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La Russia di Putin punta sulle criptovalute contro le sanzioni

La Russia ha approvato una legge per l'utilizzo delle criptovalute nel commercio internazionale (ma non in quello interno). Il Cremlino prova a eludere le sanzioni secondarie degli Stati Uniti, ma il successo della mossa è dubbio. Tutti i dettagli.

Martedì in Russia è stata approvata una legge per consentire alle aziende di utilizzare le criptovalute nel commercio internazionale. La legge dovrebbe entrare in vigore a settembre e, stando alla governatrice della banca centrale russa Elvira Nabiullina, le prime transazioni in criptovalute avverranno prima della fine dell’anno.

IL PIANO DELLA RUSSIA SULLE CRIPTOVALUTE

Attraverso le criptovalute, la Russia conta di eludere le sanzioni occidentali imposte dopo l’invasione dell’Ucraina e in particolare le cosiddette “sanzioni secondarie” imposte dagli Stati Uniti a dicembre, che colpiscono le banche di paesi terzi che gestiscono le transazioni con i soggetti russi sanzionati. Per effetto di queste sanzioni secondarie, Mosca sta riscontrando rallentamenti nei pagamenti provenienti da alcuni dei suoi principali soci commerciali come la Cina, l’India e gli Emirati Arabi Uniti per via della maggiore cautela degli istituti bancari di questi paesi.

COSA CAMBIA E COSA NO CON LA NUOVA LEGGE

La nuova legge prevede la creazione, da parte della banca centrale, di un’infrastruttura “sperimentale” per i pagamenti in criptovalute, di cui però non sono stati forniti dettagli. I pagamenti in criptovaluta rimangono comunque vietati all’interno della Russia: la stessa banca centrale considerava queste monete in rischio per la stabilità finanziaria e la sicurezza economica.

Secondo Anatoly Aksakov, presidente della commissione Finanze della Duma di stato (la camera bassa del parlamento russo), “in precedenza si temeva che la legalizzazione delle criptovalute potesse creare problemi allo sviluppo del mercato nazionale”, ma il loro utilizzo è “un fenomeno oggettivo e non può essere ignorato” dalla regolamentazione. Nei giorni scorsi anche il presidente della Russia, Vladimir Putin, ha chiesto al governo di “non perdere l’attimo” sulle criptovalute, che sono “sempre più utilizzate nel mondo come mezzo di pagamento negli accordi internazionali”.

Secondo la legge, le criptovalute verranno regolamentate allo stesso modo delle valute estere in Russia. Le transazioni saranno inoltre ristrette a quei soggetti in grado di “minare” da sé le criptovalute (cioè generare nuova moneta, da mining), una capacità limitata ad esempio alle grandi aziende, vista la potenza di calcolo necessaria e i grandi consumi energetici associati a quest’attività. La Russia concentra nei suoi confini l’11 per cento della capacità globale di mining, preceduta dal vicino Kazakistan (18 per cento) e dagli Stati Uniti (35 per cento).

COME VA L’ECONOMIA DELLA RUSSIA, SECONDO LA BANCA CENTRALE

La banca centrale ha fatto sapere che i ritardi nei pagamenti sono diventati un problema per l’economia russa, provocando un calo dell’8 per cento delle importazioni nel secondo trimestre del 2024. Come nota Reuters, nonostante i tentativi del Cremlino di sostituire le valute utilizzate nelle transazioni internazionali e di sviluppare un sistema di pagamenti alternativo con i paesi del gruppo BRICS, molti pagamenti continuano comunque a basarsi sul dollaro, sull’euro e sul sistema SWIFT.

Nabiullina ha dichiarato che “i rischi delle sanzioni secondarie sono aumentati. Rendono difficili i pagamenti per le importazioni, e questo riguarda un’ampia gamma di beni”. La governatrice ha anche aggiunto che i rallentamenti nei pagamenti hanno causato ritardi nell’approvvigionamento dei beni e un aumento dei costi.

LA REGOLAMENTAZIONE DEL MINING

Oltre a quella sull’uso delle criptovalute nelle transazioni internazionali, la Duma ha approvato anche una legge per regolamentare il mining.

A metà luglio Putin aveva dichiarato che la Russia potrebbe avere problemi di interruzioni di elettricità se non porrà sotto controllo il mining di criptovalute, e che pertanto andavano prese delle decisioni “sistemiche, al livello della legge federale”.

Si stima che il consumo energetico di tutti gli asset di criptovalute sia compreso tra lo 0,4 e lo 0,9 per cento del consumo annuale di elettricità a livello globale, ovvero 120-240 miliardi di kilowattora all’anno: è una quantità di energia superiore a quella utilizzata dai centri dati di tutto il mondo. L’estrazione di criptovalute vale oltre il 2 per cento dei consumi energetici degli Stati Uniti.

COSA FARANNO GLI STATI UNITI?

Non è scontato che la Russia riesca a eludere le sanzioni attraverso le criptovalute perché probabilmente gli Stati Uniti terranno sotto osservazione sia gli strumenti e i servizi utilizzati dai russi per trasferire moneta, sia le aziende coinvolte in queste operazioni.

A marzo, ad esempio, il dipartimento del Tesoro americano ha sanzionato tredici entità per aver aiutato Mosca ad aggirare le sanzioni attraverso sistemi tecnologico-finanziari per le valute virtuali.

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