZZANO I SINDACATI

Nonostante i numeri del 2021 le organizzazioni sindacali – che “apprendono con favore gli eccellenti risultati del Gruppo e dell’azienda del primo semestre 2021” – continuano a manifestare i propri timori. “Una parte di quei risultati sono stati resi possibili da una paziente e consolidata politica del lavoro che ha visto la firma di decine di accordi sindacali spesso dal contenuto innovativo nel settore – scrivono in una nota congiunta Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin -. Non altrettanta lietezza ci ispira la pessima coincidenza tra tali buone notizie e i noti progetti industriali di smembramento del gruppo e di espulsione di 900 lavoratori”. I sindacati, però, “sono decisi a respingere il tentativo maldestro di colpire a tradimento i colleghi e, continuando la mobilitazione, sono determinati a impedire il processo di espulsione dei lavoratori facendo ricorso a tutte le forme ed i mezzi di lotta disponibili”. Di sicuro chiedono di “continuare nel solco della storia di Bnl, sicuramente con i necessari adeguamenti organizzativi utili a garantirne la competitività, ma senza intraprendere strade ignote che di certo avranno solo l’esito dei pronunciamenti della magistratura”.

D’altronde, come dice a Startmag Tommaso Vigliotti, segretario nazionale di Unisin Confsal, quello che i sindacati si attendono è chiaro: “A breve ci presenteranno cessioni di rami d’azienda di parte dell’IT e parte del back office per complessivi 800 lavoratori. Oltre ai 110 di Axepta”.

Nel frattempo, un’altra vicenda sta scuotendo il sindacato del credito ovvero l’ipotesi di fusione fra Unicredit e Montepaschi, annunciata la scorsa settimana dall’amministratore delegato di piazza Gae Aulenti, Andrea Orcel. Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin non perdono tempo e “in considerazione dei recentissimi sviluppi” chiedono di nuovo (lo avevano già fatto a fine aprile) “un incontro urgente, anche attraverso videoconferenza” al ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, così da “conoscere orientamenti e intendimenti del Ministero, quale azionista di maggioranza della Banca”.

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