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Quota 100

Riforma ammortizzatori sociali, cosa va (e cosa non va)

Nel documento del ministro del Lavoro, Andrea Orlando (Pd), con le linee generali della riforma degli ammortizzatori sociali si avverte molto la continuità con il progetto a cui stava lavorando l'ex ministro M5s, Nunzia Catalfo. Ecco perché

 

Oggi il ministro Andrea Orlando esaminerà con le organizzazioni sindacali il documento – contenente le linee generali della riforma degli ammortizzatori sociali – che Start magazine ha anticipato ieri.

Si tratta per ora di indicazioni di carattere generale sulle quali, però, sono state effettuate, in modo riservato, i relativi oneri. Vedremo se il ministro vorrà affrontare con i sindacati anche questo aspetto non certo secondario.

Nel documento, viene mantenuta (sia pure con confini più labili) la ripartizione stabilita dal decreto attuativo del Jobs act (dlgs n.22/2015) tra ammortizzatori in costanza e in assenza di rapporto di lavoro, le cui misure di tutela vengono estese a tutti i dipendenti.

Nella nuova proposta viene confermata la cancellazione della cassa in deroga, è prevista l’estensione della cassa integrazione ordinaria alle imprese non coperte da strumenti ordinari e che non aderiscono a fondi di solidarietà bilaterali.

È esteso il trattamento di cassa integrazione straordinaria che può essere chiesta anche per processi di transizione da parte di Pmi con meno di 15 dipendenti, e avrà due nuove causali: per prospettata cessazione d’attività e liquidazione giudiziaria.

Il contratto di solidarietà, potenziato nel suo utilizzo, è esteso ai datori che occupano fino a 15 dipendenti (viene abrogato l’assegno di solidarietà).

Anche per quanto riguarda i trattamenti per la disoccupazione (Naspi e Dis.col) è previsto un ampliamento ed un rafforzamento delle prestazioni; si riduce l’anzianità contributiva necessaria per accedervi, si posticipa la decorrenza del décalage e vengono adottate misure di maggior sostegno per i lavoratori più anziani.

Al di là delle singole proposte merita una particolare considerazione l’impostazione politica della riforma.

In primo luogo è discutibile la scelta di trasformare in misure di carattere strutturale quelle adottate in via di emergenza durante la crisi sanitaria.

In sostanza la c.d. copertura universale sostituisce la flessibilità della Cig in deroga, il cui impiego è stato di grande utilità sia nella crisi del 2008-2009 sia nei mesi devastati dal Covid-19 e dalle misure di contenimento (6,4 milioni sono i lavoratori che hanno usufruito dei diversi tipi di Cig).

Inoltre – anche se l’istituto viene confermato nel documento – l’estensione dell’intervento pubblico scoraggia la costituzione dei fondi di solidarietà bilaterali, il cui ruolo era stato immaginato proprio per dare una copertura ai settori sprovvisti di tutela.

Inoltre, vi sono i sintomi di un’invasione di campo da parte degli ammortizzatori in costanza di rapporto di lavoro rispetto a quelli che intervengono dopo la sua cessazione.

A segnalare questo straripamento sono le due nuove causali: prospettata cessazione dell’attività e liquidazione giudiziaria. Mentre le causali classiche (riorganizzazione, ristrutturazione, riconversione dell’azienda) presuppongono un’impresa che avvia processi di cambiamento e risanamento, alla fine dei quali essa rimane sul mercato con la medesima identità (e quindi si giustifica la continuità del rapporto di lavoro attraverso la Cigs per quei dipendenti che non dovessero finire in esubero) nelle due nuove causali si ha a che fare con una fase di transito verso la cessazione dell’attività, che pure sta nella prospettiva accertata comunemente.

A pensarci bene questa è il fondamento delle rivendicazioni avanzate nel pacchetto di imprese attualmente oggetto delle vertenze aperte; ovvero la possibilità di utilizzare le 13 settimane di cassa integrazione concesse negli ultimi provvedimenti allo scopo di evitare i licenziamenti.

Che questo sia l’impianto della riforma (tenere, il più a lungo possibile, legati i lavoratori all’azienda accompagnandola in costanza di rapporto fino alla certificazione del suo decesso) lo si comprende osservando quanto è contenuto nel paragrafo ‘’Il connubio tra ammortizzatori sociali e politiche attive del lavoro’’.

In sostanza la prospettiva sarebbe quella di avviare i processi di riconversione e formazione professionale prima di risolvere i rapporti di lavoro; il che al riparo della cig per prospettata cessazione dell’attività e avvalendosi del programma GOL (garanzia occupabilità nel lavoro).

Nel caso del lavoro autonomo il documento prevede l’estensione del programma GOL ai lavoratori autonomi che chiudono la partita Iva e l’estensione delle normative sull’equo compenso per i liberi professionisti, che si aggiungono alle misure di protezione sociale già previste (maternità, ecc.).

In conclusione si avverte molto la continuità con il progetto a cui stava lavorando il ministro Nunzia Catalfo.

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