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Che cosa succede fra governo, Tim e Kkr sulla rete: mossa anti Vivendi?

Fatti, indiscrezioni e approfondimenti sul progetto di rete unica dopo il cda di Tim e l'offerta del fondo americano Kkr di fatto congelata dal governo (con un occhio, critico, all'azionista forte Vivendi).

 

Il governo stoppa l’operazione di Tim per l’ingresso del fondo americano Kkr nella società Fiberco costituita dall’ex Telecom Italia con la rete secondaria (che va dalle centraline alle abitazioni).

Nella società entrerà anche tutta FlashFiber, joint per la cablatura di 29 città, con 80% Telecom e 20% Fastweb (quest’ultima avrebbe circa il 4,5% del capitale della società della rete).

In sostanza ieri Tim ha rimandato a fine agosto la decisione definitiva sul progetto Fiberco con il fondo americano Kkr, dando mandato all’ad, Luigi Gubitosi, di partecipare ai lavori che il governo intende far partire nelle prossime ore per la realizzazione della rete unica fra Tim e Open Fiber.

Resta comunque valido, anche se suscettibile di modifiche e integrazioni, il progetto di separazione della rete secondaria (incluso l’80% detenuta da Tim in Flash Fiber) e la partnership con Kkr Infrastructure e Fastweb (FiberCop).

LA RICOSTRUZIONE DI START

Ma l’azione dell’esecutivo – secondo la ricostruzione di Start Magazine – ha una connotazione anti francese: “I francesi Vivendi (che hanno il 23,94% di Tim, ndr) non possono essere padroni di fatto di una rete critica e strategica per l’Italia”, dice un addetto ai lavori al corrente del dossier, anche in considerazione che del gruppo Tim fa parte la società dei cavi sottomarini da cui passano le comunicazioni (Telecom Italia Sparkle).

LE RASSICURAZIONI GOVERNATIVE AGLI USA

Tanto che il governo contemporaneamente ha voluto rassicurare l’ambasciata Usa sulla mossa decisa ieri.

L’OFFERTA DI KKR

Nel dettaglio l’offerta del fondo americano, che il cda di Tim ieri ha apprezzato, è pari a 1,8 miliardi di euro per l’acquisto del 37,5% di FiberCop, “sulla base di un enterprise value di circa 7,7 miliardi di euro (equity value 4,7 miliardi di euro)”, precisa una nota di Tim. Tra l’altro l’operazione con Kkr avrà un beneficio per l’indebitamento di Tim: nel primo semestre del 2021 è attesa un’ulteriore riduzione del debito da 1,8 miliardi legata all’operazione con Kkr sulla rete, ha sottolineato il numero uno del gruppo, Gubitosi, parlando con gli analisti: in 20 mesi Tim ha raggiunto un taglio del debito da 3,8 miliardi di euro, in particolare il deleverage legato all’operazione Inwit è stato di circa 2 miliardi di euro. “Si tratta della riduzione più alta da quando sono l’amministratore delegato”, ha commentato Gubitosi.

CHE COSA E’ SUCCESSO NEL CDA DI TIM

Prima di avviare la discussione nel consiglio di amministrazione, il presidente di Tim Salvatore Rossi ha ricevuto una lettera firmata dal ministro Roberto Gualtieri (Economia) e dal ministro Stefano Patuanelli (Sviluppo economico), che chiedevano di fatto di sospendere l’approvazione dell’accordo, dopo aver chiesto al fondo Kkr di rinviare la firma al 31 agosto.

LA LETTERA DI GUALTIERI E PATUANELLI

Nella lettera dei ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico – che “appare esercizio di applicazione estemporanea e informale del golden power governativo”, ha criticato Repubblica – si chiedeva di valutare “l’opportunità di valutare le modalità più adeguate per collocare l’operazione in questo più ampio contesto strategico, proseguendo, sin dalle prossime ore, le interlocuzioni con gli attori istituzionali e di mercato interessati che saranno da noi promosse”.

IL PROGETTO FIBERCOP

Eppure era tutto pronto, sottolinea oggi Repubblica: “Telecom (58%), Kkr (37,5%) e Fastweb (4,5%) avevano già siglato un accordo per dividersi il capitale di Fibercop, la società della rete dell’ex monopolista che dagli armadietti in strada entra nelle case degli italiani. Il progetto prevedeva di qui al 2025 di portare la fibra nelle aree nere e grigie del Paese per raggiungere il 56% delle abitazioni con la banda larga”. Fibercop, la newco per la rete secondaria di Tim che va dalle centraline alle abitazioni, “è stata progettata per essere il primo passo per arrivare alla rete singola, unica”, ha sottolineato Gubitosi.

LE PAROLE DI GUBITOSI

Atto insolito del governo? “Il cda ha lavorato benissimo nessuno dei membri ha percepito niente di insolito – ha risposto oggi agli analisti Gubitosi – Restiamo ai fatti, abbiamo apprezzato la lettera del governo, l’invito a discutere di una rete unica. Non l’ho percepito come un’interferenza ma come qualcosa di positivo

LE MIRE DEI MINISTRI

Il vero obiettivo della mossa dei ministri e della telefonata del premier Giuseppe Conte al capo azienda Luigi Gubitosi? “Un invito a mettere in stand-by l’operazione e a riprendere i colloqui con Cdp ed Enel sotto la regia del governo di cui il board di Tim ha preso atto assicurando che «parteciperà con entusiasmo ai lavori che il Governo intende far partire nelle prossime ore»”, ha chiosato il Corriere della Sera.

LE PROSSIME TAPPE PER TIM

Per Tim rifiutare un’offerta vincolante generosa (1,8 miliardi di incasso, e una valutazione debiti compresi di 7,7 miliardi) la esporrebbe al rischio di un’azione di responsabilità da parte dei soci di minoranza, ha aggiunto il quotidiano del gruppo Gedi: “Ma il cda, date le forze in campo, avrebbe votato a maggioranza per riaggiornarsi al prossimo 31 agosto (solo il consigliere indipendente Rocco Sabelli ha votato contro)”.

DOSSIER OPEN FIBER

Il governo a questo punto dovrebbe sollecitare Enel a trovare l’intesa con Cdp, che passerebbe per un’offerta concordata per rilevare il 50% di Open Fiber posseduto da Enel (invece di venderlo al fondo Maquarie) e conferirlo nella nuova società delle rete, in cui comunque avrà voce in capitolo anche Kkr (scenario che non fa fare salti di gioia a Cdp ed Enel).

LE IPOTESI

Potrebbe così uscire dallo stallo la trattativa con Enel (che detiene il 50% di OpenFiber, stessa quota detenuta anche da Cassa depositi e prestiti) con nuovi attori che potrebbero entrare in partita: nelle scorse settimane erano stati fatti i nomi di Sky, A2A, Poste e anche Invitalia, scrive l’Ansa.

LE INDISCREZIONI DI START

Ma se Gualtieri (Pd) e Patuanelli (M5s) hanno firmato la lettera al cda di Tim, le posizioni tra i due ministri e dunque tra Pd e Movimento 5 Stelle non sono collimanti su assetto e governance della futura società della rete, come svelato giorni fa da Start Magazine.

LE DIVISIONI NEL GOVERNO

Scrive oggi Repubblica: “Una parte del Pd, rappresentata oggi in particolar modo da Gualtieri, è convinta che la soluzione migliore per la rete unica sia quella che nasca e si sviluppi sotto la stessa Tim (come gradito ai sindacati), assorbendo Open Fiber nella rete Tim e portando di fatto l’infrastruttura nazionale sotto l’egida di un operatore privato, anche se proprio grazie alla fusione la quota della Cdp in Tim sarebbe destinata a salire almeno fino al 20%”.

IL RUOLO DEL MISE

Diverso l’approccio del Mise (compreso il sottosegretario democrat Gian Paolo Manzella, che ha la delega sulla banda larga) e del Movimento 5 Stelle, che non gradisce il controllo da parte di Tim della futura società della rete per garantire la terzietà della rete (scenario auspicato anche da Vodafone, WindTre e Sky). Come garantire la terzietà? Con una maggioranza relativa controllata da Cdp.

LA POSIZIONE DI GUBITOSI SULLA RETE

Ma Tim vuole il 51% della rete unica. Lo ha ribadito oggi il capo azienda di Tim, rispondendo a una domanda in conference call. L’obiettivo della rete unica è quello di essere “aperta, tutti gli operatori possono collaborare con noi” e bisognerà garantire “la totale parità di accesso e di trattamento”. Già il fatto di “creare un’azienda separata è una miglioria”, ha detto Gubitosi riferendosi a Fipercop. Noi – ha aggiunto – abbiamo un piano e facciamo in modo che Fibercop possa essere integrata fase per fase nella rete unica”. Quanto alla possibilità di chiudere il deal entro il 31 agosto, Gubitosi ha affermato che “ci farà piacere sedere a questo tavolo, ma non c’e’ garanzia che ci sarà il deal, che deve avere senso per noi. Credo che ciò che si può provare a fare è fissare principi e linea temporale di quello che accadrà in futuro”. La rete unica “di base è parte dei nostri piani, siamo convinti che sia un’ottima idea, a condizione che termini e condizioni siano in linea”. “Se tutti abbandonassero l’approccio ideologico – ha aggiunto Gubitosi – naturalmente si agirebbe nell’interesse nostro e del nostro Paese. La rete unica è la cosa migliore, il coinvestimento è un’opzione numero due a certa distanza”.

NODO FRANCESE

“Ma c’è il serio rischio di creare un nuovo monopolio – peraltro controllato dai francesi – se si lascia la proprietà della rete a un soggetto verticalmente integrato”, scandisce un esponente governativo.

Si vedrà.

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