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Russia bandita dal G7? Tutte le conseguenze per l’import di Usa, Uk, Germania e Italia

Biden ha detto che gli Stati Uniti e il resto del G7 (Italia inclusa) potrebbero togliere alla Russia lo status di "nazione più favorita" sul commercio. Ecco cosa significa e cosa potrebbe comportare per l'import dei Paesi occidentali

 

Venerdì 11 marzo il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto che il G7 – il gruppo che riunisce alcune delle economie più avanzate al mondo – potrebbe rimuovere la clausola di “nazione più favorita” alla Russia, come ritorsione per l’aggressione armata all’Ucraina.

Il G7, o Gruppo dei sette, è composto da Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti.

COS’È LA CLAUSOLA DI NAZIONE PIÙ FAVORITA

La clausola di nazione più favorita (most favoured nation) è uno status che i paesi dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) si riconoscono a vicenda al fine di promuovere scambi commerciali paritari. È, di fatto, un principio di non-discriminazione applicato al commercio, per esempio ai dazi, alle quote di importazione e alle barriere commerciali di vario tipo.

Nei confronti dei paesi che non fanno parte dell’OMC, come l’Iran o la Bielorussia, i membri possono applicare le politiche commerciali che vogliono senza incorrere in violazioni delle regole dell’organizzazione.

COSA COMPORTA LA SUA RIMOZIONE

Di per sé – come fa notare Reuters – la rimozione della clausola non modificherà i rapporti commerciali tra il G7 e la Russia. È però innanzitutto un segnale forte del fatto che Mosca non viene più considerata una partner “alla pari”, e potrebbe condurre all’imposizione di penalità su tutta una serie di beni esportati dalla Federazione russa: il danno per l’economia del paese, già in serie difficoltà e forse prossimo al default, sarebbe grave.

Privando la Russia dello status di most favoured nation, dunque, il G7 potrà formalmente aumentare i dazi all’importazione dei suoi prodotti, danneggiandone la competitività, e potrà imporre delle quote massime di acquisto di beni o metterli completamente al bando.

Il Canada, per esempio, ha annunciato la settimana scorsa che toglierà tale status alla Russia e alla Bielorussia (è alleata di Mosca, anche nell’invasione all’Ucraina) e applicherà una tariffa generale del 35 per cento su tutte le importazioni. L’unico paese che Ottawa già sottopone a un regime commerciale di questo tipo è la Corea del nord.

COSA FARÀ L’EUROPA?

La settimana scorsa gli Stati Uniti hanno già vietato le importazioni di petrolio, gas liquefatto e carbone russo, oltre ad aver introdotto meccanismi di controllo all’esportazione di tecnologie verso la Russia.

L’Unione europea non ha preso contromisure commerciali altrettanto dure perché molto dipendente da Mosca per le forniture energetiche. Aveva sì messo al bando circa il 70 per cento del commercio con la Bielorussia per il caso del dirottamento del volo Ryanair, ma prima di procedere in maniera simile verso la Russia sembra attendere la rimozione formale dello status di nazione più favorita.

LE CONSEGUENZE PER L’EUROPA E I PRODOTTI COLPITI

Tra i paesi del G7, il Regno Unito è quello che acquista la quota maggiore di esportazioni russe, in termini percentuali. Seguono la Germania, gli Stati Uniti e l’Italia; la Francia è molto meno esposta.

Il primato indiretto spetta però ai Paesi Bassi, in quanto membri dell’Unione europea, che è invitata permanente ai vertici del G7.

russia g7
Grafico via Quartz.

Al di là dei prodotti energetici come il gas naturale e il petrolio (che valgono la grande maggioranza delle importazioni totali), l’Unione europea acquista dalla Russia principalmente ferro, acciaio, rame, alluminio, argento e fertilizzanti.

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