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Tecnomeccanica

Ma Repubblica ci prende in giro su Marelli?

La Repubblica controllata da Exor-Elkann pubblica un articolo tosto sulla vendita di Magneti Marelli. Il quotidiano di Molinari prova a recuperare un po' di credibilità (confinando il pezzo a pagina 17 di un inserto) o fa il paraculo? La lettera di Francis Walsingham

Caro direttore,

cosa vedono i miei occhi?

La Repubblica di Maurizio Molinari – o meglio: di Exor, attraverso il Gruppo Gedi – che critica Stellantis, e dunque gli Agnelli-Elkann, per lo smantellamento della Magneti Marelli?

Nell’inserto di Affari & Finanza di stamattina, a pagina 17, c’è un intervento di Patrizio Bianchi, economista di lungo corso ed ex-ministro dell’Istruzione, che critica la “nostra disattenta attenzione” alla vicenda della Magneti Marelli, storica azienda lombarda di componentistica per automobili, che nel 2018 l’allora Fiat Chrysler Automobiles (non ancora, per poco, Stellantis) vendette alla società giapponese CK Holdings, e dunque al fondo statunitense KKR che la controlla.

La “disattenta attenzione” di cui parla Bianchi sarà forse quella di Repubblica? Perché sulla chiusura del sito di Crevalcore e lo sgretolamento di un’importante realtà italiana, la testata diretta da Molinari – come ha detto bene Carlo Calenda, gliene do atto – non ha colpito duramente quanto avrebbe dovuto, credo: eppure stiamo parlando del secondo quotidiano italiano più diffuso e più letto; stiamo parlando del giornale di riferimento della sinistra; stiamo parlando di una vicenda enorme. Sarà mica che, come esistono i giornalisti più realisti del re, esistono anche i giornalisti più agnelli degli Agnelli?

Nella sua riflessione su Affari & Finanza, Bianchi elenca i numeri del declino dell’industria automobilistica europea e italiana (1,4 milioni di unità prodotte nel 2000 nel nostro paese; 400.000 unità nel 2021) e dell’ascesa della Cina sui veicoli elettrici. Ma soprattutto dice che “disporre sul territorio di forti presidi produttivi e di ricerca impegnati nella trasformazione dell’industria dell’auto vuol dire essere oggi sul fronte di processi di cambiamento, che coinvolgono il futuro dell’intera industria”.

Secondo Bianchi, è “pericolosissimo essere fuori dal settore che più di ogni altro contribuisce alla penetrazione dei cambiamenti strutturali in ogni spazio della produzione […] Per questo”, prosegue, “il rischio di chiusura della Marelli, così come la paventata vendita di Comau, ci interrogano su quale futuro industriale si prospetta per il nostro Paese”.

Comau, per chi non se la ricordasse, è un’azienda torinese di automazione industriale interamente controllata dal gruppo automobilistico Stellantis, ma ancora per poco: la casa automobilistica ha intenzione di procedere allo spin-off, come leggevo qualche giorno fa qui su Startmag. Non parliamo di un’azienda di giocattoli, con tutto il rispetto, ma di tecnologie industriali avanzate. La Fim-Cisl ha chiesto al governo di valutare l’utilizzo del golden power a tutela di Comau. In effetti, se il golden power è stato utilizzato per Pirelli, che fa pneumatici, allora…

Se perdiamo Marelli e se perdiamo Comau, perdiamo capacità manifatturiera avanzata in una filiera rilevantissima. Anzi, per dirla come l’economista prodiano Bianchi, perdiamo “presidi di competenza che risultano cruciali in una così difficile transizione, di cui non abbiamo ben chiaro quale sia il punto di arrivo”.

Caro direttore, a questo punto mi chiedo: la scelta di ospitare la sferzata di Bianchi è un modo per garantire la pluralità di voci, o è soltanto paraculismo dopo tanto – colpevole – silenzio?

Un caro saluto,

Francis Walsingham

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