skip to Main Content

Tim Open Fiber

Ecco tutti gli scazzi fra governo, Tim, Cdp e Open Fiber sulla rete

Tensioni a fior di pelle dopo la tosta intervista di Gubitosi (Tim) a Repubblica. Il governo con Patuanelli (con toni ben poco istituzionali) dice no al controllo della rete unica da parte di Tim. Open Fiber replica a Gubitosi. E gli analisti individuano i veri nodi del contendere. Fatti e approfondimenti

Non esiste l’ipotesi che Tim scenda sotto il 50,1%” e “non avrebbe senso” nemmeno essere in maggioranza nel capitale ma in minoranza in cda: “Si può invece pensare a correttivi di governance, come maggioranze qualificate per alcune decisioni”. Queste parole oggi dell’amministratore delegato di Tim, Luigi Gubitosi, che di fatto ha ribadito la posizione del gruppo ex Telecom Italia, ha mandato su tutte le furie il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli (M5s) che ha sibilato all’Ansa: “La rete unica la fa lo Stato”. Un siluro a 5 stelle che segue quello del fondatore del Movimento pentastellato Beppe Grillo, che nei giorni scorsi sul suo post non aveva lesinato critiche più o meno dirette a Tim.

Ecco la cronaca e le tensioni di giornata, con la posizione anche di Open Fiber e il report degli analisti di Equita.

CHE COSA HA DETTO GUBITOSI DI TIM.

Tim “darà la banda ultralarga a tutta Italia, con Open Fiber o senza. E manterrà la maggioranza di una società unica della rete, come è logico che sia. Siamo il candidato naturale a creare un’infrastruttura che risponda alle esigenze di digitalizzazione del Paese, ancora più forti dopo il blocco legato all’emergenza del Covid-19”. Lo ha detto Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Tim, in un’intervista oggi al quotidiano la Repubblica. “Essere connessi, oggi più che mai, significa anche salvaguardare la coesione sociale”, ha spiegato. Il consiglio Tim “delibererà sulla creazione di FiberCop, ossia la società della rete secondaria, e sull’ingresso in quella società di Fastweb e Kkr. Poi si valuterà se siamo arrivati ad una convergenza su come questa operazione possa confluire nel disegno più ampio di rete unica. Mi auguro si possa raggiungerla entro il 31 agosto. Ma in ogni caso saremo sempre disponibili, alle giuste condizioni, a trovare un’intesa anche dopo”, ha sottolineato il capo azienda dell’ex Telecom Italia. La rete unica “permetterebbe di sviluppare un’infrastruttura più efficiente e in grado di rispondere velocemente alle esigenze crescenti di digitalizzazione dell’Italia” e “offrirebbe importanti risparmi e sinergie”. Ma “nel pensare alla rete unica bisogna considerare che la rete Tim è tra le migliori in Europa”. Entro fine anno “avremo connesso il 75% della popolazione delle aree bianche, cioè quelle ancora senza banda larga, e il 90% della popolazione italiana. Ciò permetterà una significativa riduzione del “digital divide” e di non avere più cittadini di serie A e di serie B nella banda ultralarga”. Open Fiber “è in ritardo di tre anni nei suoi programmi di investimento” mentre Tim “ha dimostrato di rispettare gli impegni”. In caso di rete unica, la differenza di dimensioni “tra Tim e Open Fiber è un dato di fatto, quindi non esiste l’ipotesi che Tim scenda sotto il 50,1%” e “non avrebbe senso” nemmeno essere in maggioranza nel capitale ma in minoranza in cda: “Si può invece pensare a correttivi di governance, come maggioranze qualificate per alcune decisioni”. Tim è un’azienda infrastrutturale e “non abbiamo alcun interesse nel cedere la rete, che è il cuore di qualunque “incumbent”, e trasformarla in una mera partecipazione finanziaria”.

LA POSIZIONE DI PATUANELLI

“La rete unica la fa lo Stato”. Così il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli interpellato dall’Ansa sul dossier della rete dopo le dichiarazioni dell’a.d. di Tim Gubitosi che in un’intervista ha ribadito la volontà del gruppo di mantenere il controllo della gestione. Lo Stato, nelle parole di Patuanelli, non può che intendersi la Cassa depositi e prestiti (controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze), visto che la Cdp è azionista al 50% come Enel in Open Fiber ed è al 9,89% di Tim. Quindi le parole del ministro pentastellato significano che la Cdp prenderà in mano definitivamente il progetto Rete Unica? Di sicuro non tutti nel governo e nelle società interessate hanno apprezzato la reazione secca del grillino alla testa del dicastero dello Sviluppo economico. E l’invito da parte di Tim a Cdp di entrare a far parte – come un qualsiasi fondo di investimento – in FiberCop non ha avuto esito finora, secondo le indiscrezioni di Start.

LA REPLICA DI OPEN FIBER

Ma l’intervista di Gubitosi a Repubblica ha fatto imbestialire anche Open Fiber. “Riscontriamo l’ennesima intervista dell’amministratore delegato di Tim tutta incentrata a parlare (male) di un’altra società (Open Fiber). Al contempo, il dott. Gubitosi attribuisce ritardi ed inefficienze della sua società a gestioni precedenti, delle quali però non vuol parlare (e qui – stranamente – riemerge un britannico fair play)”. Con una nota Open Fiber replica ad un’intervista rilasciata oggi dall’amministratore delegato Luigi Gubitosi a la Repubblica. “Ci coglie il sospetto, senz’altro infondato, che Open Fiber sia un’ottima opportunità per non toccare temi scomodi di casa propria, che meriterebbero forse maggiore, analitica ed approfondita attenzione. Open Fiber non risponde dei suoi risultati e dei suoi conti al dott. Gubitosi ma ai suoi azionisti e al pool delle 14 primarie banche che la finanziano”, aggiunge la nota.

IL REPORT DI EQUITA

“Le posizioni di Tim sul tema della governance della rete unica sono ancora distanti da quelle espresse da Open Fiber per voce del presidente Bassanini, pur evidenziando alcune proposte che vanno nella direzione di offrire garanzie aggiuntive al governo sugli impegni di investimento”, sottolineano gli analisti di Equita, nel giorno in cui in Borsa il titolo Tim è stato in territorio negativo. “Rimane quindi incertezza al momento sulla fattibilità del progetto, anche se pensiamo che ci possano essere ancora spazi negoziali per trovare un’intesa”, aggiungono. Rispetto a FiberCop, il ceo di Tim ha confermato intende procedere con KKR il 31/8, senza chiudere all’idea di far confluire il progetto FiberCop in un più ampio progetto di rete unica da negoziare anche successivamente. Gli analisti giudicano “positivamente” il messaggio, “visto che si tratta di un progetto che ha senso finanziario e industriale e che non preclude sviluppi sulla rete unica”. Nell’intervista, Gubitosi chiarisce inoltre al governo che Tim non è disposta a bloccare i propri piani in attesa di una soluzione sulla rete unica. “Il rischio di uno scontro col Governo su questo progetto esiste – secondo Equita – ma ci sembrerebbe grave se il governo ostacolasse un progetto simile utilizzando per esempio il golden power in modo strumentale, nei confronti di un fondo infrastrutturale che entra in minoranza”, riferendosi alla mossa interlocutoria del governo sul fondo americano Kkr.

IL NODO STRATEGICO

Ma qual è il nodo vero? “Il tema è quello di non creare un nuovo monopolio. E di agevolare – come per le reti energetiche Snam e Terna – la divisione tra rete (che deve avere un principio pubblico di proprietà) e i servizi – dice un addetto ai lavori che segue il dossier –  Pertanto, allo stato,  l’ingresso di un fondo come Kkr in una società già in mano a soggetti stranieri (francesi) aumenterebbe solo la frammentazione e renderebbe ancora più ingestibile un problema sulla rete che l’Italia ereditato dalla privatizzazione esasperata di Tim”.

Back To Top