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Quali marchi di Kering non vanno più tanto di moda?

Nel 2024 le vendite di Kering, il secondo gruppo del lusso al mondo dopo Lvmh, sono diminuite del 12% e l'utile del 62%. Cosa succede ai suoi principali marchi Gucci, Yves Saint Laurent e Bottega Veneta? Fatti, numeri e commenti

 

Vendite (ancora) in calo per Kering, il secondo gruppo del lusso al mondo dopo Lvmh. Pesano l’andamento di Gucci, rimasto senza un direttore creativo a meno di tre settimane dalla Milano Fashion Week, ma anche i risultati di altri marchi. E, come sempre, la scarsa domanda da parte del mercato cinese.

2024 AMARO (COME PREVISTO)

Kering ha chiuso il 2024 con un utile netto di 1,13 miliardi di euro, in calo del 62% su base annua e ricavi pari a 17,19 miliardi, in flessione del 12%. I risultati, tuttavia, sono in linea con le aspettative degli analisti.

I RISULTATI DI GUCCI, SAINT LAURENT E BOTTEGA VENETA

Per l’anno che si è da poco concluso, i ricavi di Gucci, che rappresenta quasi due terzi degli utili di Kering, sono stati pari a 7,7 miliardi di euro, con un calo del 23% in termini di fatturato e del 21% su base comparabile. Le vendite delle boutique a gestione diretta, che rappresentano il 91% del totale, sono diminuite del 21% su base comparabile e quelle all’ingrosso del 28%.

Anche i ricavi di Yves Saint Laurent per il 2024 sono stati pari a 2,9 miliardi di euro, con un calo del 9% sia a livello di dati riportati che su base comparabile. Le vendite delle boutique a gestione diretta sono diminuite del 7%, mentre i ricavi del settore wholesale sono scesi del 25%, entrambi su base comparabile.

Bene, invece, Bottega Veneta, i cui ricavi nel 2024 sono stati pari a 1,7 miliardi di euro, con una crescita del 4% su base consolidata e del 6% su base comparabile. Le vendite della rete di negozi a gestione diretta sono aumentate del 10%, mentre i ricavi wholesale sono diminuiti del 15%, entrambi su base comparabile.

PREVISIONI NON TROPPO ROSEE

Per il 2025 Francois-Henri Pinault, amministratore delegato di Kering, ha dichiarato di non aspettarsi un miglioramento della domanda cinese, affievolendo le speranze di una ripresa di Gucci, marchio per il quale, dopo la rottura con lo stilista Sabato De Sarno, si attende di sapere chi gli succederà.

Il commento, scriveva ieri Bloomberg, “ha fatto perdere il controllo alle azioni di Kering, che si erano impennate dopo che i risultati finanziari della società avevano incoraggiato alcuni investitori a scommettere che il peggio fosse passato”. Negli ultimi 12 mesi il titolo è sceso circa del 40%.

Per contenere le spese, la direttrice finanziaria Armelle Poulou ha detto che Kering sta attuando un congelamento del personale e una riduzioni dei costi della catena di approvvigionamento. Ha inoltre ribadito che il gruppo ha in programma altre operazioni con i fondi per ridurre la sua esposizione agli asset immobiliari e abbassare il debito, dopo aver venduto il mese scorso una quota di alcune delle sue partecipazioni immobiliari parigine alla società francese di private equity Ardian.

I COMMENTI DEGLI ANALISTI

“Riteniamo che il peggio sia ormai alle spalle, anche se i tempi per un potenziale reset restano al momento poco chiari”, ha scritto in una nota Piral Dadhania, analista di Rbc Capital Markets, aggiungendo che i risultati di ieri potrebbero rassicurare gli investitori sul fatto che ‘le tendenze sono in modesto miglioramento a fronte di un sentiment basso’.

E per Luca Solca, analista di Bernstein, “l’andamento degli utili operativi è migliore del previsto praticamente per tutti i marchi. Tuttavia, il calo assoluto rispetto al 2023 è impressionante”.

Meno rassicuranti le previsioni su Gucci: “Gucci ha in mano carte piuttosto sfavorevoli: è molto esposto alla Cina, ha clienti con reddito medio e un marchio che è in declino da 3-4 anni”, ha detto l’analista di Barclays Carole Madjo, secondo cui “la priorità assoluta [del marchio] dovrebbe essere quella di rendere il marchio più popolare e di nuovo alla moda”.

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