Proseguono le difficoltà di Kering. Così come quelle del suo brand Gucci. Se anche Lvmh, regina delle multinazionali del lusso, è stata contagiata dall’incertezza del futuro, non stupisce che i ricavi della sua rivale siano in calo.
E questa mattina le azioni di Kering quotate a Parigi “hanno subito un brusco calo nei primi scambi”, scendendo del 7,7% a 277,45 euro, “in un mercato azionario ampiamente debole, toccando il livello più basso dall’agosto 2017”.
I CLIENTI CINESE FANNO SOFFRIRE ANCHE KERING
Kering, che oltre a Gucci possiede anche altri brand di lusso tra cui Saint Laurent, Balenciaga, Alexander McQueen, Bottega Veneta, Boucheron, Brioni, Pomellato, ha registrato un calo delle vendite del secondo trimestre superiore a quanto atteso e ha previsto un secondo semestre debole. Insieme al rilancio di Gucci, la multinazionale sta infatti affrontando una domanda debole da parte degli acquirenti cinesi, che pesa su tutto il settore.
Secondo quanto dichiarato dalla direttrice finanziaria Armelle Poulou, i ricavi del gruppo provenienti dai consumatori cinesi, sia in patria che all’estero, sono scesi del 25% nel trimestre. E nonostante l’aumento dei ricavi in Giappone, le vendite in Asia sono scese del 25% nel secondo trimestre, con forti cali a Hong Kong e Macao.
IL SECONDO TRIMESTRE 2024 DI KERING IN NUMERI
Nel secondo trimestre, le vendite del gruppo francese sono scese a 4,5 miliardi di euro, con un calo dell’11% su base organica, che esclude gli effetti valutari e le acquisizioni. Il dato, riferisce Reuters, è stato inferiore alle attese degli analisti che prevedevano un calo del 9%, secondo Visible Alpha.
Il gruppo ha infatti dichiarato che l’utile operativo del secondo semestre potrebbe scendere di circa il 30%, dopo il calo del 42% del primo semestre a 1,6 miliardi di euro: “C’è stato un deterioramento delle tendenze di giugno che finora stanno persistendo a luglio”, ha spiegato agli analisti il vicedirettore generale Jean-Marc Duplaix.
Tuttavia, Poulou ha detto ai giornalisti che “la previsione di un calo minore dell’utile operativo nel secondo semestre rispetto agli ultimi sei mesi si basa su un graduale miglioramento dei ricavi, in particolare per Gucci”.
GUCCI NON DECOLLA
La rottura con il direttore creativo Alessandro Michele, sostituito con il più minimalista Sabato de Sarno, doveva rinnovare Gucci in modo da soddisfare i clienti più ricchi, che sono anche quelli più immuni ai venti economici. Tuttavia le vendite del brand che rappresenta la metà delle vendite del gruppo e due terzi degli utili sono scese del 19% nel trimestre, senza alcun miglioramento rispetto ai primi tre mesi e al di sotto delle attese degli analisti, che prevedevano un calo del 16%.
Ma nonostante secondo Poulou il progetto stia prendendo il via, restano le difficoltà legate alla flessione del mercato globale del lusso. Gucci infatti, tradizionalmente adorato in Cina, ha registrato un netto calo nell’area Asia-Pacifico, ma a Pechino pesano come macigni la crisi immobiliare e un alto tasso di disoccupazione giovanile.
Per gli analisti di UBS ci vorrà più tempo prima che Gucci torni a crescere e hanno tagliato le loro stime di vendita per il 2024 del 3%, dopo aver abbassato le previsioni di vendita organica del quarto trimestre a un calo del 7%, rispetto alle precedenti aspettative di un aumento del 2%.
PREVISIONI OSCURE PER IL LUSSO
“Gli investitori sono preoccupati per la mancanza di visibilità del settore del lusso nei prossimi mesi, al di là dell’attenuazione dei dati comparativi – scrive Reuters -. L’appetito in Cina è una delle principali preoccupazioni, dato che il rimbalzo della Cina dopo la pandemia si è affievolito un anno fa”.
Inoltre, stando all’agenzia di stampa, le 10 principali aziende del lusso dell’indice europeo STOXX 600 hanno perso 230 miliardi di euro di valore di mercato da marzo.
Infine, per gli analisti di JPMorgan, sebbene il rapporto di Kering abbia aggiunto “una lettura incrementale limitata al resto del settore”, esso “conferma sicuramente che le tendenze rimangono difficili per il settore nel suo complesso, e in particolare per le storie di turnaround in via di realizzazione”.