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Tutto sul patrimonio di Silvio Berlusconi e come sarà suddiviso

Cosa ne sarà delle società e del patrimonio (anche immobiliare) di Silvio Berlusconi? Ecco numeri e ipotesi sulla successione tra i figli.

Con la morte di Silvio Berlusconi si è subito iniziato a ragionare su cosa ne sarà delle società e del patrimonio della sua famiglia.

Il Sole 24 Ore, ad esempio, si è chiesto se la successione al Cavaliere sarà di tipo industriale o di tipo finanziario: se i suoi cinque figli, cioè – Marina e Pier Silvio, figli di Carla Elvira Lucia Dall’Oglio; e Barbara, Eleonora e Luigi, figli di Veronica Lario -, “si divideranno le aziende o il patrimonio”.

LE AZIENDE DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI

Stando a Forbes, nel 2022 il patrimonio di Silvio Berlusconi era di circa 6,4 miliardi di euro.

Fininvest – la holding che detiene il reparto azionario della famiglia Berlusconi e ridistribuisce gli utili delle società operative, fondata da Silvio e presieduta da Marina – ha riportato nel 2021 un fatturato di quasi 4 miliardi di euro e profitti per 360 milioni. L’azienda possiede il 50 per cento di MFE (il gruppo Mediaset), il 53,3 per cento di Mondadori, il 30 per cento di Banca Mediolanum, l’interezza del Teatro Manzoni di Milano e l’Associazione Calcio Monza (il Milan è stato ceduto nel 2017).

Il patrimonio immobiliare della famiglia Berlusconi, invece, rientra per la maggior parte nella società Dolcedrago, di proprietà esclusiva di Silvio Berlusconi e valutata intorno ai 500 milioni.

LA DIVISIONE DI FININVEST

Per molti anni l’unico proprietario di Fininvest è stato il suo fondatore Silvio Berlusconi, nel 1975. In seguito l’azionariato è stato organizzato secondo ventidue holding – ciascuna chiamata Holding Italiana, seguita da un numero romano -, poi ridotte a sette.

Silvio Berlusconi possiede all’incirca il 61 per cento di Fininvest attraverso le Holding Italiana I, II, III e VIII. Marina e Pier Silvio hanno entrambi il 7,65 per cento con, rispettivamente, Holding Italiana IV e Holding Italiana V. Barbaba, Eleonora e Luigi, infine, controllano insieme il 21,4 per cento attraverso Holding Italiana XIV.

La spartizione è grossomodo equa, anche se i figli del primo matrimonio detengono insieme il 15,3 per cento di Fininvest, mentre quelli del secondo matrimonio il 21,4 per cento. Una differenza che – scrive Il Sole 24 Ore –  “in prospettiva potrebbe essere decisiva e pesare su importanti scelte strategiche. A meno che l’impianto delle holding sia rivisto sulla base della successione”.

Come fa notare il Corriere della Sera, dentro Fininvest “ex mogli e compagne finora non sono mai entrate. Solo Silvio e i figli. Una volta, molti anni fa, anche il fratello Paolo, poi uscito”.

IL PATRIMONIO E LA SUCCESSIONE DI BERLUSCONI

In teoria, la quota del 61 per cento di Fininvest detenuta da Silvio Berlusconi dovrebbe venire ridistribuita per il 40,3 per cento – la cosiddetta quota di legittima, pari ai due terzi – tra i suoi eredi, in parti uguali. Ciascun figlio, dunque, arriverebbe al 15 per cento di Fininvest.

Non è chiaro cosa ne sarà della parte rimanente, circa il 20,4 per cento, della quale è possibile disporre liberamente. Chi tra i figli riceverà questa quota, avrà di fatto il controllo delle società di Silvio Berlusconi.

Fininvest ha dichiarato che, in assenza del fondatore, le sue attività “proseguiranno in una linea di assoluta continuità sotto ogni aspetto”. È probabile allora che quel 20,4 per cento venga diviso tra Marina e Pier Silvio, che insieme arriverebbero a detenere il 51,8 per cento della holding. I due già occupano cariche di rilievo: Marina è presidente di Fininvest e di Mondadori; Pier Silvio è amministratore delegato di MFE. Luigi e Barbara sono soltanto consiglieri di Fininvest; Elonora, invece, non ha alcuna posizione.

L’AFFARE VIVENDI, SECONDO IL SOLE 24 ORE

“Il punto più delicato sarà capire in che modo decideranno di muoversi gli eredi del Cavaliere. Senza dimenticare che ci sono alcune partite aperte assai delicate, il cui esito sarà sicuramente segnato dalla scomparsa dell’ex premier. Prima fra tutte Mediaset, oggi diventata Mfe, e due anni fa oggetto del grande accordo con Vivendi ancora non perfezionato. Una pace che è andata a interrompere cinque anni di scontri con la ‘promessa’, non appena le condizioni di mercato lo avessero consentito, dell’uscita di Vivendi dal capitale del gruppo.

Oggi Fininvest può contare sul 50% di Mfe, mentre Vivendi ha un 4,5% diretto e il 19,19% trasferito nel 2018 a Simon Fiduciaria, il trust del gruppo Ersel, che in base al patto verrà progressivamente venduto in 5 anni, a tranche di circa il 4% ogni anno.

Finora però, a distanza di due anni da quell’armistizio, Vivendi è rimasta salda al suo posto. Nessun titolo è stato ceduto. E in tanti leggono tale scelta con la volontà del gruppo francese di temporeggiare in vista di potenziali riassetti famigliari, oramai inevitabili.

L’uscita di scena del Cavaliere spianerà forse la strada per un ridimensionamento di Fininvest nel capitale di Mfe a favore del gruppo transalpino? Difficile dirlo”.

QUANTO VALGONO GLI IMMOBILI DI BERLUSCONI?

Le case private di residenza di Berlusconi, come Arcore, potrebbero valore intorno ai 100-150 milioni, ha scritto il Corriere. Le ville dedicate alle vacanze, come Villa Certosa a Porto Rotondo, valgono circa 500 milioni e rientrano sotto la gestione di Dolcedrago. Berlusconi possiede due proprietà immobiliari ad Antigua, nei Caraibi.

In totale, Dolcedrago avrebbe tra le mani asset per oltre mezzo miliardo di euro.

LA STORIA DI VILLA CERTOSA RACCONTATA DAL CORRIERE

“Di qui sono passati ospiti illustri, dal russo Vladimir Putin a George W. Bush. Una perizia tecnica del gennaio 2021 indicava un valore di 259.373.950 euro. Documento assolutamente attendibile perché è firmato da Francesco Magnano, geometra di fiducia del cavaliere. Villa Certosa difficilmente potrà essere divisa tra tutti i figli anche se lo spazio non manca: 68 vani, 181 metri quadrati solo di autorimessa e altri 174 di posti auto. Anche se il prezzo di mercato potrebbe essere superiore a quello della perizia, già così la reggia di Porto Rotondo si colloca tra le ville più costose in assoluto.

Nel 2009 si parlò di un’ offerta dagli Emirati Arabi per Villa Certosa da 450 milioni di dollari, l’anno successivo secondo la stampa spagnola era quasi fatta con un imprenditore iberico per 400 milioni di euro, e poi nel 2015 sarebbe stato lo stesso Cavaliere a mostrare le bellezze della residenza al figlio del re d’Arabia: la richiesta pare fosse 500 milioni. Mai nulla di scritto, mai alcuna conferma”.

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL SOLE 24 ORE

Con quasi 4 miliardi di fatturato registrati nel 2021 e profitti per 360 milioni che hanno garantito un dividendo “famigliare” di 150 milioni, Fininvest rappresenta una delle realtà imprenditoriali più importanti in Italia. La holding ha il controllo di Mfe (ex Mediaset) con il 50%, è presente nell’editoria con il 53,3% di Mondadori, partecipa al 30% Mediolanum, detiene il 100% del Teatro Manzoni e, dopo la cessione del Milan, possiede il Monza calcio. Fuori da Fininvest, ma sempre parte dell’impero costruito dalla dinastia di Arcore, c’è poi il patrimonio immobiliare, gran parte del quale è custodito nella società Dolcedrago, di proprietà esclusiva del Cavaliere e che secondo alcune stime vale più di mezzo miliardo. Complessivamente il patrimonio di Silvio Berlusconi, secondo Forbes, a fine 2022 ammontava a 6,4 miliardi.

La legge prevede che in assenza di coniuge e in presenza di più figli, si possa disporre liberamente di una quota pari a un terzo del patrimonio. I restanti due terzi rientrano nella cosiddetta quota di “legittima” e devono essere assegnati agli eredi in parti uguali. Ipotizzando che il principio venga applicato alla sola Fininvest, il pacchetto del 61% finora nella mani del Cavaliere dovrà essere redistribuito per il 40,3% in parti uguali tra gli eredi. Dunque circa l’8% a ciascuno. Ciascuno di loro, dunque, arriverebbe al 15% di Fininvest. Tutto si giocherà dunque su quel 20,4%, libero dalla legittima, sulla quale c’è piena libertà. Si tratta di un pacchetto che garantirà, a chi lo riceverà, il controllo dell’impero. Fininvest ha assicurato che le attività «proseguiranno in una linea di assoluta continuità sotto ogni aspetto». Dunque, se Berlusconi avesse scelto la strada della continuità, riconfermando la fiducia a Marina e Pier Silvio, figure già centrali nell’impero, le quote dei figli più grandi arriverebbero intorno al 25,9% ciascuno, quanto basta per avere il controllo della holding con il 51,8%. Oggi, infatti, a livello operativo, solo i due figli maggiori Marina e Pier Silvio hanno posizioni al vertice. Marina è presidente di Fininvest e di Mondadori, mentre Pier Silvio è amministratore delegato di Mfe. I figli più giovani, Luigi e Barbara, compaiono insieme ai fratelli maggiori soltanto nel board di Fininvest come consiglieri, mentre Eleonora non occupa alcuna casella nell’impero.

Il sistema delle holding ha sempre garantito ricchi profitti alla famiglia Berlusconi. Ma la prassi, almeno negli ultimi anni, è sempre stata quella di “accumulare” gli utili per gran parte a riserva. L’ultimo esercizio, quello che si è chiuso a settembre dello scorso anno, non ha fatto eccezione. I bilanci al 30 settembre 2022 si sono chiusi tutti in utile grazie principalmente al dividendo da circa 150 milioni staccato in estate da Fininvest. Le quattro società con sede a Segrate di proprietà del Cavaliere hanno totalizzato circa 98 milioni di profitti. La gran parte di questi profitti è stata posta a riserva straordinaria mentre la Holding Italiana Seconda ha deciso di distribuire l’intero utile e 500mila euro di riserve per un totale di 24,2 milioni. Copione simile per la Quarta di Marina Berlusconi, la Quinta di Pier Silvio e la Quattordicesima di Barbara, Eleonora e Luigi. Nel corso dell’esercizio Silvio Berlusconi, ha però scelto di prelevare dalle casse delle società personali circa 90 milioni sotto forma di dividendi, mentre i due primi figli Marina e Pier Silvio rispettivamente 29 e 51 milioni.

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA SUL PATRIMONIO DI BERLUSCONI

Se allarghiamo l’orizzonte possiamo dividere l’impero in tre grandi rami. Il primo, quello privatissimo delle case di residenza (Arcore, Macherio ecc ), riferibile a Silvio Berlusconi in persona, potrebbe avere un valore indicativo di 100-150 milioni. Il secondo, quello delle ville da vacanza (Porto Rotondo, Cannes ecc) ha un valore stimabile in 500 milioni ed è gestito da decenni da quattro professionisti di assoluta fiducia attraverso società che fanno capo alla holding immobiliare Dolcedrago. Siamo a quota 650 milioni. E fin qui i 5 figli non toccano palla o quasi.

Il terzo ramo, l’unico che non brucia cassa ma ne produce in gran quantità, è appunto la Fininvest. Qui la quota di patrimonio attribuibile al fondatore, che ha il 61,2% del capitale, è quasi 3 miliardi su 4,9 complessivi Quindi considerando anche liquidità, opere d’arte e altri investimenti non noti arriviamo, come minimo, ai 4 miliardi indicati

Tra gli asset più rappresentativi dell’epopea berlusconiana, assai difficili da dividere in parti uguali, spiccano le grandi ville. Intestata direttamente all’ex premier spicca Villa San Martino ad Arcore, sua residenza per quasi 50 anni: 3.500 metri quadrati, acquistata negli anni Settanta. A 6 km di distanza Villa Belvedere (Macherio), comprata all’asta nel 1988 dalla Provincia di Milano. Uno dei rifugi preferiti da Berlusconi fuori dalla Brianza è Villa Campari sul Lago Maggiore. «Sono andato su Internet e ho comprato una casa a Cala Francese, si chiama Due Palme. Anch’io diventerò lampedusano». Nel marzo 2011, atterrato a Lampedusa assediata dagli sbarchi, l’allora premier tra le varie promesse (campo da golf «indispensabile» e casinò sull’isola) annunciava così il suo nuovo affare immobiliare. Ad Antigua, nei Caraibi, Berlusconi ha altre due proprietà immobiliari.

A spanne si può calcolare che più di mezzo miliardo di patrimonio sia gestito sotto l’ombrello della Dolcedrago, una holding di partecipazioni in società quasi esclusivamente immobiliari. A presidiare questo prezioso e riservato «territorio» è quello che potremmo chiamare il team «operazioni riservate». Ovvero i fidatissimi professionisti con base a Segrate che si occupano degli affari personali del Cavaliere: Giuseppe Spinelli (81 anni), Salvatore Sciascia (80), Giuseppino Scabini (75) e il «ragazzo» Marco Sirtori (57).

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